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Editoria: ora il digitale è alleato della carta

In crescita le acquisizioni di portali e social network specializzati da parte delle case editrici a caccia di new business. Mondadori spinge
sull’innovazione e si compra Anobii

Pubblicato il 10 Apr 2014

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L’editoria tradizionale è sempre più interessata allo shopping tra realtà imprenditoriali innovative e startup digitali. Di recente Mondadori ha acquisito Anobii, il social network che permette agli utenti di collocare sugli scaffali virtuali i propri libri preferiti, individuarne altri con l’aiuto della community e condividerli con i frequentatori della piattaforma. Piattaforma che in tutto il mondo vanta oltre un milione di iscritti e in Italia ha il suo nucleo più forte con oltre 300mila persone registrate.
Nato come startup nel 2006 a Hong Kong da un’idea di Greg Sung, Anobii – da anobium punctatum, il tarlo della carta – è tradotto in 15 lingue e ha in catalogo 40 milioni di libri.

Per anni è stata la piattaforma di social reading più popolare del pianeta, poi intorno al 2010 alcuni bug e malfunzionamenti le hanno fatto perdere diversi utenti a favore di altri siti come Goodreads e Zazie. Contemporaneamente la società è stata rilevata da un’azienda britannica e dalle case editrici Harper Collins, Penguin e Random House.
Per il gruppo di Segrate, che di recente ha stretto una collaborazione con Kobo (società che vende e-reader ed e-book), si tratta di un ulteriore passo avanti sul terreno dell’innovazione. Dal quartiere generale della Mondadori specificano che il contributo di Anobii al gruppo editoriale controllato da Fininvest non riguarderà tanto la diffusione dei libri digitali. A interessarlo sono soprattutto le informazioni contenute nel social network: gusti, tendenze, dati sensibili legati all’anagrafe dei lettori.
Una possibilità, sostengono, per individuare in anticipo le mode e i trend relativi agli appassionati di libri. “L’idea di fondo – spiega Edoardo Brugnatelli, responsabile per Mondadori del progetto Anobii – è avere un luogo dove ascoltare quello che pensano dei libri i lettori, i nostri più importanti partner insieme agli autori. Questo ci aiuterà ad orientarci meglio nelle scelte di pubblicazione ma non solo”.

L’interesse dell’editoria brick and mortar nei confronti delle startup innovative è confermata da un’altra notizia: per la prima volta, al Salone Internazionale del libro di Torino in programma dall’8 al 12 maggio, ci sarà un’area interamente dedicata a dieci startup selezionate attraverso un bando internazionale per la loro offerta di contenuti innovativi relativi ai prodotti editoriali.
Non si tratterà dei soliti e-book, ma di proposte che vanno oltre. Per il momento sul tavolo dei giurati ci sono una settantina di proposte, da cui emergeranno le dieci vincenti. Tra i progetti spiccano piattaforme di selfpublishing che permettono la creazione di app ed e-book interattivi, ovvero di scrivere e condividere storie, mettendo in collegamento diretto lettori e scrittori. Altri hanno proposto sistemi che indirizzano le scelte dell’utente e che aiutano ad aggregare i contenuti. Altri ancora hanno presentato riviste che nascono da una doppia esigenza, quella fisica e quella digitale, e che combinano il racconto con la tecnologia per creare un’esperienza interattiva con l’utente. La maggior parte delle candidature è arrivata dall’Italia, altre da Spagna, Francia e Israele.

Il bando, scaduto pochi giorni fa, era riservato a startup digitali nate dopo il primo gennaio 2011 che operano in ambito editoriale e che lavorano per una nuova fruizione dei contenuti.

Il progetto sarà ospitato nel Padiglione 2 di Lingotto fiere all’interno di “Book to the future”, spazio interattivo del Salone che nelle ultime edizioni ha visto la partecipazione dei più importanti player dell’editoria hi-tech. Le aziende selezionate potranno usufruire di un palinsesto di incontri business to business preorganizzati con società di venture capital e con business angel italiani e internazionali. Gli incontri saranno strutturati seguendo la logica degli speed date, della durata di 5 minuti l’uno.
“Il fermento nel settore è visibile e concreto ma a livello nazionale l’editoria manca di slancio verso le tecnologie digitali, sia per i ritardi strutturali sia per la mancanza di un supporto economico all’innovazione e per una cultura digitale povera e poco diffusa” commenta Stefano Saladino, presidente di Luoghi di Relazione, associazione ideatrice ed organizzatrice del Digital Festival che collabora con il Salone del Libro per questa specifica iniziativa. “È proprio per stimolare la creatività – aggiunge Saladino – che è importante far incontrare le startup, simbolo di un approccio creativo al settore in cui operano, con gli editori, così da stimolare il cambiamento e cambiare finalmente visione”.

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