L'OSSERVATORIO POLIMI

Edtech, in Italia giro d’affari da 2,8 miliardi: vola il business dei software per l’education

Cresce del 26% il fatturato delle aziende che offrono soluzioni a supporto della formazione. E il 40% del budget si orienta sul digital learning. In aumento anche gli investimenti del venture capital nelle startup: +137,5%. Sprint dalla gamification

Pubblicato il 21 Nov 2023

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Le imprese e le scuole italiane fanno formazione sempre più col supporto delle nuove tecnologie digitali, con un interesse che cresce in maniera trasversale nelle aziende pubbliche e private, negli istituti scolastici e nelle università. In particolare, le aziende italiane nel 2022 hanno dedicato il 40% dell’intero budget della formazione a forme di digital learning, per una media di circa 480mila euro per organizzazione: il canale del digitale è quello più utilizzato per erogare contenuti formativi e supera, seppur di poco, la tradizionale lezione d’aula.

Il fatturato delle aziende che forniscono tecnologie a supporto della formazione si attesta nel 2022 a circa 2,8 miliardi di euro (+26% rispetto al 2021). La maggior parte delle aziende offre soluzioni software (75%) in ambito educativo e i più grandi mercati di riferimento sono le scuole (54%) e le aziende (54%). 

È quanto rivelano i dati presentati dall’Osservatorio EdTech della School of Management del Politecnico di Milano, giunto alla seconda edizione, in occasione del convegno Lo stato dell’Edtech in Italia: le sfide della formazione tra capacità umane e artificiali”. L’edizione 2023 dell’Osservatorio EdTech è realizzata in collaborazione con Docebo, Eni, Fondazione per la Scuola, Gility e Iqc-Italian quality company.

La formazione corporate in Italia

Il digitale ricopre un ruolo chiave per abilitare una trasformazione dei percorsi di formazione aziendali. Il trend di investimento in EdTech per il 2023 è previsto dalle aziende italiane in crescita del 4,9%. Il digitale viene utilizzato principalmente a supporto della formazione obbligatoria, inclusi i temi legati alla sicurezza sul lavoro, e della formazione linguistica. Questi sono anche gli ambiti su cui il canale digitale si rivela più efficace.

“La flessibilità nell’erogare e fruire della formazione nei tempi e luoghi più adatti, la possibilità di coinvolgere un numero maggiore di utenti e l’efficienza, data dal contenimento dei costi e dall’ottimizzazione dei tempi, sono i maggiori benefici derivanti dall’adozione di soluzioni tecnologiche a supporto della formazione” conclude Tommaso Agasisti, Responsabile scientifico dell’Osservatorio EdTech. “La principale sfida da vincere è, invece, culturale e legata alla scarsa cultura digitale dell’organizzazione e la resistenza da parte delle persone. Per rendere la formazione più efficace grazie alla leva del digitale è necessario riprogettare in maniera strategica l’intero processo, sperimentare gli strumenti più adatti per l’apprendimento dello specifico contenuto formativo e coinvolgere le persone, in primis i formatori, in questo cambiamento”.

Il mercato nel mondo vale 142 miliardi 

Il fatturato globale delle aziende che offrono soluzioni hardware e software a supporto della formazione raggiungerà nel 2023 un valore stimato di 142 miliardi di dollari, registrando una crescita del 15,4%, mentre di qui al 2030 il tasso medio annuo di incremento sarà del 13,6%  (fonte: Grand View Research). Il 40% del mercato riguarda il segmento delle scuole primarie e secondarie trainato dalla crescente adozione del digitale a supporto della didattica. La fetta più grande del fatturato appartiene ai prodotti hardware (41% del totale), che predominano su soluzioni software e di contenuti.

A livello geografico, il mercato principale è quello del Nord Americano, con il 36% del fatturato globale. Tuttavia, le prospettive di crescita più significative a breve e medio termine sembrano emergere dall’area Asia-Pacifico.

In Europa i mercati più grandi e consolidati sono il Regno Unito, la Francia e la Germania, sebbene negli ultimi anni sia stata registrata una buona crescita nel mercato spagnolo e italiano (fonte: HolonIQ).

Il venture capital nell’EdTech: in Italia +137%

Nel mondo, gli investimenti dei venture capitalist nel settore EdTech, dopo il boom nel biennio 2020-2021, si sono quasi dimezzati: da 20,8 miliardi di dollari nel 2021 a 10,6 miliardi nel 2022 (fonte: HolonIQ), un numero che va comunque letto anche alla luce della riduzione globale degli investimenti Vc (-35%  rispetto al 2021). L’Italia si distingue come uno dei pochi Paesi in cui gli investimenti dei venture capitalist nel settore EdTech sono aumentati (+137,5% rispetto al 2021), sebbene questo sia anche riconducibile a un inferiore livello di partenza (fonte: TechCrunch).

Tra i trend che emergono dalle nuove startup del settore in Italia, la “gamification” dell’esperienza educativa risulta predominante, abbracciando non solo l’ambito didattico in scuole e università, ma anche i processi di formazione aziendali.

La formazione scolastica e universitaria in Italia

Il 97% delle scuole intervistate dall’Osservatorio del Polimi ha dichiarato di aver presentato una o più progettualità negli ultimi 3 anni per la ricezione di finanziamenti volti a favorire l’innovazione tecnologica (in particolare nell’ambito del Pnrr). Tuttavia, molte di loro hanno riscontrato difficoltà nell’accesso ai fondi, complessità burocratica legata alla comprensione dei requisiti richiesti e mancanza di competenze per la loro corretta gestione (72%). Sono degli ostacoli anche le tempistiche ristrette (59%) e la scarsità di personale per seguire il progetto (51%). Solamente il 10% delle scuole non ha riscontrato criticità.

“Oggi la sfida principale è quella di procedere velocemente nell’attuazione dei percorsi formativi. Per il 59% delle scuole coinvolte nell’indagine, almeno la metà dei docenti non si sente a proprio agio nell’utilizzo delle nuove tecnologie. Eppure, il 90% degli istituti ha già attivato percorsi di formazione ai docenti per l’utilizzo degli strumenti digitali a disposizione della scuola”, dichiara Martina Mauri, direttrice dell’Osservatorio EdTech. “Questo è il segnale di come oggi la formazione del personale scolastico sia poco efficace. Le decisioni in merito sono demandate alle singole scuole, senza coordinamento regionale e linee guida che indichino le priorità formative. Appare urgente, in questa direzione, che il Ministero dell’istruzione e del merito (anche attraverso il nuovo Piano nazionale scuola digitale) fornisca suggerimenti metodologici ed operativi alle istituzioni scolastiche”.

I vantaggi legati all’adozione di soluzioni digitali per la didattica riguardano il maggior coinvolgimento degli studenti (78%), l’inclusione di ragazzi più introversi e/o con bisogni particolari (68%) e l’aumento dell’efficacia (50%).

Il periodo pandemico ha favorito l’adozione di strumenti digitali anche nelle università. Oggi, in media il 5,6% del budget di ateneo è destinato alla trasformazione digitale, e il 57% delle università ha aumentato gli investimenti in queste iniziative rispetto al 2022. La maggior parte degli atenei offre una buona percentuale di corsi di studio in presenza supportati da strumenti digitali (96%), come piattaforme Lms, oppure permette di fruire della registrazione delle lezioni (50%). In merito agli strumenti più innovativi, quelli maggiormente diffusi sono gli open badge (58%), i sistemi di gamification (46%) e di realtà virtuale e/o aumentata (31%).

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