L'APPROFONDIMENTO

Educazione finanziaria, donne in ritardo. Stem risorsa strategica

Il gender gap è determinato da una forte leva culturale che ha allontanato l’universo femminile dal mondo economico. Serve investire in creatività e innovazione per invertire il trend. Via al progetto “Finance is Cool” di GammaDonna

Pubblicato il 11 Feb 2022

Fabiola Stuppi

Digital Communication Specialist, GammaDonna e Valentina Communication

woman-digitale-donne-donna-tech

Molteplici studi hanno evidenziato come in Italia l’alfabetizzazione finanziaria sia molto carente, soprattutto tra i giovani e tra le donne. Una ricerca OECD del 2020 posiziona, infatti, l’Italia in fondo alla classifica europea degli alfabetizzati finanziari, collocandola alla 25° posizione, davanti solo a Malta. Una seconda indagine sull’Alfabetizzazione e le Competenze Finanziarie degli Italiani, condotta dalla Banca d’Italia nel gennaio-febbraio 2020, ha confermato la posizione di ritardo dell’Italia nei confronti degli altri Paesi internazionali, nonostante un miglioramento delle conoscenze finanziarie rispetto al 2017. La competenza finanziaria si differenzia nella popolazione a seconda del livello di istruzione genere, dell’età e della localizzazione geografica degli intervistati.

A fronte di queste ricerche, si può senza dubbio affermare che In Italia l’educazione finanziaria sia carente sin dalla scuola: tra gli studenti, infatti, uno su cinque non possiede le competenze minime di base per prendere decisioni finanziarie responsabili, carenza che aumenta tra i giovani under 35 con bassi livelli di istruzione. Tuttavia, la mancanza di una solida educazione finanziaria all’interno del piano formativo scolastico non è dannosa solo per i giovani, ma anche per le donne. Infatti, la disparità di genere, quando si parla di finanza, è un problema vivo e presente soprattutto nel nostro Paese. L’indagine condotta dalla Banca d’Italia all’inizio del 2020 sul livello di alfabetizzazione finanziaria degli italiani adulti conferma l’esistenza, nel nostro Paese più che in altri, di un significativo divario di genere.

Un gender gap, quindi, dovuto alla scarsa formazione scolastica ma anche ad una forte leva culturale che ha sempre di più allontanato l’universo femminile dal mondo finanziario. Come ha affermato la Direttrice della School of Gender Economics Unitelma Sapienza, Azzurra Rinaldi, durante l’inaugurazione delle Business Class promosse dall’Associazione GammaDonna, le donne sono sempre state restìe a parlare o occuparsi di denaro, perché considerato un argomento non abbastanza adatto per essere trattato da una donna.

Nonostante, in famiglia siano quelle che si occupano di prendere le decisioni sulla gestione delle spese e dei consumi, le donne mostrano significative carenze finanziarie rispetto agli uomini che sono economicamente più consapevoli e più propensi all’investimento e all’uso dei molteplici strumenti finanziari. Un esempio significativo di questo divario è il fatto che tre donne su dieci, in Italia, non possiedono un proprio conto corrente, fenomeno dovuto al fatto che spesso le donne non abbiano un proprio reddito, oppure che siano più propense a farlo gestire al marito. E così, oltre che creare distanza con il mondo finanziario, si innescano altre conseguenze. Ad esempio, nel mondo del lavoro è stato stimato che solo il 12,5% delle donne negozia il proprio salario all’ingresso, contro il 52% degli uomini. Un atteggiamento che, allargato all’intera carriera, contribuisce notevolmente al rafforzamento del fenomeno del Gender Pay Gap, ovvero la differenza tra il salario annuale medio percepito dalle donne e quello percepito dagli uomini, ancora molto alta in Italia.

Oltre a ciò – come evidenziato nell’evento di inaugurazione delle Business Class da Milena Bardoni, Wealth Advisor di Banca Mediolanum – un ulteriore problema che deriva dalla scarsa educazione finanziaria del genere femminile viene riscontrato nel cosiddetto Credit Gap, ovvero una minore propensione al rischio da parte delle donne, e quindi una minore volontà nel richiedere prestiti e finanziamenti e, d’altra parte, anche una minore possibilità di accesso al credito personale o per la propria impresa. Infatti, dal II Rapporto Nazionale sull’Imprenditoria Femminile di Unioncamere, le imprese femminili non solo danno avvio alla propria impresa con meno capitale di partenza, ma anche nelle fasi successive di sviluppo, le imprenditrici sono poco propense a fare affidamento a prestiti e finanziamenti rispetto alle imprese maschili. Sempre gli stessi dati mostrano anche come le donne alla guida di aziende facciano più fatica ad accedere al credito, rivelando come ancora il mondo bancario e finanziario sia mosso da pregiudizi culturali rispetto al mondo femminile.

A fronte di tutte le problematiche evidenziate, è più che mai necessario concentrare le politiche sociali nella diffusione di una più forte educazione finanziaria. Con le opportunità messe in campo dalle risorse del PNRR rivolte anche alla nascita e allo sviluppo delle imprese, il rafforzamento delle competenze economiche

finanziarie rappresenta un obiettivo fondamentale da raggiungere per cambiare la prospettiva culturale del nostro Paese e combattere la disparità salariale tra donne e uomini e tra giovani e adulti.

Ed è su queste premesse che l’Associazione no-profit GammaDonna – che dal 2004 promuove la crescita del ruolo delle donne come imprenditrici per contribuire a uno sviluppo economico sostenibile e duraturo per il Paese – ha lanciato FINANCE is COOL, un percorso di Business Class focalizzato sulle opportunità che la finanza può offrire alle imprese, mettendo al centro le testimonianze di imprenditrici che, sfruttando gli strumenti finanziari, hanno guidato la crescita delle loro aziende con successo.

La finanza, infatti, come sostenuto da Milena Bardoni nell’intervista per Vanity Fair1 è “sempre e comunque al servizio dei grandi progetti di impresa: la crescita, l’internazionalizzazione, l’affermazione del brand, i passaggi generazionali, ecc. L’obiettivo di questo percorso è proprio questo: fornire alle imprenditrici ed agli imprenditori strumenti aggiuntivi che possano aiutarli nel realizzare i loro piani industriali”.

Un ciclo formativo, quindi, diviso in sei moduli in cui si parlerà di visione e pianificazione e in cui verranno forniti strumenti ed esempi su come affrontare fusioni e acquisizioni, moltiplicare il fatturato, quali strumenti e strategie mettere in campo per ottenere fondi pubblici o di Venture Capital e come affrontare la quotazione in Borsa.

La finanza, infatti, come sostenuto da Milena Bardoni nell’intervista per Vanity Fair è “sempre e comunque al servizio dei grandi progetti di impresa: la crescita, l’internazionalizzazione, l’affermazione del brand, i passaggi generazionali, ecc. L’obiettivo di questo percorso è proprio questo: fornire alle imprenditrici ed agli imprenditori strumenti aggiuntivi che possano aiutarli nel realizzare i loro piani industriali”.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati