STRATEGIE

Engineering, avanti tutta su mercati esteri e Pmi

Anche quest’anno l’azienda romana batte la crisi, forte di una strategia
di reinvestimento in sviluppo. Fari puntati su America Latina e Germania. Sul fronte interno si punta sui servizi cloud supportati dai datacenter
guidati dal polo di Pont Saint Martin

Pubblicato il 14 Ott 2013

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Internazionalizzazione e piccole-medie imprese: sono le due direttrici su cui Engineering, eccellenza del made in Italy tecnologico, punta per il proprio ulteriore sviluppo. Reinvestendo, ancora una volta, una parte consistente degli utili in azienda invece che distribuirli agli azionisti. “In 10 anni su 350 milioni di profitti ne abbiamo rimessi ben 300 nella società assegnandone solo 50 ai dividendi”, spiega Michele Cinaglia, presidente, fondatore e maggior azionista col 34,96%. “Anche i 100 milioni che abbiamo incassato dalla quotazione in Borsa nel dicembre 2010 sono stati tutti reinvestiti”.

È anche grazie a questa scelta di puntare sull’azienda piuttosto che sul portafoglio degli azionisti (“imprese povere-imprenditori ricchi” è un paradosso che ha minato troppe vicende del made in Italy) che ha consentito ad Engineering di godere di un lungo periodo di crescita: dai 182,7 milioni di fatturato del 2000 ai 770 milioni del 2012. Anche quest’anno l’azienda romana sembra riuscire a battere la crisi che continua a colpire l’economia italiana e l’IT in particolare. I numeri di metà anno parlano di un fatturato a 389,4 milioni (+6,6% sullo stesso periodo dell’anno precedente), un ebitda del 12% a 46,7 milioni (10,8% per 39,4 milioni), un margine di profitto del 10,6% (3,4%).

Oltre a una situazione di cassa assolutamente invidiabile: 30 milioni di euro di liquidità che potrebbe essere ancora più rilevante se la PA saldasse i suoi debiti in tempi più umani. “Verso la PA vantiamo crediti per 150 milioni. Il recente decreto pagamenti ha smosso un po’ la situazione ma le procedure per incassare sono ancora troppo farraginose”, spiega l’amministratore delegato Paolo Pandozy. “Una banca ci ha persino chiesto di prestargli i soldi”, rivela sorridente Cinaglia.
È ancora troppo presto per valutare le conseguenze dell’ingresso nel capitale, a fine luglio, della banca d’affari JP Morgan con un sonante 29,16% rilevato dalla famiglia Amodeo, storica coproprietaria di Engineering. “Per ora stiamo valutando la possibilità di sinergie con i loro asset IT in Paesi come la Turchia” spiega Pandozy mentre il presidente appare determinato a resistere ad eventuali sirene che venissero da quel fronte: “Preferisco rimanere, anche per dare stabilità e continuità all’azienda. Comunque, questo tipo di fondi investono in una società perché ci credono, restano alcuni anni e poi se ne vanno incassando la plusvalenza”.

Per la sua espansione internazionale Engineering continua a puntare in particolare sull’America Latina, già ora uno dei suoi punti di forza anche se, proprio di recente, è stata aperta una rappresentanza a Welmington nel Delaware per una possibile collaborazione con Fiat anche nel mercato americano.
Il passaggio di Telecom Italia, un importante cliente di Engineering, nell’orbita di Telefonica non preoccupa più di tanto Cinaglia: “La cosa importante è fare bene le cose ed essere competitivi. Noi lo siamo, in Italia come in America Latina. Quando Bnl, un altro nostro cliente importante, è stata acquisita da Bnp vi era chi temeva un contraccolpo negativo per noi. Invece, oggi vendiamo anche a Bnp in Francia”.

Fari puntati anche sulla Germania, in particolare dopo l’acquisizione di T-Systems da Deutsche Telecom. Proprio per questo è nato il “progetto Fritz”. L’idea è di sviluppare in Italia servizi e applicazioni tecnologiche per poi venderle in Germania. “Stiamo cercando di acquisire un’azienda tedesca che ci faccia da front end”, annuncia Cinaglia. È un po’ quello che fanno le imprese IT indiane quando vengono in Europa. “Ma i nostri costi e la nostra competitività non sono inferiori a loro. In più abbiamo la cultura europea”, risponde il presidente di Engineering.

Sul fronte interno, Cinaglia e Pandozy ribadiscono la decisione strategica di puntare sui servizi cloud, supportati da 6mila mq di datacenter “guidati” dal gioiello tecnologico di Pont Saint Martin. Oggi il mercato della PA e dei grandi gruppi, tradizionali clienti di Engineering, non sembra potere dare più di tanto in termini di crescita. Di qui l’attenzione spostata anche sulle Pmi, anche attraverso una partnership forte con Microsoft e una probabile prossima acquisizione di un’azienda italiana specializzata nell’Erp.

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