TELECOM ITALIA

Entra nel vivo la scissione di Telco. E intanto si fanno i conti in Brasile

Istruita la pratica di scioglimento della holding che detiene il 22,4% di Telecom Italia. Si va avanti con l’operazione sudamericana: gli analisti valutano in 7 miliardi le sinergie derivanti dall’integrazione Tim Brasil-Oi

Pubblicato il 28 Nov 2014

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Entra nel vivo la scissione di Telco, la holding a cui fa capo il 22,4% di Telecom Italia. Lo scrive Il Sole 24 Ore spiegando che dopo la delibera dello scorso giugno da parte die soci Generali, Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Telefonica che ha sancito lo scioglimento della società, nelle scorse settimane sarebbe stata istruita la vera e propria pratica.

Per essere operativa, la scissione è subordinata all’autorizzazione da parte dell’Antitrust brasiliana Cade, dell’Autorità regolamentare brasiliana Anatel e dell’Autorità argentina Cncd ma, secondo le prime stime, appare difficile che l’autorizzazione possa arrivare prima della fine dell’anno.

Le iniziali attese dei soci vedevano febbraio 2015 come stata possibile per avviare i lavori. Dalla scissione di Telco nasceranno 4 distinte società a cui faranno capo la quota azioni di Telecom Italia e il debito di competenza.

E mentre si prepara il break up di Telco, si iniziano a fare i conti delle possibili sinergie in Brasile. Una eventuale integrazione di Tim Brasil e Oi potrebbe generare sinergie per oltre 7 miliardi, più di quanto la Borsa prezza oggi il 67% di Tim Brasil detenuto da Telecom Italia.

Gli analisti, secondo Il Sole 24 Ore, hanno iniziato a fare i primi conti sui possibili benefici di una combinazione Oi-Tim, scoprendo che le sinergie estraibili nel giro di 3-5 anni sono di molto superiori a quanto si possa immaginare: 4,8 miliardi euro secondo Morgan Stanley, 7 miliardi per Jp Morgan. Il rovescio di questa cuccagna da 7 miliardi sono i rischi di esecuzione, operazione che dovrebbe essere portata avanti da un management competente sul fisso e sul mobile, con profonda conoscenza del mercato delle regole e delle regole brasiliane.

A detta degli esperti di Berenberg una vendita cash di Tim Brasil aumenterebbe il multiplo Ev/Ebitda a 7,5, che si tradurrebbe in un target delle ordinarie di 1,26 euro e delle risparmio di 1,01 euro mentre una fusione tra Tim Brasil e Oi, nei termini corretti e con eventuali cessioni e il 50% di sinergie, porterebbe ad un incremento di target a 1,18 euro per le ordinarie e a 0,95 euro per le risparmio.

Per gli analisti un merger Oi/Tim Brasil potrebbe generare importanti sinergie, pari a 12,8 mld di real brasiliani, senza impattare il leverage del gruppo Telecom Italia e senza richiedere un aumento di capitale. Berenberg, comunque, sospetta che le precondizioni imposte da Telecom per una possibile operazione (tra cui ad esempio la quota di controllo) ne renderebbero difficile la realizzazione. Per questo, gli esperti vedono poche chance di una fusione.

Gli analisti, in ogni caso, non escludono anche una possibile offerta da parte di Oi, Telefonica e America Movil per Tim Brasil. Tutte le principali parti in causa, proseguono da Berenberg, sembra che vogliano un deal e in caso di chiusura della vendita di Pt Portugal e Africatel, Oi potrebbe partecipare ad un’offerta per Tim Brasil. Telecom Italia, comunque, difficilmente valuterebbe offerta sotto i 9 mld di euro per il suo 67%. In tutto questo scenario, il broker nota che il business in Italia dovrebbe continuare a migliorare nel quarto trimestre dell’anno e anche il 2015.

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