Equo compenso, si riparte. Con l’insediamento del governo Renzi la gatta da pelare passa nelle mani del nuovo ministro della Cultura, Dario Franceschini a cui spetta decidere se aumentare o meno la tassa che i consumatori pagano sull’acquisto di device. A rilanciare sull’equo compenso è stata la Siae che ha inviato al ministro una petizione firmata da 500 artisti. Figure di primo piano tra cui spiccano, tra gli altri, Renzo Arbore, Pupi Avati, Claudio Baglioni, Andrea Bocelli, Paola Cortellesi, Roby Facchinetti, Luciano Ligabue e Carlo Verdone – oltre a Gino Paoli, presidente Siae – che all’unisono chiedono di difendere il “diritto di equo compenso per la copia privata”.
“I prodotti delle sempre più ricche multinazionali delle tecnologie vivono anche e soprattutto grazie ai contenuti creativi degli autori e degli artisti- si legge nella petizione – Purtroppo il decreto del ministero dei Beni culturali che fissa le tariffe dell’equo compenso, in vigore dal 2009, è scaduto nel 2012 e non è stato più adeguato ai cambiamenti tecnologici sopraggiunti nonostante la previsione di legge. Un ritardo insopportabile che rischia di emarginare ancora di più la produzione culturale italiana dal resto dell’Europa, e di togliere futuro e opportunità alle nuove generazioni di autori e artisti”. I firmatari chiedono che “il nuovo ministro dei Beni culturali approvi con la massima urgenza l’adeguamento dell’equo compenso per copia privata e che le nuove tariffe siano in linea con quei paesi europei, come Francia e Germania, che hanno attuato in questi anni politiche serie di sostegno e tutela della cultura nel pieno rispetto dello sviluppo tecnologico”.
Pronta la reazione di Altroconsumo. “Chi acquista musica e film legalmente da piattaforme online, paga già i diritti d’autore per poterne fruire e fare copie su un certo numero di supporti sulla base di una licenza”, dice l’associazione. Secondo Altroconsumo appare ingiusto che il cittadino debba pagare una tassa anche sui nuovi supporti digitali, trovandosi così un doppio balzello: a fronte dei 500 illustri autori e artisti noi abbiamo raccolto oltre 14 mila firme di persone ‘comuni’ che hanno supportato la nostra petizione”.
La tassa – la Siae preferisce definirla “rideterminazione dei compensi per copia privata” – secondo le tabelle provvisorie va da 5,20 euro per i nuovi smartphone e tablet, fino a toccare 40 euro per decoder con memoria interna. Va ricordato che non si tratta di un’imposta nuova ma che grava, ad oggi, sugli smartphone per 90 centesimi (zero per i tablet). Gli aggiornamenti sono previsti dal Decreto del 30 dicembre 2009, come adeguamento per lo sviluppo delle tecnologie digitali.
Il 13 febbraio l’ex ministro Massimo Bray aveva deciso di stoppare gli aumenti per dare avvio a approfondito studio sull’uso dei dispositivi elettronici che vengono usati per effettuare copie digitali. Ora la decisione spetta a Franceschini.