Ancora una settimana e sapremo se l’Italia ha vinto la sua sfida. Di sicuro l’Expo 2015 lascerà, anzi ha già lasciato un segno. Non solo nella storia delle Esposizioni universali, classificandosi come il vero primo evento all digital, ma anche nella storia del nostro Paese per tutte le innovazioni che, direttamente o indirettamente, è riuscito a introdurre nel nostro modo di concepire le trasformazioni urbane, tecnologiche ed economiche.
È un anno e mezzo che CorCom racconta la gara cui hanno partecipato, spesso collaborando, multinazionali, amministrazioni pubbliche, team di ricercatori, reti di impresa e startupper, e in tutti questi mesi il comun denominatore è stata la volontà di segnare un punto di discontinuità rispetto al passato, guardando all’orizzonte globale, con l’intenzione di superarlo, anziché soffermarsi sulle consuetudini del bacino tricolore.
Molte critiche sono state rivolte a chi questo Expo l’ha voluto e realizzato, ma da riconoscere c’è sicuramente un merito: quello di aver concepito fin da subito l’area espositiva come una smart city. Termine che qualche anno fa evocava un’idea di futuro remoto, mentre oggi, all’atto pratico, la smart city – tutt’altro che una realtà consolidata in Italia – è uno spazio fisico e digitale che abilita una serie di servizi evoluti a disposizione degli utenti. Ma la lungimiranza degli organizzatori sta proprio nell’aver previsto questo salto. Basti pensare che la notizia dell’aggiudicazione dell’Expo arrivò il 31 marzo 2008. Risale invece all’11 luglio dello stesso anno la commercializzazione fuori dagli Usa, e quindi anche nella Penisola, dell’iPhone 3G, l’oggetto che catapultò il mondo consumer nell’Internet in mobilità. Da allora è cambiato tutto, e questo Expo è nato pronto al cambiamento.
Tra le tante innovazioni che prima ancora dell’inizio sono già diventate progresso possiamo ricordare la rete pubblica wi-fi gratuita offerta dal Comune di Milano: avviato a maggio 2012 con un investimento da sei milioni, Open Wifi rappresenta un’eccellenza a livello mondiale, coprendo 400 siti cittadini e offrendo una connessione a 300 Mb di traffico dati giornalieri a chiunque richieda l’accesso. Eit Ict Labs, in collaborazione con Telecom Italia e con il PoliMi, ha creato 3cixty, piattaforma capace di accogliere i dati del silos E015 (dove convergono le informazioni certificate da enti e aziende che hanno aderito al progetto Open data legato alla manifestazione) e quelli disaggregati provenienti dalla Rete.
Lo scopo è permettere agli sviluppatori di app di elaborarli attraverso il Semantic web e creare soluzioni per la mobilità che rispondano in real time a domande poste dagli utenti non con il linguaggio macchina, ma con quello umano. Sempre in ambito Open data, impossibile non citare l’accelerazione che gli scandali giudiziari legati all’assegnazione di alcuni appalti hanno impresso all’adozione di database trasparenti e liberamente consultabili, grazie ai quali oggi chiunque può controllare l’avanzamento dei lavori e il denaro speso. Safety4Food è infine – ma l’elenco è assai più lungo – uno strumento ideato da Cisco insieme con Penelope, business service provider campano specializzato nell’agroalimentare, e con il Cnr per dare vita al primo sistema universale per la tracciabilità completa della filiera agroalimentare.
Dopodiché, naturalmente, c’è l’Expo vero e proprio: 3,5 miliardi di investimenti (di cui il 13% in hi-tech), oltre 140 Paesi partecipanti, 20 milioni di visitatori attesi e un tema, quello della sostenibilità alimentare, che dovrebbe convogliare l’attenzione della comunità internazionale su Milano per i prossimi sei mesi. Gli stessi padiglioni tematici (da quello del vino al Future Food District) saranno veri concentrati di tecnologia che trasmetteranno concetti, storie e conoscenze attraverso viaggi esperienziali e multisensoriali, così come promettono di fare gli spazi realizzati dai singoli Paesi.
“La visitor experience è l’elemento centrale, la smart city non fa che abilitarla”, spiega a CorCom Piero Galli, direttore generale Sales & Event di Expo 2015, il regista dell’integrazione tra i vari attori – altra primizia per il panorama economico italiano – che stanno costruendo l’evento. “Sono tre i blocchi che contraddistinguono l’esperienza. Il più importante è l’accesso ai padiglioni dei Paesi partecipanti, che occupano il 70% dell’area espositiva. Il secondo elemento è quello della ristorazione, il momento della nutrizione inteso come necessità e come piacere: durante il semestre serviremo circa 26 milioni di pasti. Il terzo blocco è quello degli eventi (ne sono previsti circa 4mila, ndr), complementare rispetto agli altri”.
Questo patrimonio di esperienze, oltre a essere prodotto, va anche distribuito come contenuto e referenziato per renderlo realmente esplorabile. Per questo, dice Galli, “quando abbiamo progettato la manifestazione, abbiamo cercato di analizzare la tecnologia disponibile e cogliere la massima espressione delle soluzioni più stabili, soprattutto nell’ottica di integrare layer proposti da così tanti soggetti. Data l’entropia del progetto sarebbe stato controproducente puntare su applicazioni estreme. Ma nonostante la nostra prudenza penso che i visitatori godranno di un’esperienza di visita mai vista prima”. Ora non resta che il conto alla rovescia: giovedì 30 aprile Andrea Bocelli saluterà l’evento con un concerto trasmesso in HD, mentre il 1 maggio la cittadella di Rho aprirà ufficialmente i battenti. Ma, grazie ad Expo, il futuro per l’Italia – specialmente per Milano – forse è già iniziato.