Col titolo “Nutrire il pianeta energia per la vita”, l’Expo 2015 punta a diventare uno degli eventi internazionali dedicati alla produzione di cibo più importanti di sempre. E sarà un’occasione storica per approfondire il tema dell’innovazione applicata all’agricoltura. La questione spesso passa piuttosto inosservata, ma le soluzioni digitali, informatiche e satellitari in primis, possono contribuire in maniera determinante ad aumentare e migliorare la produttività del suolo, abbattendo al contempo l’immissione di sostanze nocive per l’ambiente. Non solo: nelle economie avanzate l’adozione di sistemi integrati con le macchine e le attività agricole offrono l’opportunità di razionalizzare i costi e innalzare la profittabilità di aziende che operano in un mercato in cui la leva del prezzo è pressoché inesistente. Non per nulla a presiedere il comitato scientifico di Expo 2015 è stata chiamata Claudia Sorlini, già preside della facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano, ateneo che tra le altre cose collabora fattivamente con l’organizzazione della kermesse.
“Si tratterà senz’altro di una vetrina straordinaria per l’Italia che con il maggior numero di produzioni Dop a livello europeo, le sue biodiversità, e un territorio che racchiude ecosistemi estremamente vari, ha tutti i titoli per ospitare un Expo con questo taglio”, spiega Aldo Calcante, ricercatore del dipartimento di Scienze agrarie e ambientali presso la facoltà di Scienze agrarie e alimentari di Milano, oltre che esperto di sistemi informativi applicati alla macchine agricole. È a Calcante che il Corriere delle Comunicazioni si è rivolto per avere una panoramica delle tecnologie che molto probabilmente saranno al centro della scena durante l’Expo. “La filosofia alla base dell’integrazione tecnologica in agricoltura è quella del precision farming, una disciplina nata in America negli anni ‘90 e che da poco ha cominciato a essere accettata e apprezzata anche in Europa e in Italia.
Attraverso il Gps è possibile fornire ai trattori una guida automatica assistita, che agevola i lavoratori nella conduzione di macchine a uso estensivo”, spiega Calcante. “In questo modo si ottengono traiettorie parallele ottimizzando le prestazioni in termini di tempo e resa del prodotto. Un’altra applicazione è la distribuzione sitospecifica: attraverso l’impiego di sensori si regola l’erogazione di fertilizzanti e agrofarmaci in base alla composizione del terreno e alle esigenze delle colture, evitando sovradosaggi e garantendo la giusta quantità di fattori della produzione salvaguardando anche l’ambiente”. Ci sono diversi tipi di sensori: quelli per esempio collegati alle mappe digitali caricate sui trattori che in base alla posizione della macchina sul campo gestiscono la distribuzione dei liquami (molto usati nelle risaie lombarde, per ottemperare alla normativa che impone di non scaricare reflui in prossimità di pozzi e corsi d’acqua), e quelli di tipo ottico, che “leggono” attraverso la gradazione di verde la quantità effettiva di clorofilla, regolando la somministrazione di additivi. “L’hardware di per sé non è complesso da usare, in alcuni casi è preinstallato sulle macchine e suggerisce al conduttore parametri predefiniti”, dice Calcante. “Non c’è nemmeno un eccessivo aggravio di costi: circa un 10-15% in più: visto che si tratta di trattori di fascia alta, molti produttori forniscono questi sistemi quasi come gadget di serie”.
L’ulteriore passaggio è la comunicazione wireless dei dati prodotti e raccolti dalle macchine al sistema informativo dell’azienda agricola. “Occorre una piattaforma gestionale in grado di aggiornarsi automaticamente, in modo da ottenere la certezza degli input, limitando il tempo da dedicare al data entering e la possibilità di errore insita nella compilazione fatta a memoria”, aggiunge il ricercatore. “Tenendo sotto controllo i centri di costo, si possono monitorare tutti gli ambiti produttivi per poi trarre considerazioni a vantaggio del sistema decisionale”.
Non è tutto. Secondo Calcante restano da potenziare le relazioni tra imprenditori agricoli, produttori di macchine e mondo accademico. “È fondamentale per fare vera formazione e costruire un dialogo tra i produttori che hanno un approccio ingegnerestico al tema, e i ricercatori, più versati sul lato biologico. Questi tre mondi devono parlarsi, o aumenta il rischio che pur avendo gli strumenti giusti si raccolgano dati inutili. E questo è il torto più grave che si possa fare a un sistema di analisi”. Speriamo che l’Expo sia l’occasione giusta per far incontrare questi tre e molti altri mondi.