Expo 2015: un maxi database per l’agroalimentare mondiale

Il progetto Safety for Food è a firma di Cisco e Penelope, in collaborazione con il Cnr. Si punta a creare una “Carta costituzionale del cibo” grazie agli analytics e alla condivisione con la comunità scientifica

Pubblicato il 12 Mag 2014

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Avrà un’anima digitale quella che ambisce a essere la più importante eredità che l’Expo 2015 vorrebbe lasciare alla propria conclusione, il 31 ottobre 2015: una “Carta costituzionale dell’agroalimentare” che sancisca le regole della produzione e della distribuzione del cibo a livello mondiale. Il piano, senz’altro ambizioso, è stato presentato stamattina al Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo Da Vinci di Milano in concomitanza con la piattaforma tecnologica Safety for Food (S4F), che dovrebbe costituire l’ossatura, ovvero il database, dalla quale la comunità scientifica internazionale partirà per la stesura della Carta. Come? Utilizzando gli analytics, gli strumenti di tracciabilità e certificazione e l’incrocio delle informazioni provenienti da tutte le filiere alimentari del pianeta, opportunamente processate dalla nuova tecnologia.

S4F è uno strumento ideato da Cisco (official global partner di Expo 2015) insieme con Penelope, business service provider campano specializzato nell’industria del food. È stato sviluppato in due anni di collaborazione con il Cnr e gode di tutti i patrocini possibili e immaginabili: oltre per l’appunto a quelli del Cnr, di Expo 2015 e del museo che ha ospitato la conferenza di presentazione, a sostegno dell’iniziativa figurano anche i loghi del ministero delle Politiche agricole e di quello della Salute, dell’Istituto superiore di Sanità, di Italia sostenibile e persino dell’Agenzia per l’Italia digitale.

Il fatto è che in S4F tutti i rappresentanti delle organizzazioni sopra citate hanno riposto la manifesta speranza di un rilancio dell’immagine dell’Esposizione universale a un anno esatto dall’avvio dell’evento, i cui festeggiamenti per l’inizio del conto alla rovescia sono stati funestati dall’ennesima ondata di inchieste giudiziarie su appalti e tangenti in quel di Rho. Ma non si tratta soltanto – si fa per dire – di questo: nella mente di chi l’ha creato e di chi lo promuove, S4F è anche la concreta possibilità per l’Italia di superare quegli ostacoli apparentemente insormontabili che le impediscono di mettersi al pari degli altri Paesi sviluppati sul piano della competitività.

L’auspicio di tutti i presenti (da Piero Galli, dg di Expo 2015, a Diana Bracco, responsabile del Padiglione Italia, passando per Luigi Nicolais, presidente del Cnr) è stato ben sintetizzato da Agostino Ragosa, numero uno dell’Agid: “Non capita tutti i giorni di veder lavorare fianco a fianco una multinazionale con una piccola impresa per apportare un contributo così importante. L’esperienza di Cisco con Penelope è un ottimo segnale per le centinaia di Pmi che operano sul nostro territorio, dove l’innovazione digitale può esistere solo grazie alla fusione delle due culture aziendali”. Ma per Ragosa il salto non ci sarà fino a quando la pubblica amministrazione non comincerà a considerare la spesa in Ict un investimento e l’Italia non metterà in campo le giuste competenze. “All’appello mancano circa 100 mila risorse, ed è specialmente di questo che parleremo al Digital Venice di luglio”, anticipa Ragosa.

Il progetto S4F si articolerà in tre fasi, illustrate da Francesco Loreto, direttore del dipartimento di Scienze bio-agroalimentari del Cnr. La prima, partita oggi e operativa fino ad agosto, prevede la consultazione delle parti (gli interlocutori saranno primariamente, per quanto riguarda il mercato italiano, i consorzi a cui fanno capo le aziende agroalimentari delle varie realtà produttive locali) per la messa a punto della piattaforma e delle sue funzionalità che, come è stato possibile osservare in un demo, permettono già di facilitare l’accesso ai dati in maniera responsiva, in base al tipo di utente (azienda, distributore, consumatore finale) che consulta il database. La seconda fase comprende il coinvolgimento della comunità scientifica internazionale anche attraverso strumenti social e terminerà a dicembre. Sarà un passo cruciale per conquistare l’autorevolezza necessaria per proporre lo strumento come uno standard. L’ultima fase è quella dell’integrazione con i sistemi di tracciabilità dei Paesi partecipanti a Expo 2015, i quali, se il piano avrà il successo sperato, dovrebbero ratificare la piattaforma e avviare la redazione della famosa “Carta costituzionale”. E porre quella pietra miliare di cui l’Italia ha disperatamente bisogno per vincere la durissima sfida dell’Expo e innescare finalmente la miccia dell’innovazione digitale.

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