IL MONITORAGGIO

Fake news e guerra Ucraina: impennata di siti di disinfomazione

Secondo NewsGuard in poche settimane più che raddoppiati i canali attraverso cui diffondere false notizie nonostante le contromisure adottate da Governi e decisori politici. Obiettivo: orientare la popolazione ma anche fare soldi. Quasi la metà delle iniziative genera introiti grazie alla pubblicità

Pubblicato il 09 Ago 2022

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Salgono a 250 – dai 116 rilevati a marzo – il numero di siti russi che pubblicano disinformazione sulla guerra in Ucraina. Emerge dal nuovo report di NewsGuard, centro di monitoraggio delle “bufale” online sul conflitto, secondo cui negli ultimi quattro mesi gli analisti dell’osservatorio hanno identificato altri 78 siti che diffondono notizie false e tendenziose “e 32 nuove bufale” sulle 54 individuate complessivamente da NewsGuard sull’argomento guerra.

La strategia anti-fake dell’Europa

Alcuni dei siti identificati di recente provengono da una ricerca ad hoc svolta nel corso del luglio scorso dall’Institute for Strategic Dialogue. Si tratta di un numero “decisamente superiore ai pochi siti che sono stati sanzionati da piattaforme digitali come Google, Facebook, Twitter e TikTok all’inizio dell’invasione”, osserva una nota che accompagna la presentazione del Rapporto.

E queste piattaforme digitali hanno ora annunciato l’adozione di misure temporanee in alcuni Paesi “contro noti organi di propaganda russa, tra cui Russia Today e Sputnik News”, dopo che la Commissione europea ha vietato la distribuzione e il sostegno pubblicitario a favore di questi stessi siti di propaganda finanziati e gestiti direttamente dal Cremlino.

Come si “camuffano” i siti di disinformazione

Tra le accuse principali ci sono quelle secondo cui molti di questi 250 siti di disinformazione “non rilevano l’identità’ dei loro proprietari o di chi li controlla”. Osservano gli analisti: “Alcuni si presentano come siti di think tank o di altri tipi di organizzazioni non profit indipendenti“, ma tale natura cosiddetta “non e’ supportata da prove” e riscontri concreti.

Un sito in particolare, TheRussophile.org, è stato valutato come “generalmente inaffidabile” per aver pubblicato “informazioni false” a sostegno della propaganda russa e per non aver rivelato informazioni specifiche su chi lo controlla.

Tra fake news e business

Secondo NewsGuard, 71 dei siti che promuovono la disinformazione russa “continuano a generare introiti dalla pubblicità programmatica, pubblicata per conto di marchi importanti senza che questi ultimi ne siano consapevoli o abbiano l’intenzione di finanziare la disinformazione russa”.

Ma “molti di questi annunci programmatici sono diffusi da software forniti da Google”, denuncia il centro per la verifica e il controlla sulla disinformazione. Il governo di Putin riesce a “far affidamento su un mix di testate giornalistiche controllate dal Cremlino” mentre i contenuti di Russia Today “continuano a raggiungere i lettori attraverso più di 100 siti” nonostante gli sforzi della Ue nel bloccarli.

Secondo il centro il governo di Putin ha sfruttato appieno “il fallimento delle principali piattaforme della Silicon Valley – dice Gordon Crovitz, co-Ceo di NewsGuard – nell’assumersi la responsabilità delle fonti di notizie che ospitano e promuovono”.

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