È in dirittura d’arrivo la direttiva che punta a regolamentare a livello europeo la fatturazione elettronica verso la PA: approvata dalla Commissione europea nel giugno 2013, dopo un iter di meno di un anno la direttiva sarà adottata entro il prossimo aprile con conseguente pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. La norma, nella sua versione finale, punta essenzialmente a rendere più scorrevole la strada di ciascun Stato europeo verso l’electronic-invoicing: non obbliga infatti tutte le PA europee ad accettare fatture elettroniche, ma lascia ad ogni Stato membro la possibilità di introdurne l’obbligatorietà, come è stato il caso dell’Italia.
Punta inoltre a definire uno standard semantico europeo per porre le basi dell’interoperabilità (ovvero stabilire quale deve essere il modello dei dati, in pratica quali informazioni deve contenere la fattura) e punta limitare i formati che le stazioni appaltanti dei Paesi membri dovranno supportare. Non ci dovrebbero però essere stravolgimenti per l’Italia, che aveva già elaborato la normativa relativa all‘e-invoicing basandosi sul lavori del Cen, Comitato Europeo per la Standardizzazione, come peraltro indicato nell’Allegato A del DM 55/2013 che ha istituito l’obbligo di fatturazione elettronica per la PA in Italia.
Il percorso verso l’electronic-invoicing europeo ha avuto un’accelerazione dall’inizio dell’anno: il 24 gennaio scorso si sono accordati Parlamento e Consiglio europeo, i due organi legislativi Ue, e il 12 febbraio la Commissione parlamentare competente (IMCO) ha approvato il testo dell’accordo.
Il passaggio alla sessione plenaria del Parlamento europeo, previsto a marzo, e quindi al Consiglio europeo è quindi scontato, dice al Corriere delle Comunicazioni Andrea Caccia, nell’Advisory Board dell’Anorc (Associazione nazionale per operatori e responsabili della Conservazione digitale) e membro del Multi-stakeholder Forum on e-Invoicing della Commissione Europea. E, se tutto andrà bene, la direttiva sarà in Gazzetta ufficiale tra un paio di mesi.
Nel frattempo al testo originale sono state apportate alcune significative modifiche che il Corriere delle Comunicazioni è in grado di anticipare. Il testo precedente prevedeva uno standard semantico unico stabilendo, in pratica, solo il “cosa” inserire nelle fatture elettroniche senza indicare il “come” e tutte le PA sarebbero state obbligate ad accettare qualsiasi formato compatibile col modello semantico. “Questo però rischiava di creare problemi e scatenare il caos nelle amministrazioni pubbliche dei Paesi europei” commenta Caccia.
Da qui la nascita di una discussione sia nell’ambito del Multi-stakeholder forum europeo sia interna agli organismi Ue che hanno determinato una serie di modifiche al documento. In particolare, nel testo così come è adesso, la direttiva dispone che l’ente di normazione (che sarà il Cen) fornisca una lista di sintassi standard, ovvero di formati, che rispondono a requisiti tecnici. Questi requisiti, una volta adottati dalla Commissione con i provvedimenti attuativi previsti dalla Direttiva, dovranno essere accettati in ambito Ue da tutte le Pubbliche Amministrazioni che accettano fatture elettroniche, oltre ad eventuali ulteriori formati nazionali. In questo modo si restringe il cerchio e si previene il rischio-caos nella PA.
In secondo luogo la direttiva chiede, sempre al Cen, di indicare il “mapping”, ovvero di spiegare come devono essere utilizzati i formati in modo conforme allo standard semantico, semplificando così drasticamente l’utilizzo dei vari formati o eventuali traduzioni da un formato ad un altro. In terzo luogo prevede che siano introdotte linee guida sulla modalità di trasmissione delle fatture, sempre con l’obiettivo di creare le condizioni per l’interoperabilità.
La Direttiva nasce grazie alle raccomandazioni del Multi-stakeholder forum che, nella riunione del 1 ottobre 2013, ha approvato il documento “Recommendation on the use of a Sematic Data Model to support Interoperability for Electronic Invoicing” cui l’Italia ha dato un contributo essenziale, grazie ai lavori del Forum italiano sulla Fatturazione elettronica.
L’adozione della Direttiva prevede comunque tempi necessariamente lunghi: 4 anni e mezzo per le autorità centrali e 5 e mezzo per quelle locali e non prevede comunque uno switch-off, consentendo ad ogni Stato membro di accettare, in aggiunta ai formati europei, anche i formati nazionali: sarà pertanto possibile un periodo di transizione per la migrazione verso lo standard europeo.
Il tavolo del Cen che si occuperà di scrivere standard sarà composto da rappresentanti degli enti di standardizzazione nazionale: l’Italia è già pronta avendo attivato la Commissione eBusiness e Servizi Finanziari in Uninfo.