IL RAPPORTO

Fatturazione elettronica: la PA vola, ora la sfida è B2B

I dati dell’Osservatorio della School of management del Polimi: nel settore pubblico trasmessi 7,7 milioni di documenti che, ogni anno, potrebbero diventare 50 milioni. E la partita del digitale si sposta sul campo delle imprese. Catti: “Così nasce un nuovo modo di fare business”

Pubblicato il 19 Giu 2015

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Dal 31 marzo, quando è scattata l’obbligatorietà della fatturazione elettronica anche per la PA locale, sono ventiduemila gli enti pubblici coinvolti da questa “rivoluzione digitale”, 7,7 milioni le fatture elettroniche già trasmesse, con la prospettiva che a regime se ne arrivino a scambiare oltre 50 milioni ogni anno. Sono i numeri principali che scaturiscono dall’obbligo di Fatturazione Elettronica verso la PA, fotografati dall’osservatorio Fatturazione elettronica e dematerializzazione della School of management del Politecnico di Milano, presentati questa mattina al convegno “Dopo la PA, il Digitale (ri)entra nel Business” presso il Campus Bovisa dell’ateneo milanese. Ma dal fronte delle imprese emerge che soltanto 300mila aziende hanno già inviato una fattura elettronica, rispetto ai circa 2 milioni di fornitori, anche occasionali, attesi dalla PA.

I dati dell’osservatorio fotografano inoltre una situazione di fermento nell’offerta: oltre 200 provider offrono soluzioni e servizi con soluzioni e prezzi molto diversi, in un momento in cui la fatturazione elettronica verso la PA può essere stimolo per l’innovazione digitale anche nelle relazioni B2B. A partire dai progetti di digitalizzazione di filiere e reti di impresa: 10.000 aziende scambiano già documenti tramite reti EDI, 60.000 sono connesse ai partner tramite Extranet o Portali B2b.

Così la pubblica amministrazione, che è il principale cliente della “filiera-Italia”, con circa 130 miliardi di acquisti l’anno, può fare da traino e da esempio per i privati. “Non tutti gli uffici registrati sull’Indice delle PA in realtà hanno già ricevuto una fattura Elettronica – spiega una nota dell’osservatorio – degli oltre 53.000 uffici attivi, circa l’80% (42 mila) dal 6 giugno a oggi è stato destinatario di almeno una fattura Elettronica inoltrata dal Sistema di Interscambio, evidenziando un margine di crescita non trascurabile del 20%”.

Ma a mancare all’appello sono soprattutto molte imprese private. “Sono circa 300.000 i fornitori che hanno già inviato fatture elettroniche, solo una parte dei circa 2 milioni di fornitori che ogni anno ne invieranno almeno una ad un Ente della PA – spiega il comunicato – Ma probabilmente hanno già provveduto quasi tutte le imprese con un rapporto continuativo con la PA (che in tutto sono solo 100mila), mentre è ancora assente la gran parte di fornitori “occasionali”, per la maggior parte piccole o piccolissime imprese, con relazioni sporadiche e non continuative”.

“L’obbligo di fatturazione elettronica verso la PA sta dando un forte contributo alla digitalizzazione del Paese, nonostante le difficoltà e resistenze – afferma Alessandro Perego, responsabile scientifico dell’osservatorio fatturazione elettronica e dematerializzazione – Il prossimo passo su cui il legislatore è impegnato è quello di rendere Elettronica anche la Fatturazione fra imprese facendo leva su incentivi orientati alla semplificazione e alla sburocratizzazione. Un passo importante, anche se complesso da rendere effettivo, che può portare ai risultati desiderati solo se si diffonderà sempre di più la convinzione che la digitalizzazione sia un processo ineludibile per l’intero sistema economico”.

“La Fatturazione Elettronica ha le carte in regola per essere l’innesco in grado di stimolare un grande cambiamento digitale nel nostro Paese – aggiunge Paolo Catti, Co-Direttore della Ricerca dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione -. Dopo la PA, ora spetta alle imprese raccogliere la sfida. Dopo le iniziali difficoltà di adattamento, naturali e in qualche caso anche potenzialmente dolorose, imparare a cavalcare, piuttosto che subire, l’ondata di innovazione può aprire a opportunità che sono state troppo spesso trascurate nel passato. Occorre vivere questo sforzo nella consapevolezza che si sta andando verso un nuovo modello digitale su cui impostare e costruire relazioni di business”.

L’obbligo di fatturazione elettronica verso la PA ha portato fermento anche nel mercato dell’offerta di servizi e soluzioni di digitalizzazione. Oltre 200 provider hanno deciso di offrire sul mercato soluzioni e servizi in questo campo: in maggioranza, nel 32,5% dei casi, si tratta di fornitori di soluzioni di gestione elettronica documentale e business process outsourcing (Bpo), seguiti dai fornitori di software gestionali che hanno sviluppato nuovi strumenti per “adattare” i prodotti esistenti a gestire anche la fatturazione elettronica verso la PA (21%). Il 10% poi è costituito da fornitori di servizi a supporto delle relazioni B2b e un altro 10% sono Startup focalizzate sulla Fatturazione Elettronica verso la PA.

“Oggi le soluzioni di Fatturazione Elettronica verso la PA risultano ancora estremamente diversificate soprattutto nei prezzi – commenta Perego – che possono oscillare da frazioni di euro fino ad alcune decine di euro per la singola Fattura gestita in tutto il suo ciclo di vita. Alcuni player stanno innegabilmente sfruttando questa fase di fermento, caratterizzata da una significativa asimmetria informativa, a discapito della domanda. Molte organizzazioni si fermano ad analizzare le prime tre o quattro offerte che intercettano, senza investire nello scouting, salvo poi riscontrare prezzi elevati. Peraltro, non sempre un prezzo elevato è indice di un’offerta ampia, ricca di funzionalità e articolata”.

“Le imprese devono saper scegliere l’offerta che meglio si adatta alle loro esigenze, non fermandosi alla prima ma approfondendo le alternative – commenta Irene Facchinetti, co-direttore della ricerca dell’osservatorio fatturazione elettronica e dematerializzazione – per farlo è però indispensabile che abbiano chiaro cosa vogliono e che rafforzino la loro cultura digitale, altrimenti l’opportunità rischia di essere colta solo in minima parte. L’impresa deve capire quale sia il miglior modo di fatturare alle PA in modalità elettronica, quale il modello più efficace per conservare i documenti digitalmente e quale roadmap di ulteriori sviluppi digitali adottare. Per esempio, scambiare anche i DDT, inviare oltre alla Fattura la Conferma d’Ordine, conservare tutti i documenti attivi in digitale, affrontare il ciclo passivo chiedendo ai fornitori di ricevere fatture analoghe a quelle richieste dalla PA”.

Infine, risulta dai dati dell’osservatorio, l’avvento della fatturazione elettronica verso la PA sta stimolando le imprese a rivedere i propri processi interni e le relazioni B2b in chiave digitale: è esploso il numero delle imprese che utilizzano (o adotteranno a breve) soluzioni di Conservazione Digitale per almeno una parte delle proprie fatture attive: dopo essere passate da 5.000 del 2013 alle 130.000 del 2014, oggi superano le 300.000 imprese.

“Anche chi non ha forti relazioni commerciali con la PA sta sfruttando la pervasività della fatturazione elettronica verso la PA per incrementare le relazioni digitali con i propri partner commerciali – dicono Paolo Catti e Irene Facchinetti -. Lo stimolo non ha mosso solo le grandi imprese, anche alcuni fornitori più piccoli della PA hanno colto l’occasione per attivare, proseguire o completare un percorso di innovazione, ciascuno secondo le proprie possibilità e caratteristiche”.

Nel 2014 – secondo i dati del rapporto – sono state circa 10.000 le imprese (con un lieve incremento del 3% rispetto al 2013) che in Italia hanno scambiato tramite reti EDI i principali documenti del Ciclo Ordine-Pagamento con clienti o fornitori. Ed è in forte il volume di documenti scambiati, che nel 2014 mostra un aumento del 32%.

Oltre 60.000 imprese italiane sono connesse tramite Extranet e/o Portali B2b ai propri partner commerciali, canali che consentono lo scambio regolare di almeno uno dei documenti del Ciclo dell’Ordine. Sono oltre 350 i Portali B2b attivi in Italia che alcune imprese “leader di filiera” hanno attivato per trasmettere e ricevere i documenti del Ciclo dell’Ordine scambiati con oltre 60.000 fornitori o clienti. E non mancano casi in cui si è andati verso lo scambio di informazioni in ottica più collaborativa, attivando modelli di “eSupply Chain Collaboration”.

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