REGOLE USA

Fcc, confermato Ajit Pai l’uomo “anti”-net neutrality

Il Senato Usa rinnova per altri 4 anni la fiducia al presidente indicato da Trump. Nonostante le polemiche dei Democratici: “Politica a favore delle grandi aziende”

Pubblicato il 03 Ott 2017

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Il Senato Usa conferma la scelta dell’amministrazione Trump sulla guida dell’Fcc, la Federal Communications Commission. Con il voto di 52 senatori contro 41 è stato confermato per altri 4 anni alla presidenza dell’ente regolatore delle Tlc negli Usa Ajit Pai, l’uomo “anti-net neutrality”. I democratici ne hanno criticato la volontà di smantellare le regole d’accesso a internet fissate dall’amministrazione di Barack Obama, in favore di una “deregulation” che favorirebbe di fatto le grandi aziende del settore. I repubblicani, dal canto loro, hanno lodato il suo impegno a portare i servizi internet anche nelle zone rurali, poco appetibili per gli investitori del settore.

L’”Open Internet Order” voluto da Obama nel 2015 è stata una riforma tecnica straordinariamente sentita. Più di quattro milioni di risposte alla consultazione pubblica voluta dall’allora presidente Usa, centinaia di programmi televisivi e di interventi sui blog e l’intervento irrituale e appassionato di Obama stesso a favore delle nuove regole ne avevano sancito la vasta affermazione popolare. Le web company e la Silicon Valley avevano avuto un ruolo forte di appoggio. Le critiche più forti erano state sollevate dagli Isp perché il richiamo al Titolo II avrebbe potuto condurre a nuove regole di apertura delle reti (come l’unbundling), già previste dalla legislazione europea, ma assenti fino ad allora in quella Usa.

La Fcc guidata da Pai ha fatto un passo indietro. Ha puntato a riportare la classificazione dei servizi broadband dal Titolo II al Titolo I dei servizi di informazione: una regolamentazione più light. Non c’è più, sul tavolo del regolatore, la “pistola” che minaccia le telco di assoggettarle a regole stringenti in caso violino le tre regole (bright rules) previste nel 2015: no blocking ovvero ogni indirizzo IP sull’intera rete deve essere raggiungibile senza limitazioni; no throttling, ovvero gli Isp non possono bloccare o rallentare il traffico con una specifica origine o di una specifica applicazione ed infine “no (third party) paid prioritization”, ovvero gli Isp non possono dare maggiore priorità al traffico da una specifica sorgente o di una specifica applicazione sulla base di accordi commerciali con terze parti, “content/edge provider”, o più genericamente operatori “over the top” (Ott).

In realtà il pacchetto di Obama prevedeva numerose eccezioni. La Fcc aveva deciso di non applicare, per il momento, regole di neutralità all’interconnessione (per esempio i servizi Cdn) e anche tutti i servizi che non offrono ai consumatori l’accesso a Internet, ma si rivolgono, anche se ospitati dalle reti degli Isp, ad applicazioni dell’Internet of Things come la domotica, smart city, telemedicina, smart grid e controllo del traffico. Saranno Inoltre consentiva un passaggio di danaro tra Ott e telco, senza terze parti, schematizzabile come un mercato a due versanti nel quale l’Isp viene remunerato sia dall’utente che dall’Ott.

All’orizzonte della nuva Fcc dunque, non solo la rottamazione del Title II sostituita da un set delle regole più light che pertengono agli information provider. Ma anche minori poteri per l’authority di intervenire nelle pratiche che si pensa possa mettere a rischio l’apertura di Internet.

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