BANDA ULTRALARGA

Fiber-to-the-meter: ecco come Enel porterà la fibra agli italiani

Cavo interrato o linea aerea: la energy company capitanata da Starace ha una doppia via per “stendere” la fibra fino ai 32 milioni di contatori in sostituzione. La sfida è ambiziosa: non esistono precedenti a livello mondiale

Pubblicato il 11 Dic 2015

Mila Fiordalisi

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Portare la fibra spenta fino ai contatori. Che siano localizzati negli appartamenti o nei locali condominiali degli edifici, dunque in modalità Ftth o Fttb per usare acronimi “cari” alle Tlc. Niente a che vedere con la powerline communication, tecnologia che permette di trasportare dati sfruttando i cavi in rame che arrivano già nelle abitazioni. Tecnologia andata di moda un bel po’ di anni fa ma efficace soltanto su brevi distanze ed assai limitata, anche in chiave di evoluzione futura, per applicazioni ultrabroadband.

Qui si parla di fibra ottica tout court, seppur spenta. Fare correre il segnale dati o voce su un cavo ottico che corre a fianco del tradizionale rame Enel. Magari infilato dentro lo stesso corrugato che sotto terra porta il filo elettrico o posato lungo i cavi aerei che alimentano le abitazioni in moltissime località italiane.

Questo il progetto a cui sta lavorando l’Enel anche in vista della sostituzione di 32 milioni di contatori in tutta Italia, di cui circa il 40% sono già presenti direttamente nelle abitazioni.

Ed è proprio approfittando dei lavori, comunque da fare, per portare nelle case degli italiani i nuovi contatori plug & play pensati per le nuove reti intelligenti (smart grid) e completamente gestibili da remoto, che la energy company guidata da Francesco Starace ha deciso di scendere in campo nella partita della banda ultralarga italiana. Al punto da avere costituito una società ad hoc, che fa capo alla Distribuzione di Enel, affidandone le redini ad un “veterano” della telefonia, quel Tommaso Pompei che già fu amministratore delegato di Wind ai tempi in cui l’operatore telefonico era ancora sotto controllo dell’Enel. Stavolta però, l’obiettivo non è acquisire clienti di servizi telefonici, bensì di posare la fibra spenta. E pur non configurandosi come operatore di Tlc, Enel di fatto potrà giocare ad armi pari con le telco nella posa dei network ottici, almeno stando ai “numeri”. La capillarità della rete elettrica di distribuzione dell’Enel (1,1 milioni di km, pari a tre volte la distanza Terra-Luna), la quantità di cabine fra primarie, secondarie e di strada nonché la presenza di 32 mln di contatori, rappresentano un patrimonio invidiabile non solo per consistenza ma anche per ramificazione. Enel, inoltre, non è nuova alla posa della banda larga: l’azienda già partecipa alle gare insieme con le telco o con Infratel per portare la fibra nelle aree a fallimento di mercato. Vanta, dunque, una certa expertise in materia.

Ma veniamo ai numeri. Enel vanta una “force de frappe” di tutto rispetto: 2mila cabine primarie (quelle che trasformano la corrente da alta tensione in media tensione); ben 450mila cabine secondarie (che consentono di passare dalla media alla bassa tensione); più di un milione di cassette stradali intermedie (quelle che ci forniscono la “220” che ci arriva in casa), le più vicine agli edifici. Ed è proprio dalle cabine o dalle “cassette” che sarà “tirata” la fibra fino al building o direttamente negli appartamenti dotati di contatori al proprio interno.

Stendere la fibra tirando un cavo ottico nei corrugati che portano i fili elettrici ai contatori dovrebbe essere cosa non particolarmente complessa, molto meno costosa e molto più rapida rispetto alle operazioni di scavo necessarie per sostituire con la fibra ottica i doppini di rame esistenti. Ma l’azienda però sta ancora facendo i conti nel dettaglio, per capire la reale valenza dell’opera in termini di costi e investimenti: maggiore sarà la quantità di corrugati in grado di ospitare agilmente i cavi in fibra, più si abbatteranno i costi. Questo nel caso del cavo interrato. Perché nelle abitazioni raggiungibili in modalità aerea le cose cambiano drasticamente: sulle linee aeree si può infatti stendere la fibra con operazioni “minime” di intervento, come ad esempio la realizzazione di elementi di sostegno dei cavi fra un palo e l’altro laddove necessario. Il costo della posa della fibra aerea, emerge da alcune analisi di mercato, risulterebbe inferiore del 50% rispetto al cavo interrato. Telefonica, in Spagna, ha ad esempio annunciato un piano per cablare le unità immobiliari ad un costo di circa 280 euro per edificio utilizzando fibre ottiche aree. E la tecnologia è in sperimentazione anche in UK nonché già ampiamente utilizzata in Corea del Sud e Giappone, i Paesi più avanzati in materia di fibra ottica. Va anche detto però che nessuno al mondo si è impegnato in un progetto di così ampio respiro e portata come quello che l’Enel ha in mente per l’Italia. Anche per questo non ci sono molti precedenti su cui basarsi per il business plan.

Una volta arrivati al building il gioco è fatto. O meglio, gran parte del gioco. Perché laddove non si arriva direttamente nei singoli appartamenti, bisogna affrontare il tema della risalita dei cavi dagli spazi condominiali dove sono collocati i contatori. Lo stesso tema riguarda le compagnie di Tlc. Da risolvere anche il tema degli apparati attivi che devono essere collocati dalla Telco a ridosso della rete di trasporto di telecomunicazioni per portare dati e voce dal backbone all’utenza finale. Dove saranno collocati? Qualunque fosse la scelta delle telco, per Enel non cambierebbe molto in quanto intenzionata a gestire principalmente fibra ottica spenta. Enel dovrebbe essere in una posizione di vantaggio eventualmente anche per ospitare tali apparati grazie alla capillarità delle proprie cabine elettriche ben superiore a quella degli armadi Telecom. Tale capillarità le consentirebbe anche di raggiungere facilmente i siti dove sono già collocati gli apparati di rete attivi delle telco. Dunque con tempi rapidi e costi contenuti.

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