Forza Italia a Renzi: “Rimettere mano alla web tax”

I senatori guidati da Paolo Romani si appellano al premier: “Serve aprire una nuova riflessione. I colossi hi-tech devono contribuire alla crescita del Paese”

Pubblicato il 14 Mag 2014

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Forza Italia invita il governo a rimettere mano, o quantomeno a riprendere il ragionamento, della cosiddetta Google tax – meglio conosciuta come web tax – inserita nella Stabilità ed eliminata dal governo Renzi. Durante una conferenza stampa al Senato per presentare i propri emendamenti al dl Irpef, il capogruppo Paolo Romani, i capigruppo nelle commissioni Bilancio e Finanze e il senatore Maurizio Gasparri hanno affrontato il tema chiedendo un impegno del governo in tal senso.

“L’articolo 21 del decreto – ha detto Romani – prevede una rapina di 150 milioni di euro alla Rai (il provvedimento prvedere tagli alla tv pubblica ndr). Nessuno si occupa invece di aziende come Google e Facebook che non pagano le tasse in Italia. Da un lato non ci occupiamo di far pagare le tasse a queste aziende e invece ci occupiamo di rapinare 150 milioni al servizio pubblico e di smantellare il servizio regionale Rai”. “Non siamo per la nascita di nuove tasse – ha aggiunto la senatrice Cinzia Bonfrisco – ma ci preoccupa il danno che questa situazione può portare alla nostra editoria italiana. Dobbiamo chiedere al governo di mettere in agenda una valutazione su come questi colossi possano partecipare al digital divide”.

L’ultima tornata di emendamenti riguardanti la web tax erano quelli al Decreto Salva Roma ter presentati lo scorso 1° aprile e riguardanti la tracciabilità. In quell’occasione erano stati bocciati, anche con voto contrario del governo, gli emendamenti a firma di Paolo Coppola (Pd), Antonio Palmieri (Pdl) e Luigi Di Maio (M5S) che proponevano di abolire l’obbligo di indicare la partita Iva nel caso di transazioni online, nell’ambito del comma 178 che prevede appunto la tracciabilità delle transazioni per la compravendita sul web.

Respinto anche l’emendamento di Daniele Capezzone, Rocco Palese, Sandra Savino e Pietro Laffranco, tutti di Forza Italia.

Veniva dunque mantenuto il comma 178 della Legge di Stabilità che prevede: “L’acquisto di servizi di pubblicità online e di servizi ad essa ausiliari deve essere effettuato esclusivamente mediante bonifico bancario o postale dal quale devono risultare anche i dati identificativi del beneficiario, ovvero con altri strumenti di pagamento idonei a consentire la piena tracciabilità delle operazioni e a veicolare la partita Iva del beneficiario. Con provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle entrate, sentite le associazioni di categoria degli operatori finanziari, sono stabilite le modalità di trasmissione all’Agenzia delle entrate, in via telematica, delle informazioni necessarie per l’effettuazione dei controlli”.

È una vicenda che sembra dunque non avere mai fine e ogni volta si arricchisce di qualche colpo di scena. Promossa l’anno scorso da Francesco Boccia (Pd), la web tax (ma lui respinge questa definizione, sostenendo di aver “posto un problema di tassazione dell’attività di imprese digitali operanti in Italia”) è stata approvata, poi rinviata a luglio, quindi ne è stata annunciata l’abrogazione.

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