la dichiarazione finale

G7 Lavoro: “Intelligenza artificiale driver di produttività, ma proteggere i diritti”



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Nel documento si evidenzia la necessità di conciliare sviluppo tecnologico, economico e tutele per i lavoratori. Impegno per un piano d’azione globale in stretta cooperazione con le aziende e i sindacati: “Dialogo sociale e contrattazione collettiva strumenti chiave”

Pubblicato il 13 set 2024

Federica Meta

Giornalista



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I Paesi del G7 lavoreranno per un’intelligenza artificiale centrata sull’uomo e socialmente responsabile, garantendo lavoro dignitoso e opportunità di riqualificazione per tutti i lavoratori, inclusi quelli che sono stati sostituiti dall’IA. Per questo gli sforzi si concentreranno su azioni in grado di conciliare sviluppo tecnologico e diritti lavoratori. È questo il punto chiave della dichiarazione finale del G7 Lavoro che si è concluso oggi a Cagliari.

“Le potenzialità dell’intelligenza artificiale nel mercato del lavoro possono portare benefici per tutti solo se si coniugano lo sviluppo tecnologico e l’innovazione al progresso sociale – ha spiegato la ministra del Lavoro, Marina Calderone – Bisogna quindi essere preparati a investire nelle competenze delle persone, introdurre l’Ia nei luoghi di lavoro attraverso il dialogo sociale il cui valore è elemento di unificazione e di proiezione verso il futuro di relazioni industriali partecipate che valorizzino la contrattazione collettiva”.

Il piano d’azione

I ministri del Lavoro dei Paesi de G7 si impegnano a promnuovere un piano d’azione in stretta cooperazione con il settore privato, le organizzazioni dei lavoratori, la società civile, il mondo accademico e tutte le parti interessate. E chiedono supporto concreto all’Oil e all’Ocse. Nella dichiarazione si riconosce il valore delle iniziative di cooperazione internazionale per affrontare i divari digitali che potrebbero ampliare le disuguaglianze globali, incluse quelle di genere, con un’attenzione particolare ai Paesi in via di sviluppo e alle economie emergenti. Sottolineano inoltre l’importanza di garantire la protezione dei principi e dei diritti fondamentali nel lavoro per i lavoratori della catena di approvvigionamento dell’IA, sia all’interno che all’esterno dei Paesi del G7, inclusi quelli che revisionano e affinano i dati utilizzati per addestrare i sistemi IA.

“Riconoscendo la necessità di promuovere mercati del lavoro resilienti e a prova di futuro che non lascino indietro nessuno, noi, i Ministri del Lavoro e dell’Occupazione del G7, abbiamo sviluppato il Piano d’azione del G7 per un uso dell’IA sicuro, affidabile e incentrato sull’essere umano – si legge nel documento – Il Piano d’azione identifica opzioni politiche per i membri del G7, basandosi sui risultati del Processo di Hiroshima sull’IA, il Partenariato Globale sull’Intelligenza Artificiale, la revisione del 2024 della Raccomandazione dell’Ocse sull’IA e coerentemente con la risoluzione Onu sulle Opportunità di Sistemi di Intelligenza Artificiale Sicuri, Protetti e Affidabili per lo Sviluppo Sostenibile”. Questi documenti esortano tutti gli Stati, il settore privato, la società civile, le organizzazioni di ricerca e i media a sviluppare e supportare approcci e quadri normativi e di governance relativi all’uso sicuro, protetto e affidabile dell’IA.

Il nodo competenze

L’adozione dell’IA nel mondo del lavoro sta rapidamente modificando le esigenze di competenze, ridefinendo compiti e skill dei lavoratori. In questo contesto la dichirazione identifica sei azioni chiave per accompagnare questa trasformazione:

  • affrontare il gap di competenze, lavorando a stretto contatto con le aziende per identificare le esigenze del mercato del lavoro e fornire una formazione più mirata, anche attraverso i servizi pubblici e privati per l’impiego; promuovere programmi di apprendistato di qualità e di riqualificazione a metà carriera, concentrandosi in particolare sulle pmi;
  • utilizzare sistemi di valutazione delle competenze per identificare le future esigenze di competenze nel mercato del lavoro, anche attraverso tecnologie basate sull’IA.
  • facilitare l’accesso a programmi di riqualificazione e aggiornamento inclusivi, comprese micro-certificazioni specifiche per l’IA per chi cerca lavoro e per i “passaggi” dei lavoratori all’interno e tra le aziende, anche promuovendo partenariati pubblico-privati e incoraggiando le aziende di IA a fornire servizi di formazione insieme all’implementazione dell’IA;
  • sfruttare le tecnologie basate sull’IA per migliorare le opportunità di istruzione e apprendimento permanente, pianificare e fornire meglio la formazione, personalizzare i contenuti in base alle esigenze degli individui e aumentare la partecipazione e l’inclusività nella formazione;
  • sfruttare il dialogo sociale e i partenariati pubblico-privati per incoraggiare la formazione, la riqualificazione e il ricollocamento dei lavoratori se necessario.
  • promuovere la consapevolezza dell’impatto dell’IA sulle organizzazioni e supportare gli sforzi aziendali per aggiornare le competenze e riqualificare i dirigenti e i dipendenti.

Automazione, produttività ed equità

L’IA, in particolare i suoi ultimi sviluppi con modelli generativi, espande l’automazione a compiti cognitivi non di routine e il suo utilizzo potrebbe essere diffuso in diversi settori, industrie e occupazioni. In questo senso la tecnologia puà certamente aumentare la produttività e le capacità dei lavoratori e può migliorare le opportunità di lavoro per le persone con disabilità e altri gruppi vulnerabili e marginalizzati, ma al contempo può aumentare le disugaglianze. Ecco perché, si evidenzia nel documento, è necessario monitorare l’impatto dell’IA sul mercato del lavoro, anche facendo affidamento sul supporto dell’Ilo e dell’Ocse e fornire misure di supporto all’occupazione per i lavoratori più esposti ai rischi nonché garantire un’adeguata protezione sociale e opportunità di riqualificazione per i lavoratori in caso di perdita di posti di lavoro.

Privacy e non discriminazione

Il G7 lavoro ha acceso i riflettori anche sui temi della privacy e delle discriminazioni. L’integrazione crescente dell’IA nel mondo del lavoro determinerà una corposa crescita nella raccolta e analisi dei dati sui lavoratori, sollevando preoccupazioni riguardo alla violazione della privacy, specialmente se il consenso non è correttamente ottenuto. Sistemi di IA progettati male o con bias, addestrati su dati selettivi e insufficientemente diversificati, possono amplificare i pregiudizi nel mercato del lavoro, in particolare le discriminazioni di genere e quelle contro i gruppi svantaggiati. Al contrario, un’IA sicura, protetta e affidabile può mitigare il bias umano e la discriminazione, promuovendo e monitorando i progressi in termini di diversità e inclusione nel mercato del lavoro. Diventa dunque necessario sviluppare e adottare standard tecnici e/o migliori pratiche per le valutazioni dei rischi e degli impatti, il monitoraggio e il testing per i sistemi di IA utilizzati nel mondo del lavoro che impattano sui diritti e la sicurezza. Ciò include, ad esempio, i sistemi di IA utilizzati per il reclutamento o la gestione del personale. L’impegno è anche quello di promuovere l’applicazione dei quadri normativi sulla privacy dei lavoratori e sviluppare linee guida per promuovere l’inclusione dei gruppi vulnerabili e marginalizzati quando si utilizza l’IA per il reclutamento e la gestione del personale.

La sicurezza sul lavoro

L’uso dell’IA ha il potenziale di migliorare le misure per prevenire infortuni e malattie legati al lavoro, ad esempio automatizzando compiti pericolosi e utilizzando attrezzature di sicurezza per monitorare i livelli di affaticamento e altri rischi. Inoltre, l’IA può anche diventare uno strumento per mitigare le conseguenze delle società in invecchiamento e promuovere l’inclusione nel luogo di lavoro, ad esempio espandendo la gamma di competenze dei dipendenti attraverso sistemi di assistenza o compensando le disabilità. Tuttavia, possono sorgere sfide per la sicurezza e la salute sul lavoro. “I sistemi di monitoraggio basati sull’IA possono aumentare le pressioni sui tempi di esecuzione e lo stress, mentre i processi decisionali non trasparenti e la scomparsa dei compiti di routine potrebbero ulteriormente esacerbare lo sforzo dei lavoratori e comportare rischi psicosociali per i lavoratori stessi, poiché i compiti di routine forniscono ai lavoratori una pausa dai loro compiti più mentalmente impegnativi”.

Inoltre, le pratiche di gestione algoritmica potrebbero limitare indebitamente l’autonomia dei lavoratori e diminuire le opportunità di interazione umana, comportando rischi per la salute mentale dei lavoratori. Tra le azioni da considerare per promuovere uno sviluppo e un uso dell’IA sicuro c’è quella di coinvolgere i dei datori di lavoro, i lavoratori e i sindacati nei processi decisionali guidati dall’IA e garantire relazioni di potere bilanciate nel luogo di lavoro. Cruciale anche assicurare l’applicazione delle leggi sul lavoro e degli standard di sicurezza e salute sul lavoro e, se necessario, considerare l’adozione di standard complementari.

Il dialogo sociale

Il documento evidenzia dunque soprattutto un metodo di governance dell’IA, incentrato sul dialogo sociale, che può aiutare a garantire uno sviluppo e un uso dell’IA sicuro e incentrato sull’essere umano nel mondo del lavoro. “Le evidenze mostrano che i risultati dell’IA per i lavoratori sono più positivi nelle aziende che consultano i lavoratori e i loro rappresentanti nell’adozione dell’IA”, si legge nel dichiarazione finale.

I ministri del Lavoro riconoscono dunque che il dialogo sociale è un processo importante per raggiungere il duplice obiettivo di sfruttare il potenziale delle nuove tecnologie e migliorare le protezioni dei lavoratori e la qualità del lavoro. Tra le azioni da mettere in campo spicca la valorizzazione della contrattazione collettiva a tutti i livelli, per aiutare i datori di lavoro e i lavoratori a comprendere meglio la natura, le capacità, i limiti e l’impatto dell’IA.

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