CAMERE E INNOVAZIONE - 24

Gadda (Pd): “Smart city per ridefinire le nostre comunità”

La deputata: “L’Italia sconta alcuni ritardi. Il Paese chiede di essere semplificato, reso efficiente e velocizzato, e l’Agenda digitale può essere fondamentale per raggiungere il risultato”

Pubblicato il 05 Giu 2014

Antonello Salerno

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Pubblichiamo le opinioni dei deputati e dei senatori che hanno aderito all’intergruppo sull’Innovazione. Un insieme di eletti bipartisan che “fa gruppo” con l’obiettivo di sensibilizzare i Palazzi e indirizzare i provvedimenti esaminati da aule e commissioni per “rimettere il digitale al centro delle decisioni parlamentari”.

Risponde Maria Chiara Gadda, classe 1980, eletta alla Camera dei Deputati nella lista del Pd, è iscritta al gruppo del Partito democratico. Fa parte dell’ottava commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici.

Onorevole Gadda, come è nata l’idea di aderire all’intergruppo parlamentare sull’innovazione?

L’innovazione è un tema centrale per un paese moderno, riguarda una molteplicità di aspetti della vita dei cittadini, delle imprese e delle istituzioni. Mi ha sempre interessato, sin dai miei studi in Ingegneria e nella mia esperienza professionale in azienda. La rivoluzione digitale e l’innovazione tecnologica hanno trasformato i processi produttivi ridefinendo il modello di sviluppo economico di una parte significativa dell’economia globale. In Italia scontiamo purtroppo alcuni ritardi, come ha ben evidenziato il rapporto dell’Unione Europea sullo stato di avanzamento dei 101 obiettivi dell’Agenda digitale europea. L’innovazione tecnologica potrà ridefinire la vita della nostra comunità; penso ai risparmi e all’efficienza raggiungibile con i progetti relativi alle “smart city”, solo per fare un esempio. Sono sicura che l’intergruppo parlamentare sull’innovazione, e la proposta di istituzione di una specifica Commissione parlamentare, potranno fornire un forte impulso perché questi temi entrino come priorità nel vocabolario di questa legislatura e del parlamento.

Qual è la sfida prioritaria con cui sarete chiamati a misurarvi?

Il nostro paese chiede di essere semplificato, reso efficiente e velocizzato, e l’Agenda Digitale può dare un fondamentale contributo per dare corpo al cambiamento che serve all’Italia. Dobbiamo colmare il ritardo su diversi obiettivi legati all’innovazione, che potrebbero rendere più dinamica la nostra economia. Un terzo degli italiani non utilizza la rete, mentre il cuore del nostro sistema produttivo, le piccole e medie aziende, utilizza troppo poco internet per vendere i propri prodotti. C’è un forte ritardo rispetto alla media europea anche nell’utilizzo dei servizi digitali offerti dalla Pubblica Amministrazione. Dal punto di vista dell’accesso alla rete bisogna rimarcare come le utenze domestiche che possono navigare in rete ad alta velocità, 30 megabyte al secondo, siano solo il 21%, contro una media del 62% in Europa. I collegamenti superveloci da 100 Mbps sono invece ancora assenti. Abbiamo un forte gap rispetto alla media europea, 39% rispetto al 52%, anche nella copertura ad alta velocità, 4G Lte, per i dispositivi mobili. La priorità è dunque un intervento complessivo che innovi il rapporto degli italiani, delle imprese così come degli enti pubblici, con la tecnologia digitale. Innovazione non è solo questo, è una sfida ambiziosa che riguarda in modo trasversale i temi ed i settori più diversi, dall’edilizia, alle reti infrastrutturali piuttosto che la giustizia, il turismo e la cultura, solo per citarne alcuni.

Il gruppo riunisce più di 50 esponenti di partiti diversi e di commissioni diverse della Camera e del Senato. Quanto questa sinergia trasversale può essere utile per modernizzare il Paese?

L’intergruppo può contare su professionalità elevate e ho riscontrato una buona sintonia sulla centralità dell’Agenda digitale. Ci unisce la consapevolezza che l’Italia potrà uscire dalla lunga e drammatica crisi che l’ha colpita solo se percorrerà con maggiore convinzione la strada dell’innovazione e dell’efficienza. Il Parlamento attraverso il lavoro nelle diverse commissioni, così come il governo, devono fare la loro parte. E’ importante in questo processo coinvolgere tutte le istituzioni, a partire dagli amministratori locali e gli attori del nostro tessuto produttivo. Per questo dobbiamo promuovere un uso più consapevole dei fondi europei, così come impegnarci perché cresca la quota delle spese in Ricerca&Sviluppo. In Italia spendiamo solo lo 0,7% del Pil in questo ambito strategico, contro l’1,2% delle media europea. L’incremento degli investimenti pubblici e privati in R&S deve essere un obiettivo condiviso, per stimolare un percorso di crescita virtuoso e sostenibile, capace di offrire un modello di sviluppo adeguato alle sfide contemporanee.

In che modo questo intergruppo potrà essere utile per coordinare i lavori delle commissioni di cui ognuno di voi fa parte?

Il nostro deve essere un approccio concreto e attento. Esiste uno spazio enorme di azione all’interno dei provvedimenti analizzati dalle singole commissioni. Il tema dell’innovazione non deve essere inteso come elemento aggiuntivo o di corredo, ma il filo conduttore dell’azione del Governo e del Parlamento.

Secondo la sua esperienza, il Parlamento è abbastanza consapevole della centralità di questo tema per il futuro del Paese?

Si dice che il Parlamento rispecchi il Paese che rappresenta e l’Italia deve colmare qualche ritardo. Non tutti hanno la stessa sensibilità ed approccio, noto però con soddisfazione la presenza di elevate professionalità, provenienti dal mondo del lavoro così come dell’università e della ricerca. E’ la prima legislatura in cui si costituisce un intergruppo legato ai temi dell’innovazione e dell’agenda digitale. Buon segno.

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