SCENARI

Gartner: “Il futuro non sarà IT, digitale pigliatutto”

Il 38% della spesa già indirizzato verso tecnologie figlie della nuova rivoluzione industriale. Grande fermento anche nelle aziende: “Ogni divisione si sta trasformando in una startup tecnologica”

Pubblicato il 07 Ott 2014

Patrizia Licata

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La spesa It mondiale supererà i 3.900 miliardi di dollari nel 2015, un incremento del 3,9% rispetto al 2014, e buona parte di questa spesa sarà trainata dalla “economia industriale digitale”. E’ quanto si legge nell’ultima nota di ricerca di Gartner.

L’impatto che la digital business economy sta avendo sull’industria It è dirompente, scrive Gartner. Dal 2013, 650 milioni di nuovi oggetti fisici sono entrati nel mondo online. Le stampanti 3D sono diventate un mercato miliardario; il 10% delle automobili è connesso; il numero di chief data officer e chief digital officer nelle aziende è raddoppiato. “Nel 2015, tutte queste cose raddoppieranno di nuovo”, prevede la società di ricerche.

Peter Sondergaard, senior vice president e global head of Research di Gartner, spiega che queste forze sismiche in atto stanno creando dei cambiamenti permanenti, strutturali.

Gartner definisce “digital business” un nuovo modo di strutturare le imprese e le attività che unisce il mondo fisico e quello virtuale, modificando il modo in cui processi e industrie funzionano tramite la Internet of Things (IoT).

“Quest’anno le aziende spenderanno più 40 miliardi di dollari nel progettare, implementare e gestire la IoT,” afferma Sondergaard. “Ogni elemento delle attrezzature It, qualunque componente di valore, avrà un sensore embedded. Questo vuol dire che le grandi aziende con molti asset avranno più di mezzo milione di oggetti con potenziali indirizzi Ip nel 2020″.

Ma un altro cambiamento fondamentale è in corso, secondo Gartner: ogni divisione aziendale si trasforma, nel digital business, in una “start-up tecnologica”. E intanto la spesa It cambia direzione, va verso le attività digitali con l’obiettivo di avvicinare le imprese al cliente finale. “Il 38% della spesa It si dirige già fuori dell’It, e una grossa fetta è nel digitale”, osserva Sondergaard. “Entro il 2017, sarà più del 50%. Le start-up digitali sono già dentro la vostra azienda, nel marketing, nelle risorse umane, nella logistica e nelle vendite. Le vostre business unit stanno funzionando come start-up tecnologiche”. Gartner stima che il 50% di tutto il personale preposto alle vendite di tecnologia già vende ai vari rami aziendali, non ai dipartimenti It.

L’It da parte sua sta diventando bi-modale, il che permette di colmare il digital divide tra quello che l’It fornisce e quello di cui l’azienda ha bisogno. Si fonderanno così la modalità 1, che è tradizionale, in cui ai sistemi It si richiede di essere affidabili, prevedibili e sicuri, e la modalità 2, che mette l’accento su agilità e velocità, per permettere alle aziende e alle attività di cambiare in qualunque momento.

Ancora, gli smart robot appariranno non solo nelle industrie, ma negli uffici e nelle case, e le macchine smart renderanno automatico il processo di decision making. Perciò i robot avranno un impatto non solo sui posti di lavoro nelle fabbriche, dove i robot potranno svolgere alcune delle mansioni dell’uomo, ma anche sui posti di lavoro basati su compiti più complessi legati a competenze concettuali.

In generale il digital business avrà un forte impatto sul mondo del lavoro. Nel 2018, le aziende digitali avranno bisogno del 50% in meno di lavoratori nei processi di business. Al tempo stesso, le aziende digitali creeranno il 500% in più di posti di lavoro per specialisti digitali. Quali le competenze più richieste? Oggi sono quelle nel mobile, nella user experience, nelle scienze dei dati, risponde Gartner, ma fra tre anni si richiederanno esperti in macchine smart (inclusa la IoT), in robotica, in analisi automatica delle informazioni e anche etica. Poi, di qui a sette anni, ci sarà bisogno di nuove figure professionali e i “lavori digitali” più richiesti saranno quelli dello specialista di integrazione, di architetto del digital business, di analista del quadro regolatorio ed esperti di rischio.

“Le nuove start-up digitali che si sono formate nelle vostre divisioni aziendali hanno fame di analisti di dati, sviluppatori di software e persone capaci di gestire l’offerta cloud e li stanno assumendo a ritmi senza precedenti”, conclude Sondergaard. “Forse stanno già testando le macchine smart e cercano know-how tecnologico specifico che spesso il dipartimento It non ha. Dovete assumere ora i talenti di cui avete bisogno per rendere la vostra azienda digitale di qui al 2020. Tutta la vostra azienda deve diventare digitale, non solo il ramo tecnologico. E il talento è fondamentale per diventare leader nel digitale”.

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