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Gartner: “Troppi data center, le aziende si diano una regolata”

Ne bastano due, ammonisce la società di analisi che spinge sul modello “twin data center”. Così si risparmierebbe sulle spese guadagnando in efficienza e velocità operativa

Pubblicato il 05 Nov 2013

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La maggior parte delle aziende ha troppi data center in troppi Paesi del mondo: lo dice la società di ricerche Gartner, secondo cui, per risparmiare sui costi e ottimizzare l’erogazione dei servizi, le aziende dovrebbero seguire un’indicazione molto semplice: tenere due data center per ciascun continente in cui svolgono un volume importante di attività. La società di ricerche parla di modello del “twin data center”.

“E’ un fatto: la maggior parte delle organizzazioni globali si trova a gestire troppi data center in troppi Paesi”, afferma Rakesh Kumar, research vice president di Gartner. “Questo è solitamente il risultato dell’espansione del loro business, organica o tramite acquisizioni, avvenuta nel corso di anni. Ma anche se la logica della crescita del business è corretta, avere troppi data center ha come conseguenza un eccesso di costi di capitale e di gestione, un’architettura troppo complessa e, in molti casi, perdita di agilità dell’It“.

In effetti, molte aziende hanno dichiarato che avere troppi data center impedisce loro di reagire rapidamente ai cambiamenti sul mercato. Questo avviene perché le decisioni devono passare attraverso troppi strati organizzativi e perché le soluzioni disegnate per un data center spesso devono essere completamente ridisegnate per gli altri siti. Visti i notevoli costi correlati con questa moltiplicazione dei data center (anche centinaia di milioni di dollari) e i possibili risparmi che si ottengono con architetture più snelle, l’incentivo a passare a un modello “duale” è forte. Per la maggior parte delle aziende questo vorrebbe dire due siti ciascuno per Nord America, Sud America, Europa, Africa e Asia-Pacifico.

Inoltre, anche se molte aziende globali vorranno possedere direttamente i loro data center, per alcune potrebbe convenire usare un sito hosted che fornisce la sede fisica con i relativi impianti elettrico e di condizionamento, mentre l’azienda mantiene il possesso degli asset It. Questo è già avvenuto per molte imprese che sono entrate in Paesi come India e China. In altri casi può essere opportuno un contratto di service management in cui non c’è proprietà di asset e una società terza fornisce i servizi It tramite due data center nella regione in questione. Qualunque sia la formula con cui si possiedono e gestiscono i data center, però, Gartner ribadisce l’opportunità di seguire il modello del “twin data center”: due strutture per macro-area.

“Il modello del twin data center offre molti benefici, compresa una maggiore facilità di gestione della disaster recovery e delle operazione generali dei data center, visto che il numero dei siti è limitato e ogni sito è di notevoli dimensioni, il che permette anche di negoziare contratti favorevoli con i fornitori”, sottolinea Kumar. Anche l’espansione del business viene snellita, perché le necessità It vengono gestite sempre tramite i data center esistenti, mentre i siti remoti eventualmene acquisiti vengono chiusi.

Il modello del “twin data center” di Gartner ammette qualche variante. Necessità di disaster recovery e business continuity legate a ragioni di compliance specifiche di alcuni settori, come quello bancario, potrebbero rendere opportuno unire un terzo data center remoto. Un terzo data center potrebbe rendersi utile in alcuni Paesi con specificità culturali o di lingua: per esempio in Cina o a Singapore per aziende che hanno comunque già due data center nella regione dell’Asia-Pacifico.

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