Giacomelli: “Obiettivo: primi in Europa sulla fibra nelle case”

L’intervista del direttore CorCom Gildo Campesato al sottogretario alle Comunicazioni al convegno “Telco per l’Italia”: “Il governo ha tirato l’Italia fuori dall’immobilismo, pronti a rispettare l’agenda Ue”

Pubblicato il 09 Giu 2016

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Banda ultralarga, ma anche frequenze, ruolo del governo e discesa in campo di Enel: tanti gli argomenti toccati da Antonello Giacomelli, Sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, intervistato dal direttore di CorCom Gildo Campesato nel corso dell’evento Telco per l’Italia.

E’ stato pubblicato il bando Infratel per le aree bianche. Ma era proprio necessario l’intervento dello Stato per scongiurare un’Italia a due velocità?

Era necessario: pensiamo solo al fatto che parliamo di 7.300 Comuni italiani e tantissime aziende situati nelle aree bianche. Non si tratta di dirigismo del governo, ma la politica del governo ha il compito di intervenire laddove non interviene il mercato per assicurarsi che tutti abbiano accesso.

Nel frattempo che si realizza la fibra, è possibile pensare anche all’impiego di tecnologie alternative per raggiungere da subito le aree più remote?

Il bando infratel è un bando ambizioso. Tocca ora a chi risponde dimostrare di avere la capacità di usare tutte le possibilità tecnologiche per raggiungere gli obiettivi. Da parte sua il governo è pronto a usare e integrare tutte le tecnologie per completare la copertura. Il governo non ha alcuna preclusione sull’integrazione tecnologica.

Restano validi gli obiettivi fissati per il 2020?

Certo. Anzi abbiamo l’intenzione di diventare uno dei primo paesi in quanto a copertura Ftth.

A che punto siamo col Decreto scavi e il catasto elettronico delle infrastrutture?

Il Decreto scavi è stato sbloccato col recepimento della direttiva 61; anzi, vorrei sottolineare che l’Ue ha fatto una verifica dei paesi che hanno recepito tutte le norme per lo sblocco delle opere infrastrutturali e l’Italia è l’unico paese sui 28 che non ha ricevuto solleciti: per una volta, siamo avanti a tutti. Sul Decreto per il catasto infrastrutture: il 16 giugno dovrebbe arrivare la pubblicazione. Poi ci saranno 180 giorni per i Comuni e 90 per gli operatori per comunicare tutte le loro infrastrtutture del sottosuolo: spetta a loro farsi trovare pronti ed essere virtuosi. Comunque anche in fase di pre qualifica per il bando Infratel gli operatori che partecipano devono comunicare tutte le loro infrastrutture.

Ma l’ok dell’Europa al bando Infratel c’è o no?

La notifica formale ha i suoi tempi, ma di fatto c’è un sostanziale ok sugli interventi nei Cluster C e D. L’Italia sta facendo tutto il possibile per recuperare il suo ritardo, l’Europa sa di doverci venire incontro, anche nell’iter burocratico. Quanto ai voucher e agli interventi nelle altre aree, inizieremo il percorso in una fase successiva, adesso è vitale sbloccare i soldi e gli interventi per le Aree C e D ma partiremo presto anche con gli inteventi nelle altre aree, dove non rinunciamo a forme di incentivo pubblico per garantire l’upgrade e assicurarci che nessuna area di mercato resto indietro. Anche qui i nostri obiettivi di infrastrutturazione vanno oltre quelli europei. Il confronto con l’Europa è in corso e costruttivo.

Lei ha sostenuto che per la realizzazione della fibra ottica sarebbe stato meglio un unico gestore. Averne una molteplicità è una soluzione convincente?

L’ideale è una cosa, la realtà un’altra. E noi non abbiamo, per fortuna, una cultura dirigista, non ci imponiamo al mercato. Io sono ancora convinto che la cosa migliore fosse un unico gestore della rete in fibra per l’Italia, un’unica rete a controllo pubblico offerta a parità di condizioni a mercato e concorrenza, ma la realtà che si è disegnata è un’altra, va benissimo e potranno benissimo esistere due infrastrutture concorrenti: mi fido degli operatori.

Ma nella discesa in campo di Enel c’è lo zampino del governo?

No, era nel piano industriale Enel da tempo intervenire sui contatori e nel mercato della Internet of Things. Si tratta di un progetto con una grande forza industriale che troviamo interessante e con evidenti sinergie col piano per la banda ultralarga.

Nessuna ripercussione nella bolletta elettrica?

No, perché c’è una seria ed efficace vigilanza dell’authority, il processo sarà trasparente, senza nessun rischio. E poi perché vedere solo i problemi? Abbiamo tirato fuori il paese dall’immobilismo, messo a disposizione risorse, fatto i decreti, messo in moto la concorrenza. E’ un fatto positivo, c’è una grande sintonia tra governo e operatori: scateniamo energie, imprenditorialità diffusa, talento italiano, andiamo avanti. L’authority ci penserà se occorrono correzioni.

Sulla questione dei 700 MHz che conflitti possono nascere? Che percorso immaginate nel passaggio da Tv a telco delle frequenze?

La questione è difficile ma non è un dramma. E l’Italia ha fatto molti passi in avanti sulla gestione dello spettro, come prova la nomina della nostra Eva Spina, direttore generale del Ministero dello Sviluppo Economico per la pianificazione e la gestione dello spettro radioelettrico, a vicepresidente dell‘Itu. Sulla banda dei 700 MHz, c’era il Rapporto Lamy che dava la scadenza del 2022 e noi ci siamo attrezzati per quella. Da gennaio 2017 saranno commercializzati nuovi apparecchi Tv DVB-T2 e HEVC, che trasmettono cioè secondo standard di generazione superiore agli attuali, che consentono di usare in modo più intenso le frequenze. Faremo questo percorso in parallelo con la liberazione della banda 700 MHz senza costringere le persone a cambiare televisore e senza super costi per broadcaster e operatori. Abbiamo spiegato questo ai partner europei: Francia e Germania spingono per il 2020, per noi è meglio il 2022. Daremo certezze su step e tempi ma per la nostra evoluzione di mercato non ha senso forzare i tempi a danno di operatori e cittadini. Il confronto è in corso e siamo fiduciosi.

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