LA PROPOSTA

Google alla conquista delle TV, negli Usa è allarme monopolio

La Fcc propone di dare alle Internet company l’accesso ai dati dei set-top-box: potranno così offrire i propri decoder alternativi. Ma per i critici il rischio è che Big G diventi gatekeeper dell’esperienza Tv e ripeta quanto fatto sui mercati search e mobile

Pubblicato il 30 Mag 2016

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Google estenderà il suo dominio anche al mondo della Tv? Ora che negli Stati Uniti la Federal Communications Commission (Fcc) ha deciso di aprire i dati dei set-top box alle Internet companies gli analisti di mercato si interrogano sul rischio monopolio. La Fcc ha infatti dato il via al processo normativo che porterà al cosiddetto “unlock the box,” ovvero chiederà alle aziende del cavo americane di consegnare dati della programmazione agli operatori come Google che offrono alternative al set-top box per il cavo. Se da un lato questa norma può stimolare l’innovazione in un’era in cui Tv e Internet sono sempre più collegati, la proposta della Fcc rischia di sostituire alla manciata di incumbent che domina il mercato oggi un solo potente gatekeeper, Google, come scrive sul New York Times Jonathan Kanter, avvocato esperto di questioni antitrust presso lo studio Cadwalader, Wickersham and Taft.

La Fcc ha introdotto questo cambiamento con l’intenzione di dare ai consumatori più scelta nell’accesso ai contenuti della pay-Tv. Oggi gli utenti usano il decoder che affittano dal fornitore del cavo (o del satellite) o si connettono con la app del provider del cavo su un altro device. La nuova norma permetterebbe di ricevere la pay-Tv usando device, applicazioni e software prodotti da altri, come Google o TiVo. Come parte della proposta, la Fcc chiede alle aziende del cavo di mettere a disposizione di questi “concorrenti alternativi” tre tipi di dati: i video in programmazione, quali contenuti sono disponibili per gli spettatori e quali funzionalità ci sono sul device, per esempio la registrazione. Google ovviamente è più che favorevole a questo cambiamento, mentre i provider della pay-Tv sostengono un modello app-based.

E’ l’accesso ai dati la chiave per Google, ha spiegato in un recente articolo il Wall Street Journal. Google potrebbe “nutrire” i propri device con queste informazioni e diventare fornitore di accesso alla pay-Tv acquisendo rapidamente abbonati e siglando accordi con i gruppi dei media; ovviamente gli abbonati dovranno comunque pagare il fornitore del cavo – come Comcast o Direct Tv – ma Google (o altri produttori di decoder alternativi) avrebbero il controllo dell’interfaccia utente e potrebbero anche mescolare i contenuti della pay-Tv con altre fonti, per esempio YouTube; intanto Google & co. potrebbero raccogliere i dati su quello che gli utenti guardano per vendere pubblicità mirate. In ultima analisi, le aziende hitech diventano la porta d’accesso ai contenuti e le aziende della Tv si trasformano in “utility”.

Questa visione è condivisa da Kanter sul NYTimes: la proposta della Fcc darebbe infatti a Google accesso libero ai dati grezzi della programmazione televisiva, permettendole di rendere ancora più potente il suo busines della ricerca. Google potrebbe usare i dati per trasformarsi nella moderna versione della guida Tv, collegando gli utenti ai programmi e ai film che gli algoritmi del motore di ricerca di Mountain View ritiengono rilevanti per loro.

Finora l’idea della Tv search-centrica di Google mancava di un elemento chiave: l’accesso alle informazioni proprietarie sulla programmazione delle aziende televisive. Google non può mostrare nei suoi risultati di ricerca una lista completa della programmazione dei vari canali Tv, se non ha accordi di licensing con le cable companies. La proposta della Fcc invece dà accesso, gratuito, a Google alle informazioni sui programmi, che potranno così finire nei suoi risultati di ricerca.

Ma Kanter sul NYTimes ricorda che il colosso di Mountain View è stato accusato di non essere del tutto obiettivo nei suoi risultati di ricerca, visto che alcuni siti possono pagare per avere posizioni di rilievo. Secondo i critici, Google segue lo stesso copione per monopolizzare i mercati che le interessano: introduce un prodotto gratuito in un settore competitivo, sostiene quel prodotto con le entrate della pubblicità, poi uccide la competizione con pratiche discriminatorie ed esclusive. Non a caso la Commissione europea ha aperto un’indagine sul presunto dominio nella ricerca da parte di Google, ricorda Kanter.

Bene dunque la proposta della Fcc sui dati dei set-top box del cavo, se stimola innovazione e nuovi mercati; la Commission dovrà però assicurarsi che Google non finisca col “pilotare” le scelte degli utenti che guardano la guida Tv perché, senza una supervisione del regolatore, Big G tenderà a favorire i propri servizi video nei risultati di ricerca.

Altro elemento di preoccupazione riguarda i contenuti, di cui Google ha bisogno per attrarre utenti e inserzionisti. Per evitare che gli utenti abbandonino il suo motore di ricerca, Google spesso copia i contenuti da terze parti. Secondo il NYTimes, Google darebbe così una mano alla pirateria e favorirebbe anche i siti che si basano sulla pubblicità rispetto a quelli a pagamento, erodendo i margini di profitto dei giornali e, in generale, dei fornitori di contenuti e danneggiando gli investimenti in creazione di contenuti originali.

Se la Fcc andrà avanti con la sua proposta, e Google avrà accesso ai dati di cui ha bisogno per realizzare un proprio set-top box basato sulla ricerca Internet, il regolatore dovrà prevedere anche robuste misure, conclude il NYTimes, per evitare che Google controlli il settore in modo anti-competitivo. Per esempio, a Big G potrebbe essere richiesto di assumere impegni in tema di search neutrality, trasparenza, adesione agli standard della privacy e limiti sul bundling di prodotti e servizi che danneggia la concorrenza.

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