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Google banna dal Play Store la vendita di marijuana

Le app della cannabis legale potranno continuare a pubblicizzare i loro prodotti, ma devono eliminare il carrello per l’ordine di acquisto. Trenta giorni di tempo agli sviluppatori per adeguarsi

Pubblicato il 30 Mag 2019

Patrizia Licata

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Google ha inserito una nuova regola nel Play Store che vieta le app che “facilitano la vendita di marijuana“, anche quando operano legalmente. La nuova policy appare nella pagina americana del Play Store con le regole per gli sviluppatori di app alla voce “contenuti inappropriati e con limitazioni”.

In pratica, le app Android rivolte agli utenti dei prodotti contenenti cannabis potranno continuare a esistere e svolgere promozione, ma non potranno più offrire il carrello in-app per lo shopping finalizzato alla consegna di marijuana o comunque tale da “facilitare la vendita di marijuana o prodotti basati sulla marijuana”. La regola è indipendente dal fatto che le app operino in un quadro di legalità, su mercati che la ammettono per usi ricreativi, come la California, l’Oregon o il Nevada.

Google ha sottolineato che sta lavorando con gli sviluppatori di app per aiutarli a implementare i cambiamenti perché possano continuare a essere presenti nel suo negozio di applicazioni mobili. I creatori delle app hanno trenta giorni di tempo per adeguarsi.

Secondo Android Police la nuova regola di Google si inserisce in una più generale strategia volta a rendere il Play Store più adatto al pubblico dei minorenni. Ma la decisione di liberarsi dei carrelli per lo shopping della cannabis potrebbe semplicemente essere un modo per evitare di processare i pagamenti, visto che la cannabis, pur legalizzata in alcuni Stati Usa, è illegale a livello federale.

In una dichiarazione alla testata The Verge, Google ha definito i cambiamenti sul Play Store meno drammatici di quel che può apparire: “Queste app devono solo spostare il flusso di acquisti nel carrello fuori dalla app per essere compliant con le nostre nuove regole”. Il portavoce del colosso di Mountain View ha ribadito il pieno supporto tecnico agli sviluppatori per evitare ogni interruzione nel servizio ai clienti finali.

Non concorda Eaze, una delle app per la vendita della marijuana più utilizzate. Un portavoce ha sottolineato che Eaze agisce sui mercati che consentono l’uso ricreativo della marijuana o dei prodotti derivati dalla cannabis in modo regolato e si rivolge solo ad adulti collegandoli con negozi autorizzati. La decisione di Google delude anche perché aiuta solo la crescita del mercato illegale”, ha sottolineato l’azienda, “ma siamo sicuri che Google, Apple e Facebook alla fine faranno la cosa giusta e permetteranno alle app della cannabis legale di operare sulla loro piattaforma”.

La mossa di Google ricalca infatti quella già decisa da Apple per il suo App Store, dove non sono ammesse le app “che facilitano la vendita di marijuana, il tabacco e le sostanze soggette a regolamentazione” o che incoraggiano il consumo di prodotti del tabacco, droghe illegali e quantità eccessive di alcol. Eaze, come Weedmaps e altre app del settore, sono presenti su iOs, ma non possono offrire la funzionalità dell’acquisto o ordine del prodotto in-app. Ora non potranno farlo nemmeno sul Play Store di Google.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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