ACCORDO FATTO CON LA UE

Google cede all’Europa: nel search anche i risultati di tre rivali

E i fornitori di contenuti potranno decidere quale materiale veicolare. Questi i principali rimedi per chiudere il dossier aperto nel 2010 dalla Commissione Ue per presunto abuso di posizione dominante. Soddisfatta l’Antitrust, Almunia: “Ora gli utenti hanno reale possibilità di scelta”. Il motore ha scampato una multa fino a 5 miliardi di dollari

Pubblicato il 05 Feb 2014

Patrizia Licata

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L’Antitrust Ue è soddisfatta dei “rimedi” proposti da Google per mitigare i timori dell’Europa su un suo possibile abuso di posizione dominante: l’ultima offerta del colosso americano è stata ritenuta “migliore” di quelle presentate in passato e ha permesso uno storico accordo che prelude alla chiusura definitiva dell’indagine della Commissione europea. L’inchiesta era stata avviata a novembre 2010 dopo gli esposti dei motori di ricerca rivali che accusavano il colosso di Mountain View di favorire i propri prodotti e servizi a danno della concorrenza; senza un patteggiamento, Google rischiava una multa fino a 5 miliardi di dollari.

Google aveva già fatto due tentativi di chiudere l’indagine, con rimedi però considerati non sufficienti. Ora è riuscita a mitigare i timori dell’Ue, in particolare garantendo la presenza di tre concorrenti nella stessa pagina in cui promuove i propri servizi di ricerca specializzati. “Credo che le nuove proposte presentate da Google dopo lunghe e complesse trattative affrontino i dubbi dell’Ue“, ha dichiarato il commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia. “Senza impedire a Google di migliorare i propri servizi, sarà fornita agli utenti una reale scelta tra le possibilità offerte dai concorrenti, in modo analogo. Spetterà a loro scegliere la migliore alternativa”, ha concluso Almunia.

Almunia, a capo dell’Antitrust europeo dal 2009, ha collezionato una serie di successi in questo senso: ha risolto diverse dispute arrivando a patteggiameti e evitando salate multe alle aziende. Se la chiusura dell’inchiesta su Google arriverà come previsto, il motore di ricerca sarà riuscito a sua volta a sistemare con successo le sue pendenti questioni antitrust sia in Europa che negli Stati Uniti, dove l’anno scorso la Federal Trade Commission ha chiuso la procedura nei confronti di Big G con una semplice reprimenda.

In base alle nuove proposte, Google, che controlla il 75% del mercato della ricerca europea (dato di comScore), si impegna a permettere a tre rivali di mostrare i loro logo e indirizzi web in una finestra ben visibile, mentre i fornitori di contenuti potranno decidere quale materiale Google può usare per i suoi servizi. Google abolirà anche le restrizioni che impediscono oggi agli inserzionisti di spostare le loro campagne pubblicitarie verso piattaforme rivali come Yahoo! e Bing di Microsoft.

Non soddisfatti però i rivali di Big G. Almunia infatti sentirà il parere dei concorrenti di mercato prima di prendere la decisione definitiva e chiudere l’inchiesta, ma l‘Icomp, la lobby che rapprenta migliaia di piccole aziende dell’online (e che ha tra i finanziatori Microsoft) sostiene che Almunia farà visionare non la proposta di Google bensì l’analisi che ne ha fatto la Commissione, e questo non sarebbe sufficiente. Inoltre, ai competitor non piace l’idea di comparire in un box a parte (sulla destra) dei risultati di ricerca: gli utenti continueranno a optare per i risultati di Google (sulla sinistra), tanto più che quel box li farà sembrare delle ads anziché dei risultati di ricerca. Il Wall Street Journal riporta che Microsoft e Nokia hanno commentato che i nuovi “rimedi” di Google non sono affatto migliori di quelli proposti in precedenza e che lo svantaggio per i concorrenti non viene sanato.

Almunia ha respinto le critiche sottolineando che il caso ha cercato di risolvere i timori della Commissione europea, non di soddisfare i rivali di Google, il cui punto di vista “è ben noto”. “Google ha una posizione dominante, certo, ma non è questo l’oggetto dell’indagine”, ha detto Almunia. “Quello che dobbiamo eliminare sono gli abusi di questa posizione che ostacolano la concorrenza e uccidono l’innovazione”.

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