LA MULTA

Google, il Tar conferma la sanzione Agcm da 100 milioni

Il tribunale amministrativo regionale dà il via libera alla decisione dell’Antitrust per abuso di posizione dominante: BigG non aveva consentito l’inserimento dell’app JuicePass di Enel X su Android Auto. Penale da 365 milioni anche in Russia: “Informazioni inesatte sulla guerra”

Pubblicato il 18 Lug 2022

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Il Tar del Lazio conferma la multa da 100 milioni di euro che l’Autorità Antitrust aveva inflitto nel maggio scorso a Google, Google Italia e Alphabet per non aver consentito l’inserimento dell’app JuicePass di Enel X nella piattaforma Android Auto. I giudici del tribunale amministrativo regionale hanno respinto il ricorso presentato da BigG contro la sanzione decisa dall’Agcm per abuso di posizione dominante.

Secondo la contestazione originaria di Enel X, che aveva portato alla sanzione Antitrust, Google avrebbe rifiutato a Enel X Italia di rendere disponibile JuicePass su Android Auto, limitando secondo i giudici la possibilità per gli utenti di utilizzare la app di Enel X Italia per individuare le stazioni di ricarica per le auto elettriche, favorendo la propria app Google Maps.

“Tenuto conto che il bilancio consolidato di Google non contiene una ripartizione del fatturato per singoli Paesi, ad eccezione degli Stati Uniti, bensì fa riferimento a macroregioni, tra cui quella relativa a Europa, Medio Oriente e Africa (Emea) alla quale è riferibile il 30 per cento dei ricavi – scrivono i giudici del Tar – l’Autorità ha stimato l’incidenza del fatturato generato in Italia sui ricavi globali di Google e, quindi, l’incidenza sullo stesso di Android, Google Play e Google Maps“. “Ai fini del calcolo dell’importo base della sanzione – proseguono – l’Autorità ha applicato al fatturato rilevante una percentuale basata sulla gravità dell’infrazione e poi moltiplicata per la durata della stessa; è stato poi aggiunto all’importo base un ammontare supplementare, compreso tra il 15 per cento e il 25 per cento del fatturato rilevante, al fine di conferire al potere sanzionatorio dell’Autorità il necessario carattere di effettiva deterrenza”. “L’Autorità ha incrementato la sanzione del 50 per cento, come previsto per il caso in cui l’impresa responsabile dell’infrazione abbia realizzato nell’ultimo esercizio chiuso anteriormente alla notificazione della diffida un fatturato totale a livello mondiale particolarmente elevato rispetto al valore delle vendite dei beni o servizi oggetto dell’infrazione  – spiega ancora il Tar – oppure appartenga a un gruppo di significative dimensioni economiche”.

“Risulta anche corretta la valutazione dell’Agcm secondo cui, nel caso di specie, non ricorrono le circostanze di ‘complessità del contesto giuridico e fattuale’ di riferimento e di ‘novità della fattispecie’ invocate da Google a supporto della sua richiesta di applicazione di una sanzione simbolica o minima – puntualizza il Tar del Lazio – in quanto gli aspetti di complessità del caso in esame concernono questioni di tecnologia e interoperabilità rientranti nella sfera di controllo della ricorrente. La sanzione è quindi stata determinata in misura inferiore al 10 per cento del fatturato di cui all’ultimo bilancio approvato (precisamente nella misura dello 0,064 per cento dello stesso), conformemente alla normativa prevista dall’art. 15, comma 1, l. n. 287/90″.

La sentenza del Tar Lazio su Google è stata emessa dai giudici della I sezione, presieduta da Antonino Savio Amodio, mentre l’estensore del provvedimento è il magistrato Francesca Petrucciani.

“Secondo l’Autorità – spiega la sentenza del Tar – la condotta abusiva avrebbe tratto origine dalle posizioni dominanti che Google detiene, attraverso Android, nel mercato della concessione di licenze per sistemi operativi per dispositivi mobili intelligenti e, attraverso Google Play, nel mercato dei portali di vendita di applicazioni per Android”. “Android Auto, che secondo l’Autorità costituisce un’estensione del sistema Android, mentre secondo la ricorrente è un app che consente l’utilizzazione di alcune funzionalità dello smartphone sul sistema di infotainement dell’automobile – sottolinea la sentenza – può comunque pacificamente essere definito come un sistema che consente di proiettare le funzionalità dello smartphone sullo schermo dell’auto, al fine di permettere agli utenti di app di fruirne su uno schermo diverso da quello dei dispositivi mobili, in condizioni di maggiore sicurezza, quando si trovano alla guida”. “Pertanto, gli sviluppatori di app per la mobilità che vogliono raggiungere i consumatori che usano Android mirano a far sì che le proprie applicazioni siano compatibili con Android Auto e, quindi, utilizzabili sullo schermo delle auto; in questo senso Android Auto può essere definita una ‘smartphone projection app’, che trasmette il contenuto dello schermo del dispositivo mobile sull’unità di infotainment dell’auto. Di conseguenza correttamente l’Agcm ha individuato la posizione dominante”.

Ma quella confermata da Tar non è l’unica sanzione che oggi ha colpito Google: una multa da 21,08 miliardi di rubli, pari a 365 milioni di euro, è stata infatti emessa anche da un tribunale di Mosca. In questo caso BigG è stata giudicata colpevole di non aver rimosso contenuti sulla guerra in Ucraina che la Russia bolla come “informazioni inesatte sul corso dell’operazione speciale”. I giudici del distretto Tagansky di Mosca hanno spiegato che l’importo della multa è pari al 10% delle entrate annuali del gruppo nella Federazione Russa. Quella appena decisa è la seconda sanzione imposta dalle autorità russe a Google, dopo quella da 7,2 miliardi di rubli del dicembre 2021.

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