Il mercato dei green data center sta conoscendo un’accelerazione senza precedenti. Secondo l’analisi di MarketsandMarkets, il settore passerà dai 48,26 miliardi di dollari del 2025 a 155,75 miliardi nel 2030, crescendo a un ritmo annuo del 26,4%. È un’evoluzione che riflette la convergenza di due forze decisive: gli investimenti sempre più consistenti nelle energie rinnovabili e la necessità di gestire densità computazionali in costante aumento. Non si tratta più soltanto di adeguarsi a requisiti normativi, ma di competere in un mercato in cui la sostenibilità diventa leva di efficienza e vantaggio competitivo.
La tendenza in atto va al di là di iniziative isolate o di “green pilot” confinati ai campus di frontiera. L’infrastruttura sostenibile è ormai un requisito di progettazione e gestione per hyperscaler, provider di colocazione e data center enterprise. L’integrazione nativa di generazione rinnovabile, raffreddamento a liquido o per immersione e sistemi intelligenti di energy management consente di ridurre l’impronta di carbonio, migliorare la Power Usage Effectiveness (PUE) e allinearsi a normative che in molte giurisdizioni diventano più stringenti di trimestre in trimestre.
Indice degli argomenti
Che cosa rende “green” un data center oggi
L’idea di sostenibilità nel data center contemporaneo è meno ideologica e più ingegneristica. Significa abbassare il fabbisogno energetico per unità di calcolo e, parallelamente, decarbonizzare le fonti di energia, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili. Significa anche progettare con criteri di circolarità: dalla selezione di refrigeranti a basso GWP alle architetture di recupero del calore verso reti di teleriscaldamento, fino ai moduli elettrici prefabbricati che riducono tempi, costi e scarti di cantiere.
Il salto di qualità arriva quando la sostenibilità non è un layer opzionale, ma un’architettura di sistema. In questo senso, i data center “green” ripensano l’intero stack: dall’alimentazione (integrazione con microgrid e storage), al condizionamento termico (aria “smart”, liquido diretto o immersione), fino al software di orchestrazione energetica che trasforma telemetria e sensori in decisioni operative automatizzate.
L’AI cambia le regole del gioco
L’accelerazione dell’Intelligenza Artificiale generativa ha riportato al centro il tema della densità di potenza per rack. In questo contesto, le partnership tra fornitura elettrica, raffreddamento e piattaforme AI diventano strategiche.
Il paradigma è chiaro: più AI significa più densità, più densità richiede raffreddamento avanzato, e il raffreddamento avanzato può diventare “green” se integrato con controlli predittivi, logiche di free cooling, refrigeranti a basso impatto e, dove possibile, soluzioni di cattura e riuso del calore. Questo incastro tecnico-industriale spiega perché la sostenibilità, da costo percepito, si trasformi in ottimizzazione strutturale del TCO.
Nord America in testa: energia a basse emissioni e iter più rapidi
La traiettoria è particolarmente marcata in Nord America, che secondo il report dovrebbe mantenere la leadership del mercato lungo l’orizzonte di previsione. A spingere sono tre fattori convergenti: decarbonizzazione interna delle imprese, costi dell’energia on-site in crescita e necessità di ospitare carichi ad alta densità con impronta idrica ed energetica contenuta.
Il documento richiama dati dell’Energy Information Administration: nel 2024, negli Stati Uniti la generazione da solare è cresciuta del 25%, mentre l’eolico è salito dell’8%, ampliando l’accesso a elettricità low-carbon per hyperscaler e campus di colocazione. A questa dinamica si somma l’ordine esecutivo della Casa Bianca del luglio 2025, che ha accelerato le autorizzazioni federali per progetti di data center di grandi dimensioni — con soglia sopra i 100 MW o capex oltre i 500 milioni di dollari — facilitando l’adozione rapida di soluzioni con rinnovabili integrate, liquid cooling e design ad alta efficienza.
L’effetto sul mercato è duplice: si comprime il time-to-market dei nuovi campus e si alza l’asticella tecnica delle richieste in gara, con specifiche più esigenti su efficienza, tracciabilità energetica e strumenti di governance. Per gli operatori della filiera, questo significa avere reference design preconvalidati e supply chain pronte a sostenere cantieri in tempi più stretti.
Aria “green”: perché il raffreddamento a espansione d’aria manterrà il primato
Nell’immaginario del settore, il “liquido” domina il dibattito. Eppure il report prevede che, nel periodo considerato, sarà la componente green air cooling a detenere la quota più ampia di mercato. La ragione è tecnica e industriale: i moderni sistemi a aria non sono più quelli di un decennio fa. CRAH e CRAC di nuova generazione, con ventilatori a velocità variabile, controlli avanzati e motori ad alta efficienza, uniti a chiller con refrigeranti a basso GWP e modalità free cooling, possono ridurre in modo sostanziale il consumo energetico quando le condizioni climatiche lo permettono. La geometria dei corridoi a caldo/freddo, la gestione variabile dei flussi e il monitoraggio intelligente chiudono il cerchio, adeguando l’erogazione termica al carico in tempo reale.
Interessante, in questa prospettiva, il segnale che arriva dall’industria del freddo: Carrier ha investito in ZutaCore a febbraio 2025, indicando una convergenza tra competenze HVAC e soluzioni liquide a contatto diretto. È un indizio di come i confini tra tecnologie si stiano assottigliando: l’aria continuerà a presidiare ampie porzioni del mercato, ma la combinazione ibrida aria–liquido diventerà lo standard nei cluster ad altissima densità.
Il software come moltiplicatore di efficienza
Se l’hardware costruisce le fondamenta, è il software a definire quanta efficienza si porta a casa. Il report indica che il segmento software sarà quello a crescita più rapida entro il 2030. Sotto questo cappello rientrano il Data Center Infrastructure Management (DCIM) e i Building Management Systems (BMS): il primo offre una visibilità in tempo reale su uso di potenza, efficienza del raffreddamento, occupazione dei server e condizioni ambientali; il secondo orchestra apparati elettrici, meccanici e HVAC, automatizzando la regolazione di illuminazione, temperatura e flussi d’aria per ridurre sprechi e migliorare la resa termica. Compliance e reportistica ESG sono la naturale estensione, perché senza dati e telemetria affidabili la sostenibilità resta slogan.
La vera frontiera è il controllo predittivo: correlare i pattern di carico delle applicazioni con meteo, prezzi dell’energia e disponibilità rinnovabile, per spostare workload, modulare set-point e utilizzare energia pulita quando è più abbondante, senza sacrificare la qualità del servizio.
La mappa dei protagonisti e la nuova geografia della supply chain
Il documento elenca tra i principali vendor del perimetro “green” nomi come Schneider Electric (Francia), Vertiv (USA), Eaton (USA), Daikin (Giappone), ABB (Svizzera), Delta Electronics (Taiwan), Siemens (Germania), Carrier (USA) e GE Vernova (USA). È un ecosistema dove si incontrano tradizione elettrica europea, manifattura asiatica ad alta integrazione e innovazione termica statunitense, con una catena del valore sempre più orientata a soluzioni modulari, preassemblate e certificabili.
Questi attori non si limitano a fornire componenti: propongono reference design, programmi di validazione congiunta e pacchetti “chiavi in mano” che coniugano quadro elettrico, UPS, rack, manifold per il liquido, controlli e software DCIM/BMS. In un mercato che corre veloce, la ripetibilità è spesso la chiave per comprimere tempi e rischi, soprattutto quando si parla di implementazioni multi‑sito.
Procurement e progettazione: come cambia il capitolato
La cornice nordamericana descritta dal report — con permitting accelerato per impianti oltre i 100 MW o con investimenti superiori a 500 milioni di dollari — si traduce in capitolati più “industriali” e meno “artigianali”. Il documento suggerisce che vendor e system integrator dovrebbero prioritizzare stack di liquid cooling prevalidati, skid elettrici modulari, sistemi di recupero termico a livello impianto e DCIM potenziati, così da rispondere a richieste immediate in uno scenario dove cresce la disponibilità di energia rinnovabile e si accorciano le finestre autorizzative. Standardizzare senza rinunciare alla flessibilità sarà la discriminante per stare sul mercato.
Per gli operatori della domanda, invece, l’attenzione si sposta su tre piani: modello energetico (PPA, on-site con storage, demand response), profilo termico (aria evoluta, liquido diretto, immersione o mix) e governance software. La scelta non è binaria: l’ottimo si trova nel matching tra carico applicativo, clima locale e griglia di incentivi/regole.
Densità, acqua e carbonio: le tre metriche del prossimo quinquennio
Nell’era post‑Moore, il vertical scaling dei carichi AI e HPC impone di guardare oltre la sola PUE. Le metriche che emergeranno come bussola strategica sono tre. La densità energetica, perché un rack da 80–100 kW chiede infrastruttura diversa rispetto a uno da 10–20 kW. L’impronta idrica, con un passaggio deciso verso tecnologie a water use intensity contenuta e cicli chiusi. L’intensità carbonica dell’energia, da misurare con granularità oraria per correlare scheduling e disponibilità rinnovabile. In questo quadro, l’aria “intelligente” rimane una risposta efficiente per ampie porzioni del parco installato, mentre il liquido è la condizione per sbloccare cluster AI con densità estreme, come suggeriscono i reference design citati.
Dalla narrativa ESG alla resilienza operativa
Una lezione trasversale del report è che la sostenibilità, quando integra eco-design e intelligenza operativa, aumenta la resilienza. In un mondo di volatilità energetica e catene di fornitura intermittenti, un data center che consuma meno, che può flessibilizzare i carichi e che attrae energia a basso contenuto di carbonio è anche un data center che costa meno nel ciclo di vita e che regge meglio shock esterni. Riduzione delle emissioni e ottimizzazione dei costi non sono più obiettivi divergenti; sono due facce della stessa strategia.
Cosa aspettarsi da qui al 2030
L’orizzonte 2030 non è lontano. Se la traiettoria di 26,4% di CAGR si confermerà, vedremo campus più compatti, con impianti termici ibridi e un layer software che agisce come “cervello energetico” del sito. Il Nord America continuerà a fare da apripista, ma la combinazione di requisiti normativi europei, maturità dei mercati PPA e innovazione asiatica sulle supply chain potrebbe rimescolare le percentuali regione per regione.
Il punto dirimente è che il calcolo sostenibile non è più un’opzione reputazionale. È l’unico modo per dare scala al digitale dell’AI, del cloud e dei servizi a bassa latenza senza scontrarsi con muri fisici, energetici e sociali. E questo spiega perché il numero che apre questo articolo — 155,75 miliardi di dollari entro fine decennio — non è il traguardo della corsa, ma solo il nuovo punto di partenza per un’industria che ha appena cambiato marcia.