Gtech-Lottomatica, il made in Italy digitale che ha conquistato gli Usa

Capacità tecnologica, inventiva, innovazione le armi con cui l’azienda si è imposta. Una leadership mondiale che al lottery unisce i casinò dopo la conquista della californiana Ict. Operare nei giochi online richiede competenze tecnologiche all’avanguardia. L’importanza di gestire i processi in logica end-to-end. La parola al Cto Giovanni Rando Mazzarino

Pubblicato il 17 Nov 2014

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Se Matteo Renzi accettasse un nostro consiglio, gli proporremmo Gtech-Lottomatica come possibile tappa del tour che va facendo fra le aziende italiane che fanno innovazione e creano (o difendono) posti di lavoro. Magari passando al di sopra (di questo è maestro) alle polemiche tutte ideologiche che potrebbero sorgere dal fatto che si tratta di un’azienda che fa affari con le scommesse. Sarebbe come rifiutarsi di andare a Percoto dai Nonino perché producono e vendono bevande alcoliche! Già, perché Gtech (in Italia la conosciamo come Lottomatica) è diventata uno dei maggiori operatori mondiali del gambling andando a conquistare mercati come gli Usa o il Canada, che sembravano irraggiungibili non da un’azienda italiana ma persino da una europea.

Una multinazionale made in Italy che dell’inventiva, dell’innovazione e della capacità tecnologica ha fatto il suo principale punto di forza. La prima tappa (allora si chiamava ancora Lottomatica) è stato il take over su Gtech, gruppo americano attivo nelle lotterie acquisito nel 2006. Adesso, la società controllata dalla famiglia De Agostini e specializzata nel business del gioco regolamentato, ha appena messo sul piatto 4,7 miliardi di dollari fra contanti e azioni (più 1,29 miliardi di debito netto presente nella società preda) per fondersi con IGT (International Game Technology), società di Las Vegas leader nel settore dei casino e del social gaming. Insieme faranno più di 13.000 dipendenti (Lottomatica-Gtech ne ha 8.600 fra Italia, Usa e varie sedi nel mondo). Si metteranno insieme le società leader al mondo nelle Lotterie e quella negli apparecchi di intrattenimento. Insieme faranno oltre 6 miliardi di dollari di fatturato e bilanceranno in maniera definitiva il portafoglio di prodotti del gruppo. L’accordo è al vaglio delle autorità. “Il potenziale è enorme: il leader mondiale delle lotterie si unisce al leader mondiale dei casinò”, spiega Giovanni Rando Mazzarino, Cto di Gtech. Detto altrimenti, l’uomo che è alla guida dei sistemi tecnologici di un’azienda che sulla tecnologia e l’innovazione si gioca tutto.

Quali sono gli elementi portanti di questa operazione?

La tecnologia rappresenterà il cuore industriale della nuova realtà. È lì che si giocherà il nostro futuro. Ed è nella nostra tecnologia che sta la chiave della leadership italiana che abbiamo costruito nel corso degli anni. Operare nel campo delle lotterie o in quello del gambling online regolato richiede competenze tecnologiche all’avanguardia. Le faccio un esempio: tutte le scommesse o tutte le mani del poker prevedono un complesso passaggio informatico fra giocatore, sistema del concessionario che deve gestire e verificare, Sogei che deve controllare. Il tutto in tempo reale: centesimi di secondo. Nel contempo, dobbiamo essere in grado di adeguare i giochi ai cambiamenti dei gusti del mercato che sono assai mutevoli ed alla migliore fruibilità nel rispetto della massima trasparenza con l’Agenzia Dei Monopoli (Adm). È evidente il livello di sofisticazione, adeguatezza e flessibilità richiesti a software e hardware ma anche alle procedure lungo tutta la catena end-to-end atta a garantire tutti i soggetti coinvolti (giocatore, concessionario, ADM). È sicuramente un sistema molto complesso e impegnativo dal punto di vista tecnologico e di progettazione.

Dove sono fondamentali il processing dei big data e gestione dei datacenter.

Certamente. I nostri due datacenter di Milano e Roma sono essenziali all’intero sistema. Altri elementi fondamentali sono la virtualizzazione e l’impostazione in SaaS che abbiamo adottato per la nostra offerta in modalità cloud sul mercato. In questi mesi sono partiti in full production i servizi per le seguenti società: Barona in California con Poker online; Loto Quebec e British Columbia in Canada con Bingo, Casinò e Poker online; per 20 Clienti UK e Svedesi con Ibn (International Bingo Network) ed infine, in modalità on-premesis, per Norsk Tipping in Norvergia con Bingo e Casinò e per Opap in Grecia con le scommesse sportive online. Si tratta di prodotti concepiti dalla nostra branch inglese ma che in larga parte vengono sviluppati in Italia. Sa dove girano il poker californiano o il Bingo e Poker Canadese? Nel nostro datacenter di Roma in modalità cloud privato.

Vendita negli Usa di servizi ospitati su datacenter italiani. Sembra il mondo alla rovescia.

Se vuole metterla così. Il nostro approccio tecnologico è molto simile a quello di realtà come ad esempio Amazon, dove è certamente decisiva la ricchezza del catalogo che offrono al mercato e l’adeguatezza del software con cui interagiscono con i clienti, ma il loro successo è principalmente dovuto alla capacità di governare l’intero processo fino alla consegna dei prodotti ordinati. In altre parole è un approccio a 360° che copre l’intera filiera. Questa è la stessa logica che stiamo cercando di adottare nella definizione e sviluppo dei nostri prodotti e servizi.

Di qui il vostro successo?

E da molte altre ragioni, tra cui una che può apparire un paradosso: la regolamentazione.

Cioè?

In Italia abbiamo una regolamentazione d’avanguardia, intelligente, che mira a proporre il sistema dei giochi in modo trasparente e legale. Al punto che la nostra legislazione è stata il faro di quella europea. E ciò ci ha dato vantaggi sulle stesse aziende americane. C’è stato un combinato disposto virtuoso fra l’obbligo di obbedienza a una regolamentazione intelligente, la nostra competenza tecnologica e la capacità di proporre un’offerta appetibile per la user experience. Un gioco regolamentato dà più garanzie ai giocatori, ma non può avere meno appeal di un gioco non regolamentato. Diversamente, vince quest’ultimo, vince ciò che in gergo chiamiamo l’offshore.

E la social responsability?

Ci sentiamo fortemente impegnati in questo campo. Dare garanzie al giocatore, al concessionario e allo Stato che tutto avvenga secondo le norme e nel rispetto di tutti i soggetti che fanno parte del mondo del gambling è nel nostro dna, è la base del nostro operare. È la nostra ragion d’essere di concessionari dello Stato.

Si parla di una nuova tassa.

Mi permetto di osservare una sola cosa: il gioco regolamentato è fatto di equilibri delicatissimi, non semplici da raggiungere. Metterne in discussione l’algoritmo economico potrebbe recare con sé il rischio che ne risenta l’intera filiera a vantaggio del mercato offshore.

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