LA VERTENZA

Ibm Italia, nessun accordo sui 290 esuberi

E’ rottura al tavolo con i sindacati, che bocciano la proposta dell’azienda su esodo incentivato e demansionamenti. A rischiare il posto di lavoro sono 100 tra impiegati e quadri e 190 dirigenti

Pubblicato il 30 Mar 2016

A.S.

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Il tavoli aperti da Ibm Italia con i sindacati per discutere dei 290 esuberi annunciati dall’azienda si sono chiusi senza un accordo. La multinazionale proponeva alle controparti un piano di esodo incentivato sulla stessa linea di quello sottoscritto a novembre 2014, ma questa volta la trattativa non è andata a buon fine, con 8 sui 15 delegati di Fim, Fiom e Uilm che hanno votato contro l’intesa.

Gli esuberi, secondo quanto annunciato dall’azienda, riguardano 100 tra impiegati e quadri e 190 dirigenti: per questi ultimi l’azienda, incontrando i rappresentanti di Federmanager, avrebbe prefigurato sia prepensionamenti agevolati sia la possibilità di rimanere, con un demansionamento, per chi non avesse voluto lasciare il lavoro.

“Siamo vicini a quelle che in questo momento sono le necessità dell’azienda – spiega al Sole24ore Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager – ma è nostro compito essere ancora più vicini alle necessità dei tanti colleghi che rischiano il posto di lavoro”.

“Bisogna fare tutto il possibile per raggiungere un accordo basato sulla volontarietà di chi esce – è l’appello di Ariel Hassan (Uilm) – In ogni caso l’azienda non può sottrarsi da un confronto al Mise con i sindacati su piano industriale e prospettive occupazionali per l’Italia”.

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