LA RIFORMA UE

Il Digital Single Market già dal 2016: ecco la strategia europea

La Commissione Ue ha svelato il “pacchetto” di azioni che consentiranno di fare l’Europa unita digitale. Stop al geoblocco nell’e-commerce, nuove regole per Tlc e privacy e spinta all’e-gov tra i pilastri del Piano. Il presidente Juncker: “In gioco la prosperità dell’Europa”

Pubblicato il 06 Mag 2015

Federica Meta

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Sedici azioni, suddivise in tre pilastri, per accelerare la creazione del Mercato unico digitale. Sono quelle presentate oggi dalla Commissione europea , comprende una serie di azioni mirate che dovranno essere attuate entro la fine dell’anno prossimo. La strategia poggerà su tre pilastri: migliorare l’accesso ai beni e servizi digitali in tutta Europa per i consumatori e le imprese; creare un contesto favorevole e parità di condizioni affinché le reti digitali e i servizi innovativi possano svilupparsi; massimizzare il potenziale di crescita dell’economia digitale. “Oggi abbiamo gettato le basi per il futuro digitale dell’Europa. Voglio assistere alla creazione di reti di telecomunicazioni su scala continentale, servizi digitali che attraversano le frontiere e una moltitudine di start-up europee innovative – spiega Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione i – Voglio che ciascun consumatore faccia gli affari migliori e che ciascuna impresa abbia accesso al mercato più esteso, ovunque si trovino in Europa. Esattamente un anno fa, ho promesso di fare del mercato unico pienamente digitale una delle mie massime priorità. Oggi manteniamo la promessa. Le iniziative previste dalla nostra strategia per il mercato unico digitale contribuiranno a preparare il mercato unico all’era digitale.”

L’obiettivo del mercato unico digitale mira ad abbattere le barriere regolamentari fino ad instaurare un unico mercato al posto dei 28 mercati nazionali ora esistenti. Un mercato unico digitale pienamente funzionante potrebbe apportare all’economia europea 415 miliardi di euro l’anno e creare centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro.

Attualmente, infatti, l’esistenza di ostacoli alle operazioni online impedisce ai cittadini di profittare di una più vasta gamma di beni e servizi: solo il 15% effettua acquisti online da un altro Stato membro; le imprese che operano via Internet e le start-up non possono trarre pieno vantaggio dalle opportunità di crescita offerte da Internet: solo il 7% delle Pmi vende all’estero. Infine, le imprese e le pubbliche amministrazioni non possono fruire appieno degli strumenti digitali. In questo quadro l’Italia si conferma uno dei paesi meno “digitalizzati” in termini di utilizzo delle possibilità che la rete offre ai consumatori: solo il 59% degli italiani usa internet, contro il 75% di media Ue. Percentuali inferiori si registrano solo in Bulgaria, Romania e Grecia. Le persone che non hanno mai usato internet sono il 32% in Italia contro il 18% in Europa. Fra gli internauti, solo il 35% effettua acquisti online, poco più della metà della media europea pari al 63%; e solo il 14% si azzarda ad acquistare all’estero, ma in questo caso la media europea è solo di poco superiore (il 18%).

“La nostra strategia è un programma ambizioso e necessario che contiene iniziative mirate ai settori in cui l’Ue può fare davvero la differenza – sottolinea Andrus Ansip, vicepresidente responsabile per il Mercato unico digitale – Esse preparano l’Europa a raccogliere i frutti del futuro digitale e daranno ai cittadini e alle imprese la libertà di beneficiare appieno, anche online, dell’enorme mercato interno europeo. Le iniziative sono interconnesse e si rafforzano reciprocamente. Devono essere realizzate rapidamente affinché possano contribuire al meglio alla creazione di posti di lavoro e alla crescita. La strategia è il nostro punto di partenza, non la linea di arrivo”.

Tra le 16 azioni chiave c’è l’introduzione di norme intese ad agevolare il commercio elettronico transfrontaliero. E l’eliminzione del blocco geografico nei servizi di e-commerce. Focus anche sul copyright le cui regole vanno messe al passo con l’innovazione digitale. L’obiettivo ultimo è migliorare l’accesso ai beni e servizi digitali in tutta Europa.

Per creare un contesto favorevole e parità di condizioni affinché le reti digitali e i servizi innovativi possano svilupparsi, Bruxelles intende rivedere la regolamentazione europea in materia di telecomunicazioni. Ciò comporta, tra l’altro, assicurare un coordinamento più efficace dello spettro radio e definire criteri comuni a livello dell’Ue per l’assegnazione dello spettro a livello nazionale e creare incentivi agli investimenti nella banda larga ad alta velocità. Si punta poi ad effettuare un’analisi un’analisi dettagliata del ruolo delle piattaforme online (motori di ricerca, social media, app store, ecc.) per garantire maggiore trasparenza a consumatori e imprese. Riflettori anche sulla revisione della direttiva e-privacy.

Il terzo pilastro sui verte il pacchetto è la massimizzazione del potenziale di crescita dell’economia digitale. Come? Proponendo, tra le altre cose, un’iniziativa europea per il libero flusso dei dati, per promuoverne la libera circolazione nell’Unione europea e promuovendo una società digitale inclusiva in cui i cittadini dispongano delle competenze necessarie per sfruttare le opportunità offerte da Internet e aumentare le possibilità di trovare un lavoro. In questo quadro un ruolo chiave lo gioca per l’eGovernment per il quale è in cantiere un nuovo piano Ue.

“Stiamo andando verso economie e società digitali – evidenzia Günther H. Oettinger, Commissario per l’Economia e la società digitale – La prosperità futura dipenderà in larga misura da come avremo affrontato questa transizione. L’Europa dispone di punti di forza su cui far leva, ma deve ancora lavorare molto, in particolare per assicurarsi che le industrie si adeguino e i cittadini sfruttino appieno il potenziale dei nuovi servizi e beni digitali. Dobbiamo prepararci per una società moderna e presenteremo proposte che sapranno trovare un equilibrio tra gli interessi dei consumatori e quelli dell’industria”.

In occasione della presentazione del pacchetto Oettinger ha annunciato che “nelle prossime settimane continueranno i negoziati sui costi del roaming, dobbiamo far sì che si prenda una decisione sensata”. “Servirebbe – ha spiegato – anche una decisione cogente sullo spettro, ma certi stati membri frenano”, ha aggiunto, spiegando che nella nuova strategia Ue ci sarà anche un’ iniziativa su questo. “Credo davvero che questa volta ce la faremo, prima gli stati non avevano una chiara comprensione, la Commissione non vuole toccare i soldi degli stati membri”.

Bruxelles intende attuare queste diverse azioni entro fine 2016. Con il sostegno del Parlamento europeo e del Consiglio, il mercato unico digitale dovrebbe essere completato in tempi il più possibile brevi. Il mercato unico digitale costituirà un punto all’ordine del giorno nella riunione del Consiglio europeo del 25-26 giugno.

Secondo Etno con la strategia per il mercato unico digitale adottata oggi “la Commissione Ue manda un segnale che lo sviluppo delle reti e gli investimenti saranno prioritari nelle azioni politiche future” ma allo stesso tempo “servono azioni rapide ed urgenti” per attuarla. “I mercati europei soffrono di sotto-investimenti così come di mancanza di prevedibilità regolamentatoria e coerenza”, si legge nella nota. Bruxelles deve quindi agire anche “prima della più ampia revisione delle regole tlc programmata per il 2016”, in particolare su una “ulteriore armonizzazione cosi’ come la rimozione delle barriere per investire nello sviluppo delle reti”.

Sull’argomento è intervenuto anche Elio Catania, numero uno di Confidustria digitale. “Finalmente. Se fosse stato fatto qualche anno fa, avremmo avuto maggiori chance di avere ‘una Google’ europea. Il mio auspicio ora è che le 16 iniziative messe in campo da Bruxelles camminino con date certe e non si perdano nei meandri della burocrazia. Auspico, inoltre, che la decisione della Commissione europea sia da stimolo all’Italia per colmare il gap digitale del nostro Paese soprattutto nella pubblica amministrazione e nelle pmi – prosegue Catania – La decisione dell’esecutivo europeo, inoltre, osserva il numero uno di Confindustria digitale, è “assolutamente positiva anche per il mondo delle imprese. La dimensione digitale tecnologica è diversa in ogni Paese e le barriere fra i vari Stati europei hanno frenato lo sviluppo del settore. Ecco perchè – evidenzia – non abbiamo un ‘Facebook’ o un colosso del web europeo”. Ma, conclude Catania, “ora partiamo. Alla creatività, ai ‘cervelli’ eccellenti, alla ricerca e sviluppo non ci sono limiti. Cosa impedisce oggi di lanciarci? Ora l’Ue favorisce questa possibilità, cogliamola”.

Per Cristiano Radaelli, presidente di Anitec, “la strategia per il mercato unico digitale presentata ieri dal Presidente Juncker segna in modo deciso l’intenzione della Commissione Europea di creare un contesto europeo per la crescita competitiva e armonica dell’Europa, attraverso l’abbattimento delle barriere che limitano il mercato digitale nel nostro continente”. “Parliamo – aggiunge Radaelli – di diffusione di beni e servizi che oggi non possono prescindere dalla dinamica digitale, poiché gran parte della nostra vita pubblica e privata è digitalizzata. Dall’ecommerce, al turismo, alle telecomunicazioni, solo per fare alcuni esempi”. “In un’Europa senza barriere è necessario arrivare ad un armonizzazione del mercato digitale di beni e servizi. I 250 miliardi di euro di valore generato nei prossimi anni, citati dal Presidente Juncker, e il conseguente enorme numero di posti di lavoro generati sono un potenziale che lo sviluppo del mercato unico digitale può contribuire realmente a sprigionare”, conclude.

Anche Vodafone “accoglie con favore” la strategia Ue per il mercato unico digitale presentata oggi dalla Commissione, ma chiede di anticipare la revisione delle regole del settore. L’operatore tlc apprezza in particolare, si legge in una nota, “l’ambizione” da parte di Bruxelles di cambiare le regole di gestione dello spettro, che aiuterà gli investimenti, e di assicurare un piano di gioco uguale per tutti. Allo stesso tempo, però, Vodafone invita la Commissione ad “adottare un calendario più ambizioso per proporre cambiamenti alle regole telecom in modo che l’Europa possa approfittare dei benefici il piu’ rapidamente possibile”, oltre a suggerire di “consentire un maggiore consolidamento transfrontaliero e all’interno dello stesso paese”, restando “vigile contro le pratiche restrittive”.

“Se da un lato è incoraggiante osservare che la Commissione Europea riconosce l’importanza della tecnologia come elemento trainante della crescita economica in Europa con un regime “semplificato, più proporzionato e favorevole agli investimenti”, è necessario porre fine ai ritardi legati alle normative per consentire alle aziende di raccogliere i vantaggi del mercato unico digitale- sottolinea invece Barney Lane, Director of Regulation di Colt – Sono necessari più incentivi ai provider di soluzioni di connettività per investimenti sulla banda ad alta velocità, un obiettivo che può essere raggiunto al meglio attraverso un mercato europeo veramente competitivo, non offrendo possibilità di acquisire porzioni di mercato ancora maggiori ai monopoli esistenti.

“Questo è il motivo per cui la Commissione Europea ha bisogno di garantire che le regole definite per permettere un’efficiente introduzione delle reti in fibra, in particolare le norme relative all’accesso nelle aree circostanti le infrastrutture civili, siano applicate costantemente in tutta l’Unione Europea. Questo sarà un volano per l’innovazione e gli investimenti sulle reti ad alta velocità e garantirà sia alle aziende sia ai consumatori europei l’accesso alla connettività che meritano: affidabile, di alta qualità e ad alta velocità- evidenzia il manager – Usufruendo delle competenze dei provider di soluzioni di connettività che operano su scala internazionale e aprendo la concorrenza nella regione come già accaduto nel Sud dell’Europa, sarà possibile garantire la competitività europea nell’economia globale digitale”.

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