“La parola d’ordine è ‘convergenza’ tra pharma e Ict, puntando sulle persone e trasformando le aziende in solution companies. Imprese che offrono soluzioni integrate”. Così Eugenio Aringhieri, presidente del gruppo Biotecnologie di Farmindustria, traccia le prospettive del settore farmaceutico intervenendo a Rimini al Meeting di Cl.
“In una logica sempre meno orientata al solo prodotto e sempre più human centred – prosegue – il farmaco diviene un processo, si fonde con i dispositivi e i servizi dgitali. Con il sequenziamento del Dna è poi possibile verificare la predisposizione genetica verso certe malattie e sviluppare terapie personalizzate, ‘a misura’ di paziente”.
Ma come si traducono in pratica questi principi? Ad esempio tramite “pillole intelligenti che assunte una volta al mese rilasciano ogni giorno la dose necessaria, nanostrutture con la funzione di ‘postini’ per indirizzare il farmaco verso tessuti specifici – spiega Aringhieri – fra poco sarà possibile misurare i livelli di glucosio tramite lenti a contatto dotate di biosensori connesse a un’app”.
Si tratta, conclude il rappresentante di Farmindustria, di “scenari nuovi che lasciano presagire un futuro diverso anche per le imprese del settore farmaceutico”, che in Italia conta su 64mila addetti, di cui 6.200 dedicati ad attività di ricerca e sviluppo, e su investimenti per 2,7 miliardi nel 2016, di cui 1,5 in R&DS e 1,2 in produzione), 30 miliardi di produzione, di cui il 71% rivolto all’export e circa 350 prodotti biotech in sviluppo.