BIG DATA

Il mare racchiuso in una app, Italia leader nella ricerca

Grandi moli di informazioni e previsioni oceanografiche al centro dei sistemi elaborati dall’Ocean-Lab. Le nuove miniere di dati rivelati

Pubblicato il 18 Ott 2014

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Anche l’oceanografia diventa un’app. Nell’era della mobilità, le tecnologie Ict rinnovano gli strumenti a disposizione degli studiosi dell’oceano e degli utenti. Le rilevazioni da satellite e i supercalcolatori da un lato permettono di raccogliere ed elaborare dati in tempo quasi reale, le app mobili e le interfacce web dall’altro consentono l’erogazione all’utente su Pc, tablet e smartphone. “L’Ict ha dato un apporto fondamentale all’oceanografia. È entrato nelle osservazioni, con nuovi strumenti più robusti e meno costosi, come quelli nelle boe a mare, o altamente innovativi, come il satellite. I supercomputer permettono di creare rapidamente simulazioni e servizi, e le interfacce web e mobile rendono i servizi più fruibili e quindi più efficaci”, spiega Giovanni Coppini, oceanografo direttore dell’Ocean-Lab di Lecce, il Laboratorio di oceanografia operativa per le previsioni costiere e gli studi sui cambiamenti climatici del Cmcc (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), che realizza sistemi operativi in grado di produrre informazioni e servizi.

L’Italia non poteva non essere la culla ideale per questo sviluppo: nella penisola abbracciata dal Mar Mediterraneo, confine meridionale dell’Ue, dove transita il 15% delle merci mondiali che viaggiano in nave, conoscere il mare – l’habitat, le rotte, i pericoli – diventa cruciale e le tecnologie permettono di farlo con più velocità e efficienza. Le applicazioni per l’utente finale sono un’innovazione che l’Ocean-Lab sperimenta: si tratta di ricerca scientifica che ha come destinatari enti istituzionali, dalla marina mercantile alla Guardia Costiera, ma anche aziende, come le compagnie petrolifere, associazioni che si occupano di proteggere l’ambiente, turisti che cercano informazioni sulla balneazione e naviganti che hanno bisogno di rotte sicure. È il caso della mappa dinamica SeaConditions (www.sea-conditions.com), il portale realizzato con l’azienda leccese Links e con il Cnr-Iamc in cui le condizioni meteo e del mare sono rappresentate con simboli e colori che cambiano e si muovono al variare dei venti, delle temperature e delle correnti. Il sito è aperto a tutti e ha delle app per Android e iOs con le previsioni integrate meteo-marine per il Mediterraneo per chi naviga o anche solo per chi va al mare. Altro servizio erogato su interfaccia web è quello di ship-routing: l’utente accede sul suo profilo (dove ha salvato tutti i suoi dati, come le caratteristiche dell’imbarcazione), indica il punto di partenza e di arrivo e il software calcola la rotta ottimale.

“È un servizio per produrre on-demand informazioni su misura in base alle caratteristiche del natante e alle previsioni meteo-marine, per poi fornire dati utili a scegliere la rotta più sicura ed efficiente”, spiega Gianandrea Mannarini, dottore di ricerca in fisica dell’Ocean-Lab. Un altro prodotto con interfaccia web che l’Ocean-Lab lancerà entro l’anno è destinato per ora a utenti istituzionali, come la Guardia Costiera, perché riguarda la ricerca di oggetti e persone dispersi in mare, ma in futuro sarà a disposizione di altri utenti, come i naviganti. È invece già usato dal 2006 il servizio che prevede il rischio di inquinamento da idrocarburi in mare: milioni di simulazioni prodotte dai supercomputer dell’Ocean-Lab, insieme all’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), mappano le zone del Mediterraneo a rischio in base alla presenza di piattaforme petrolifere e prevedono come le macchie di idrocarburi potrebbero disperdersi. Il sistema avrà presto un’interfaccia web e i servizi verranno erogati su Pc e smartphone. C’è da chiedersi se gli enti di ricerca non possano pensare a “monetizzare” queste informazioni. “Il principio alla base del nostro modo di operare è quello della open and free data policy: tutti i dati sono sui nostri siti web per gli utenti del network, li usiamo in modalità peer to peer e sarà sempre così per i dati di base e anche i servizi che abbiamo finora creato per l’utente finale sono aperti”, chiarisce Giovanni Coppini. “Ma è possibile prevedere una presentazione o elaborazione personalizzata dei dati o servizi a valore aggiunto di interesse commerciale, per specifici utenti dell’industria”. Anche l’Ue chiede agli istituti di ricerca di creare prototipi che abbiano mercato, di rendere la ricerca più applicata, di stabilire un legame con l’industria. Lo stesso Ocean-Lab collabora già con aziende IT come Links e Acs e ha intenzione di espandere questi legami con l’industria hi-tech.

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