DATA TRACING

Immuni, Conte: “Non sarà obbligatoria”. E in Olanda è già data breach

Il presidente del Consiglio: “Pronto a coinvolgere il Parlamento”. Nelle prossime settimane via alla fase di test. Intanto è boom della app rivale Sm-Covid-19 già disponibile sugli store Android

Pubblicato il 21 Apr 2020

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Salta l’obbligo di installare la app Immuni sul proprio smartphone. L’annuncio ufficiale arriva dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante l’informativa al Senato sulle iniziative del governo per fronteggiare l’emergenza coronavirus. “L’app sarà su base volontaria e non obbligatoria, faremo in modo che chi non vorrà scaricarla non subira limitazioni nei movimenti o pregiudizi”, ha chiarito.

Il passo indietro del governo dopo le polemiche sollevate da più parti sulla possibilità di limitare i movimenti, con divieto di uscire dalla propria regione, di chi non avesse installato l’app. Immuni sarà dunque volontaria  e partirà in poche settimane.

Il prototipo è pronto, la versione beta verrà sperimentata su alcune migliaia di persone per verificare se ci siano dei potenziali bug, ovvero errori nel funzionamento. La Regione Veneto si è detta pronta ad usarla.

Già, ieri, in videoconferenza con i governatori, i ministri degli Affari Regionali e dell’Innovazione, Francesco Boccia e Paola Pisano avevano antucipato che non ci sarebbe stato alcun obbligo di intallazione.

I due esponenti del governo hanno chiesto un ulteriore sforzo ai governatori per fare in modo che la app possa essere utilizzata da almeno il 60 per cento della popolazione ovvero la soglia minima per garantirne l’efficacia nel contrasto alla diffusione del Covid-19.

“Si apre un tema dalla massima delicatezza che intreccia innovazione spinta e privacy” e “proprio per questo, richiede un raccordo massimo tra Stato e Regioni”, è stato il ragionamento di Boccia.  Dubbi sull’effettiva efficacia e sulle garazie privacy di Immuni sono stati sollevati sia da maggioranza sia dall’opposizione. 

Nell’incontro tra governo e presidenti di Regione si è affrontato anche il tema privacy. “La privacy di ciascun cittadino italiano sarà rigorosamente rispettata”, ha assicurato Boccia, stando a quanto riferisce chi era presente all’incontro: “Non c’è nessuna intenzione di acquisire i dati di geolocalizzazione o di utilizzare il Gps per il tracciamento ma si utilizzerà la tecnologia Bluetooth. E si seguirà la rotta indicata in audizione alla Camera del garante della Privacy, Antonello Soro”.

Il ministro Boccia ha infine sottolineato che “il Parlamento è sovrano” e che “i dati che verranno raccolti non andranno in mano ai privati ma saranno gestiti dallo Stato e saranno trattati esclusivamente per tracciare i contatti degli utenti dell’applicazione in modo da consentire a chi corre il rischio di un potenziale contagio per essere stato in contatto con un utente positivo al Coronavirus di accertarsene restando anonimi”.

Il boom della rivale Sm-Covid-19

Il caos intorno a Immuni ha fatto volare la”rivale” Sm-Covid-19: prodotta dalla società campana SoftMining la app è gratuita, made in Italy e già disponibile sugli store Android dove nelle ultime ore è stata scaricata migliaia di volte.

Sm-Covid-19 calcola la probabilità di contagio sulla base di un modello scientifico che tiene conto della durata del contatto, dei giorni trascorsi dal contatto e dal numero di questi contatti.

Utilizzando metodi di trasmissione dei dati quali, BT-LE, BT, WiFi P2P e GPS (se abilitato dall’utente), il telefono acquisisce un ID univoco di tutti gli smartphone in prossimità (da 2 a 30 m in base al tipo di sensori disponibili sul dispositivo) e ne conserva la durata. La scansione avviene ogni 60 secondi anche con l’app in background. Ogni 60 minuti i dati aggregati vengono salvati su un database protetto messo in condivisione con le autorità sanitarie. I dati sono conservati nel database per 21 giorni e poi cancellati.

La app, si legge sul sito, “è stata sviluppata senza fini economici né di acquisizione di dati sensibili”. I cittadini saranno informati in tempo reale e potranno spontaneamente adottare misure cautelative (isolamento volontario) nei confronti delle persone più vicine. Le autorità sanitarie avranno uno strumento importante per concentrare i test sulle persone che hanno realmente avuto contatti efficaci.

I chiarimenti della ministra per l’Innovazione

Intanto la ministra Paola Pisano fa chiarezza sul funzionamento della app. Il sistema di contact tracing – si legge sul sito del Dipartimento – dovrà essere finalizzato tenendo in considerazione l’evoluzione dei sistemi di contact tracing internazionali, oggi ancora non completamente definiti (PEPP-PT, DP-3T, ROBERT), e in particolare l’evoluzione del modello annunciato da Apple e Google. Il codice sorgente del sistema di contact tracing sarà rilasciato con licenza Open Source MPL 2.0 e quindi come software libero e aperto.

L’applicazione non dovrà accedere alla rubrica dei contatti del proprio telefono, non chiederà nemmeno il numero e non manderà sms per notificare chi è a rischio.

Inoltre sarà necessaria l’integrazione delle indicazioni e dei protocolli sanitari stabiliti dal Ministero della Salute e dalle autorità sanitarie. L’applicazione si baserà sull’installazione volontaria da parte degli utenti e il suo funzionamento potrà cessare non appena terminerà la fase di emergenza, con cancellazione di tutti i dati generati durante il suo funzionamento.

L’applicazione non conserverà i dati relativi alla geolocalizzazione degli utenti, ma registrerà esclusivamente i contatti pseudonimizzati di prossimità rilevati mediante la tecnologia bluetooth low energy.

Il caso Olanda

Le app per il data tracing sono finte sotto i riflettori mondiali: sono molti infatti i Paesi alle prese con la scelta dello strumento in grado di tracciare i contagi.  Proprio in questi giorni, una delle applicazioni proposte al governo olandese, Covid19 Alert!, ha subito un “data breach”, cioè una esposizione di dati. Mentre il Liechtenstein sperimenta anche un braccialetto elettronico.

Stando a quanto scrive il quotidiano DeStandard, circa 100-200 nomi, email, password criptate sono state rese pubbliche. “Un errore umano, in mezz’ora abbiamo risolto”, dice uno dei creatori dell’app Covid19 Alert!. I dati, non si comprende la causa, erano accessibile da una diversa app degli sviluppatori, un problema causato, secondo gli stessi, dalla fretta e “da un errore umano”. L’app consente di comprendere se con il telefono si è stati vicini a quello di un paziente con il coronavirus, esattamente come accade per altre applicazioni, compresa Immuni, quella scelta dal governo italiano. Gli sviluppatori hanno invitato le persone che hanno usato l’app ad eliminare i dati memorizzati ed è stato anche informato il Garante privacy olandese.

Oltre alle app, alcuni paesi sperimentano il tracciamento del Covid-19 con i braccialetti. Accade nel Liechtenstein dove è in corso uno studio su base volontaria che coinvolge oltre duemila persone tra i 33 e i 52 anni che useranno un braccialetto elettronico per monitorare la salute. Se funziona, l’esperimento verrà esteso. A metà marzo a Hong Kong è stato imposto il braccialetto elettronico ai viaggiatori provenienti da altri paesi.

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