IL CASO

Intel chiede alla Commissione Ue 600 milioni di interessi pregressi

Dopo essere riuscita a ottenere la revoca della sanzione da 1 miliardo di euro comminata nel 2019 il colosso dei microprocessori rivendica il pagamento della mora sul rimborso

Pubblicato il 21 Giu 2022

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Intel ha presentato una richiesta di 593 milioni di euro di interessi alla Commissione europea. Il caso emerge a cinque mesi dalla vittoria al Tribunale del Lussemburgo, dove la società è riuscita a far revocare una sanzione antitrust dell’Unione da 1,06 miliardi di euro.

La rivendicazione di Intel

La corte suprema europea ha aperto la strada a tali richieste di risarcimento lo scorso anno con una sentenza storica che ha ordinato all’esecutivo dell’Ue di pagare gli interessi di mora sulle multe rimborsate nei casi antitrust annullati. I giudici hanno affermato che anche il ritardato pagamento degli interessi genererà a sua volta altri interessi.

Secondo il colosso americano dei processori la Commissione, che funge da garante della concorrenza nell’Unione europea per i 27 stati membri, pur avendo restituito l’importo della sanzione, si è rifiutata di rimborsare alla società gli interessi di mora.

Intel ha precisato che la sua richiesta si basa su un tasso di interesse equivalente al tasso di rifinanziamento della Banca centrale europea dell’1,25% a partire da maggio 2009 e che questo dovrebbe essere aumentato al 3,5% da agosto 2009 a febbraio di quest’anno, quando l’Ue ha rimborsato la multa alla società, meno 38 milioni di euro di interessi pagati a Intel dalla Commissione.

Le motivazioni giuridiche alla base della richiesta

A sostegno del ricorso Intel ha addotto tre motivazioni. “In primo luogo”, si legge nel documento pubblicato ieri in Gazzetta ufficiale, “a norma dell’articolo 268 Tfue (Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, ndr) in combinato disposto con l’articolo 340, secondo comma, Tfue e l’articolo 41, paragrafo 3, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, la ricorrente chiede il pagamento del risarcimento e degli interessi conseguenti per il danno subito per effetto del rifiuto della Commissione europea di pagare alla Intel gli interessi moratori sull’importo del capitale di un’ammenda rimborsata in seguito all’annullamento, con la sentenza del 13 maggio 2009. A tale riguardo, la ricorrente invoca l’obbligo di adottare le misure necessarie per conformarsi all’annullamento di un’ammenda a norma dell’articolo 266 Tfue, che comprende il pagamento di interessi moratori. In secondo luogo, inoltre, o in subordine, a norma dell’articolo 263 Tfue la ricorrente chiede l’annullamento di qualsiasi decisione della Commissione recante diniego del rimborso degli interessi moratori, al tasso menzionato in precedenza, in quanto contraria all’articolo 266 Tfue. In terzo luogo, in ulteriore subordine, a norma dell’articolo 265 Tfue, nella misura in cui la Commissione non ha adottato una posizione definitiva (malgrado le richieste della ricorrente), la ricorrente chiede di dichiarare illegittima la condotta della Commissione per non aver questa pagato alla Intel i suddetti interessi moratori a norma dell’articolo 266 Tfue, e condannare la Commissione europea a pagare tali interessi moratori al tasso menzionato in precedenza”.

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