L'AUDIZIONE

Intelligenza artificiale, Anitec-Assinform: “Norme Ue non gravino su Pmi e startup”

La direttrice generale Eleonora Faina sulla proposta di regolamento europeo: “Serve un quadro che stimoli l’innovazione e tuteli le realtà più piccole”. Formazione e competenze digitali tema chiave per uno sviluppo sostenibile

Pubblicato il 13 Gen 2022

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Anitec-Assinform valuta positivamente l’adozione di una proposta di regolamento europeo sull’Intelligenza artificiale, purché si garantisca un quadro regolatorio di supporto e stimolo all’innovazione, soprattutto nell’ottica di non gravare Pmi e Start-up di eccessivi oneri e costi per la sua attuazione.

Lo ha detto Eleonora Faina, direttrice generale di Anitec-Assinform in audizione davanti alle Commissioni riunite Trasporti e Attività produttive, nell’ambito dell’esame della proposta di regolamento europeo che stabilisce regole armonizzate sull’intelligenza artificiale (legge sull’intelligenza artificiale).

Riguardo alla proposta di regolamento Ue sull’intelligenza artificiale “abbiamo espresso il nostro favore riguardo alla scelta della Commissione europea di introdurre una regolamentazione sull’intelligenza artificiale, che rappresenta la tecnologia con maggiori prospettive di crescita in termini economici per il settore digitale – ha sottolineato Faina – Noi abbiamo indicato alcune nostre priorità, come il sostegno all’innovazione, sia dei prodotti che dei processi, il sostegno alla formazione, il sostegno alle Pmi e alle startup, e infine regole semplici che non siano in sovrapposizione rispetto alle legislazioni vigenti”.

Secondo l’associazione alla regolazione dell’AI dovrebbero affiancarsi però investimenti su infrastrutture abilitanti dello sviluppo (data spaces e high performance computing) e soprattutto un piano di formazione solido per avere competenze utili nel mondo del lavoro e maggiore digital literacy nei cittadini.

“È fondamentale che il Regolamento sia in armonia con la legislazione rilevante a livello europeo. Ad esempio, le disposizioni riguardanti il trattamento dei dati devono concordare con quanto previsto dal Gdpr”, ha spiegato la direttrice generale.

Condivisione sulla scelta della Commissione Ue di regolare in modo stringente l’utilizzo dell’identificazione biometrica remota anche se il testo necessita di maggiori chiarimenti in riferimento alle pratiche vietate. Dubbi invece sulla definizione di “sistema di intelligenza artificiale” che “risulta essere eccessivamente ampia, con l’effetto di rendere incerto il perimetro attuativo del regolamento per le imprese”.

Per Anitec-Assinform sono inoltre eccessivi gli standard richiesti per la governance dei dati e per la supervisione umana.

“L’allocazione delle responsabilità nei confronti dei sistemi di AI tra fornitori e utenti risulta essere troppo sbilanciata verso i primi – ha spiegato Faina – Molto spesso, come nel caso degli smart object, il sistema continua a raccogliere dati e ad adattare il proprio comportamento senza essere sotto il controllo del fornitore che l’ha prodotto”. Un discorso analogo può essere fatto per i cd. strumenti “off-the-shelf.

Anitec-Assinform propone dunque di prevedere degli strumenti contrattuali che possano definire caso per caso e a priori il riparto degli obblighi tra produttori, utenti e altre parti terze. Lo stesso discorso vale anche per gli obblighi di “post-market monitoring”.

Focus anche sui costi per la messa in atto Quality Management System (Qms) che sarebbero “eccessivi e rischiano di fare uscire dal mercato molte Start-up e Pmi”.

“Sempre per quanto riguarda i costi di compliance per Pmi e Start-up – ha puntualizzato Faina – riteniamo che anche la procedura per ottenere la certificazione CE per i sistemi di IA (ad alto rischio) sia eccessivamente complessa e costosa”.

Positiva la previsione di misure ad hoc per “fornitori di piccole dimensioni” come l’accesso facilitato a spazi di sperimentazione normativa (sandbox). “In generale – ha detto Faina – preme sottolineare come sia necessario un investimento in infrastrutture parallelo alla regolazione e in grado di valorizzare le realtà più piccole che sono molto diffuse nell’ecosistema di questa tecnologia”.

Infine la condivisione di dataset e codici sorgente. “L’articolo 64 prevede che le autorità di vigilanza del mercato possano accedere a queste risorse – ha concluso la direttrice generale – Riteniamo che una simile pratica debba essere considerata solo come extrema ratio dopo aver utilizzato altri metodi di auditing meno invasivi”.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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