LO SCENARIO

Intelligenza artificiale, ecco i 21 nuovi lavori del futuro

Una guida alle nuove occupazioni non ancora apparse ma che, secondo Cognizant, diventeranno possibili sbocchi professionali in un orizzonte più lungo. Dal Data Trash Engineer al Tidewater Architect al Virtual Identity Defender

Pubblicato il 14 Giu 2019

Antonio Dini

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Da programmatore di interfacce aptiche a capo del comportamento sul posto di lavoro ibrido: il modo migliore per prevedere il futuro è inventarselo e quelli di Cognizant, colosso della consulenza e servizi It americano ha deciso di provarci. Per il secondo anno consecutivo i suoi esperti hanno cercato di pensare oltre la barriera del presente e immaginare quali potrebbero essere i lavori del futuro: i lavori di dopodomani, quando vivremo in un mondo completamente ibridato con le tecnologie. Quando l’Internet of things, la realtà aumentata e l’intelligenza artificiale avranno cambiato la faccia del nostro mondo.

Si parte dal “Data Trash Engineer“, il tecnico la cui responsabilità è letteralmente analizzare i dati spazzatura prodotti dalle aziende e dai consumatori per trovare insight su politiche commerciali, prodotti e possibili strategie evolutive del futuro, al funzionario specializzato in cyberattacchi il cui ruolo è fornire una interfaccia costante alle persone, istituzioni e sistemi tecnologici attaccati e violati in scenari sempre più alla Blade runner in cui i cyberattacchi siano diventati una normalità quotidiana da affrontare, come la pioggia e le contestazioni telefoniche per i disservizi.

Ma secondo Cognizant ci sono anche altre attività che oggi possiamo solo immaginare: un counselor specializzato nella riabilitazione dei minori colpevoli di cybercrimini: ragazze e ragazzi dotati di talenti informatici che però violano la legge. La società non può permettersi di perdere il loro talento ma vanno costruiti percorsi per riabilitarli. Su un altro fronte, nel periodo di massima attenzione agli assistenti vocali come Alexa e Siri, è arrivato il momento di pensare a dei designer delle interfacce utenti vocali: chi progetta i percorsi logici e le modalità di utilizzo delle parole? Certamente non quelli che hanno progettato i call center automatici, con i loro labirinti di menu alla Borges.

In maniera più creativa, ci sono anche più particolari, come gli “aiutanti per la gioia”, cioè le persone responsabili per aiutare i clienti a visualizzare una vita migliore, più libera da problemi di accumulo delle cose: una forma di counseling stile Marie Kondo che permette di reimpostare in maniera più gioiosa la propria vita. Ma anche sul posto di lavoro servono figure particolari, come il responsabile del comportamento aziendale, il cui ruolo è quello di raccogliere i dati di tutta la sensoristica utilizzata negli uffici e nelle fabbriche per analizzare il comportamento dei dipendenti e collaboratori, trovando il modo di effettuare una manutenzione sociale predittiva, cioè risolvendo problemi e contestazioni prima che vengano portati di fronte alle risorse umane.

Serviranno poi anche gli addetti alla progettazione delle smart home, necessari in un’epoca in cui il ruolo dell’arredatore o dell’architetto di interni sembra tramontare non solo per l’onnipresenza dei mobili Ikea, ma anche perché in casa diventerà tutto smart e serviranno esperti capaci di districarsi nella giungla delle internet of things tra loro incompatibili. In ambito aziendale invece serviranno dei sistemi di auditing fatti da operatori umani per eliminare il bias, cioè i pregiudizi, dagli algoritmi, e consentire uno sviluppo armonico e senza incomprensioni delle intelligenze artificiali utilizzate sul posto di lavoro o nella vita privata delle persone.

La formazione permanente, università per sempre o, con una formula, Uni4Life, richiederà dei responsabili del coordinamento dei singoli piani di studio che siano molto più degli incaricati dagli atenei: le figure dovranno essere loro stessi per primi delle persone curiose e desiderose di rimanere costantemente aggiornate.

Tornando all’argomento dei disastri digitali, veri e propri fenomeni innaturali ma paragonabili a cicloni e tempeste, serve un cyber calamity forecaster, una sorta di meteorologo del disastro digitale, che indichi quali servizi potrebbero essere colpiti dagli hacker nei prossimi tre giorni. Ma serviranno anche degli esperti costruttori di stadi per gli e-sport, la forma di intrattenimento per le masse del futuro che diventerà sempre più popolare nelle realtà virtuali e richiederà non solo competenze di architettura ma anche cyber.

Parlando di architetti, questa sarà una delle professioni più rivoluzionate dal cyber e dall’impatto che duemila anni di civilizzazione hanno avuto sul pianeta (soprattutto gli ultimi duecento). Per questo serviranno dei Tidewater Architect, cioè figure responsabili per la pianificazione e progettazione con e non contro la Natura, nelle città e nel mondo.

Altro tipo di figura professionale, è quella del Virtual Identity Defender: se è vero che viviamo in un mondo di fake news e di post-verità, serve una figura aziendale che permetta di immaginare una realtà positiva per l’azienda e lavorare per realizzarla su social, media tradizionali e altre forme di comunicazione e persuasione. Professione molto diversa dal progettista capo delle personalità delle macchine, cioè l’addetto alla generazione di personalità AI adatte a lavorare con i dipendenti e gli altri stakeholder aziendali.

Possiamo immaginare anche figure meno trasgressive, come il Virtual Reality Arcade Manager, cioè la figura che si occupa di progettare e pianificare le esperienze di realtà virtuali in maniera non differente da un responsabile palinsesti o responsabile programmi della vecchia tv tradizionale (che secondo Cognizant è destinata a scomparire completamente), mentre in maniera sempre cyber – perché serviranno competenze informatiche hard – ma anche agricolturali, ecco il consulente per le fattorie verticali, che lavora prevalentemente nelle grandi metropoli e aiuta a produrre cibo lungo le superfici coltivabili dei grattacieli.

Se l’intelligenza artificiale pone grandi opportunità, è innegabile che ponga anche rischi: qui si colloca la figura di confine del Machine Risk Officer, una delle figure di livello dirigenziale in azienda che proviene dai ranghi dell’IT e che servirà a gestire non tanto i dati quanto le circostanze nelle quali le AI possano porre dei problemi mai previsti o visti prima dalle aziende.

L’economia dei servizi, sia per le persone che per le aziende – si pensi al cloud – è basata sugli abbonamenti. E l’emergere di una economia dell’accesso anziché del possesso fa aumentare ancora di più questo aspetto. Ecco che serve un Subscription Management Specialist, capace di gestire in maniera creativa tutto: dall’auto al lavoro in abbonamento. E se si parla di auto, come non immaginare lo sviluppatore di auto che volano? Uno dei sogni più fantascientifici dal tempo del Futurismo, negli anni Venti del secolo passato, che ritornano quasi quotidianamente come immaginifico traguardo delle magnifiche e progressive sorti della tecnologia: serviranno però tecnici capaci di far evolvere i prototipi e svilupparne le caratteristiche quando, inevitabilmente, le flying cars arriveranno.

Chiudono la carrellata di ventuno professioni per il futuro immaginate da Cognizant il designer di interfacce aptiche, cioè di interfacce per piattaforme touch e per sistemi wearable che offrano un feedback di tipo tattile all’utente, e il Chief purpose planner, cioè la persona incaricata di combattere la battaglia commerciale definitiva per l’engagement dei clienti: trovare loro uno scopo e pianificarne la realizzazione: dallo stato d’animo alle interazioni empatiche, servirà sempre a vendere ma oltre al prodotto dovrà offrire anche uno scopo nella mente del consumatore sfruttando pubblicità, social e marketing esperienziale.

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