IL MONITO

Intelligenza artificiale, il Papa: “Rischia di ridurre le persone a dati”

Il messaggio di Francesco per la 58esima giornata mondiale delle Comunicazioni sociali: “Sta a noi interrogarci sullo sviluppo teorico e sull’uso pratico di questi nuovi strumenti”, per non finire nel “dissolvere la concretezza della realtà in una serie di statistiche”

Pubblicato il 24 Gen 2024

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Il Papa interviene nel dibattito sull’intelligenza artificiale e sottolinea i rischi e le opportunità di questa tecnologia per il futuro dell’umanità. “Sta a noi interrogarci sullo sviluppo teorico e sull’uso pratico di questi nuovi strumenti di comunicazione e di conoscenza – afferma nel messaggio per la 58esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, dedicata quest’anno al tema “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana” – Grandi possibilità di bene accompagnano il rischio che tutto si trasformi in un calcolo astratto, che riduce le persone a dati, il pensiero a uno schema, l’esperienza a un caso, il bene al profitto, e soprattutto che si finisca col negare l’unicità di ogni persona e della sua storia, col dissolvere la concretezza della realtà in una serie di dati statistici”.

Le nuove sfide per l’umanità

“Siamo chiamati a crescere insieme – prosegue Papa Francesco – in umanità e come umanità. La sfida che ci è posta dinanzi è di fare un salto di qualità per essere all’altezza di una società complessa, multietnica, pluralista, multireligiosa e multiculturale”.

Il rischio delle “echo chamber”

Quanto alla rivoluzione digitale, “può renderci più liberi, ma non certo se ci imprigiona nei modelli oggi noti come echo chamber. In questi casi, anziché accrescere il pluralismo dell’informazione, si rischia di trovarsi sperduti in una palude anonima, assecondando gli interessi del mercato o del potere”, sottolinea il Pontefice.

Evitare la prospettiva del “pensiero anonimo”

“Non è accettabile – sottolinea Papa Francesco – che l’uso dell’intelligenza artificiale conduca a un pensiero anonimo, a un assemblaggio di dati non certificati, a una deresponsabilizzazione editoriale collettiva”. “La rappresentazione della realtà in big data, per quanto funzionale alla gestione delle macchine – conclude – implica infatti una perdita sostanziale della verità delle cose, che ostacola la comunicazione interpersonale e rischia di danneggiare la nostra stessa umanità”.

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