INNOVAZIONE

Intelligenza artificiale made in Italy: l’Istituto di Tecnologia mette il turbo

In occasione delle celebrazioni del ventennale annunciate le nuove sfide e svelato il robot ergoCub. Il direttore scientifico Metta: “Il segreto del nostro successo è nell’organizzazione snella e nell’attrazione dei talenti ai quali offriamo un percorso di carriera, laboratori di qualità e strumenti all’avanguardia”. Il Commissario Ue Gentiloni: “Un patrimonio dell’Italia e una realtà riconosciuta e apprezzata dagli istituti di ricerca di tutto il mondo”. Intanto all’università di Torino via alla prima laurea magistrale in AI e salute

Pubblicato il 22 Set 2023

Un piccolo passo per una macchina, un grande balzo per la tecnologia made in Italy: il nuovo robot umanoide ergoCub è stato presentato ieri dall’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) durante le celebrazioni dei 20 anni dalla sua fondazione, che si sono tenute presso l’Auditorium della sede centrale di Genova. Emblema della robotica e dell’Intelligenza Artificiale di Iit, due dei settori che posizionano l’Istituto tra i centri di ricerca più avanzati al mondo, il robot ha salutato i numerosi ospiti istituzionali e scientifici presenti in sala, mostrando le sue abilità di movimento.

ergoCub è alto 150 cm e pesa 55,7 kg. Il suo nome deriva dall’unione di “ergo”, per indicare il focus sull’ergonomia, e di “Cub”, che richiama il nome dell’umanoide bambino iCub, il quale è stato la piattaforma di riferimento per lo sviluppo del nuovo robot, oltre che simbolo dell’Istituto fino dalla sua nascita. Il nuovo robot è dotato di intelligenza artificiale ed è stato progettato per avere un sistema in grado di valutare, gestire, ridurre e prevenire il rischio fisico dei lavoratori nei contesti industriali e ospedalieri.

I progressi dell’Iit: vent’anni di successo

A vent’anni dalla fondazione dell’Iit (la legge istitutiva è del settembre del 2003, quando si stabilì la nascita del nuovo centro di ricerca multidisciplinare e ispirato a modelli internazionali, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo del sistema economico nazionale, sostenendo l’eccellenza nella ricerca di base e in quella applicata), il gruppo di lavoro conta oltre 2000 persone, più della metà proveniente da oltre 60 paesi nel mondo. L’attività di ricerca, focalizzata su robotica, AI, nuovi materiali e tecnologie per la vita, ha portato a circa 18mila pubblicazioni scientifiche, 1.294 titoli di brevetti attivi e 33 startup costituite. L’Istituto ha inoltre partecipato a 385 progetti europei, 43 progetti internazionali e 124 progetti nazionali e 177 con fondazioni. I suoi ricercatori e ricercatrici hanno vinto un totale di 61 finanziamenti per la ricerca d’avanguardia da parte del prestigioso ente europeo European Research Council (Erc), posizionandosi tra i primi in Italia.

“Il bilancio di questi primi 20 anni è assolutamente positivo: il segreto del nostro successo è nell’organizzazione snella e nell’opera di attrazione dei talenti che abbiamo messo in campo, offrendo un percorso di carriera in un ambiente di lavoro internazionale con laboratori di qualità e strumenti all’avanguardia”, ha commentato il direttore scientifico Giorgio Metta. “Questo ci ha permesso di ottenere ben 59 grant del Consiglio europeo della ricerca posizionandoci tra i primi in Italia, arrivando ad avere un budget di 182 milioni quest’anno che investiremo anche in infrastrutture”.

In questo senso ergoCub è progettato per lavorare a fianco dell’uomo, ma rappresenta anche un apripista per i futuri robot che entreranno nelle nostre case, ha dichiarato Metta. “Il traguardo comunque è ancora lontano: secondo le stime, ancora incerte, dovremo attendere almeno fino al 2035. Nonostante i progressi fatti, rimane il problema di garantire un’interazione fisica sicura con l’ambiente e le persone”. Per vincere questa e molte altre sfide, nel suo prossimo piano strategico l’Iit punterà sull’intelligenza artificiale per accelerare la ricerca scientifica, fare simulazioni e analisi di dati. “È un trend mondiale che dobbiamo cogliere assolutamente”, ha sottolineato Metta. “Per questo intendiamo anche potenziare le capacità del nostro supercalcolatore, almeno raddoppiando gli attuali tre milioni di miliardi di operazioni al secondo”.

Gentiloni: bisogna aumentare la spesa in ricerca e sviluppo

Intervenendo con un videomessaggio alle celebrazioni dei vent’anni dell’Istituto Italiano di Tecnologia, il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni ha rimarcato che “gli investimenti nell’innovazione e nelle nuove tecnologie sono un ingrediente fondamentale per la crescita, l’occupazione e lo sviluppo economico”. E “negli ultimi anni, la spesa in ricerca e sviluppo in Italia è cresciuta fino a raggiungere l’1,5% del Pil. Tuttavia, restiamo sotto la media Ue, che è del 2,3% del Pil. Per non parlare degli Stati Uniti e del Giappone, che investono più del 3% del Pil in ricerca e sviluppo, o della Corea del Sud che supera il 4%”.

La scelta, vent’anni fa, di creare un Istituto Italiano di Tecnologia è stata dunque una decisione lungimirante. E i risultati dell’Iit sono lì a dimostrarlo: vincitore seriale dei finanziamenti europei dello European Research Council; oltre 1700 progetti avviati; più di 1200 brevetti depositati; decine di startup avviate. “Sono i numeri di una storia di successo. Per molto tempo l’idea dello Stato imprenditore o dello Stato innovatore è stata vista come una contraddizione in termini”, ha proseguito Gentiloni. “Lo Stato doveva limitarsi a creare un quadro normativo favorevole, fornire gli incentivi giusti. Al resto avrebbero pensato i mercati, più efficienti ad allocare le risorse; e le imprese, più efficaci nel gestirle. Ma sono state le sfide comuni come il contrasto alla pandemia o al cambiamento climatico ad affermare una nuova consapevolezza. Lo Stato può contribuire a mettere insieme diversi settori dell’economia, a collegare il mondo della ricerca a quello delle imprese, e quindi consentire alla conoscenza e alle innovazioni di diffondersi più efficacemente. La corsa globale alle tecnologie pulite vedrà gli investimenti privati nel ruolo di protagonisti ma non potrà fare a meno di un impegno pubblico”.

Bernini: la conoscenza deve farsi ecosistema

Fare ecosistema della conoscenza, con infrastrutture strategiche e unendo le forze di pubblico e privato: è l’invito lanciato dal ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, anche lei intervenuta in collegamento video durante l’evento. “Quando l’Istituto Italiano di Tecnologia è nato 20 anni fa ha creato un nuovo modello, ha applicato una formula comparativa con vocazione internazionalizzante per portare qui eccellenze da tutto il mondo in modo che si sentissero a casa a Genova. La scommessa è stata vinta e rappresenta un passo lungo di un percorso su cui ci siamo tutti avviati e di cui il Pnrr è un tratto non irrilevante”. Mai come ora, ha aggiunto il ministro, “è importante fare ciò che Iit fa, cioè ecosistema della conoscenza con la realizzazione di infrastrutture strategiche (soprattutto ma non solo quelle del Pnrr), ma è importante anche che università, enti di ricerca, imprese ed enti territoriali siano insieme a tutti gli stakeholders”. Un altro tema forte su cui bisogna puntare, ha concluso il ministro, è il trasferimento tecnologico “per portare a reddito parte della ricerca”.

E all’Università di Torino parte la prima laurea in AI e salute

Il sistema Italia pare si stia muovendo anche in questo direzione: all’Università di Torino è infatti attiva da quest’anno accademico la prima laurea magistrale in intelligenza artificiale e salute. Il nuovo percorso di studi, totalmente in inglese, si propone di formare esperti di intelligenza artificiale in ambito biomedico e sanitario, ed è rivolto a studenti che abbiano maturato una significativa esperienza in informatica, matematica e biologia.

La nuova laurea, parte dell’offerta formativa della Scuola di Medicina, nasce dalla collaborazione fra i dipartimenti di Oncologia e di informatica, con la partecipazione dei dipartimenti di Scienze Cliniche e Biologiche, Giurisprudenza, Filosofia e Scienze dell’Educazione, Management. L’obiettivo è quello di colmare la carenza di figure professionali con adeguate competenze per gestire le smisurate potenzialità di immagazzinamento ed elaborazione dati oggi disponibili, in grado di fare la differenza nell’ambito biomedico e in quello della salute pubblica. Il corso è organizzato in due anni e articolato in 120 crediti.

Sono previsti insegnamenti che coprono i principali campi della biomedicina e dell’analisi e gestione informatica dei dati. Saranno affrontati anche gli aspetti etici, legali ed economici pertinenti l’analisi e la gestione di dati biomedici in contesti pubblici e privati. La tesi di laurea che prevede un tirocinio, da svolgere anche presso aziende ed enti pubblici o privati, oppure all’estero.

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