L’amministrazione Biden ha annunciato nuove e ampie restrizioni sull’esportazione di chip avanzati per l’intelligenza artificiale prodotti da Nvidia e altre aziende, con l’obiettivo di limitare la loro vendita a paesi non alleati degli Stati Uniti. Le regole, che entreranno in vigore tra un anno, mirano a proteggere la sicurezza nazionale statunitense, concentrando lo sviluppo dell’Ai in Paesi alleati e in linea con gli standard americani.
L’annuncio ha immediatamente scatenato le reazioni – per lo più critiche – sia all’interno degli Stati Uniti che al di fuori: oltre alla ovvia denuncia della Cina, che afferma che gli Usa violino le norme del commercio internazionale, c’è l’allarme della Commissione europea: “Siamo preoccupati per le misure statunitensi adottate oggi che limitano l’accesso alle esportazioni di chip di Ai avanzati per alcuni Stati membri dell’Ue e le loro aziende”.
Biden alza i limiti sull’export Usa di chip Ai
Le nuove regole rendono ancora più severo il controllo che gli Usa vogliono esercitare sullo sviluppo dell’Ai, considerata una tecnologia capace di stabilire nuovi equilibri di potere sullo scacchiere non solo economico ma geopolitico, e stabiliscono limiti sulla quantità di potenza di calcolo che può essere venduta a gran parte dei Paesi.
In pratica Biden ha creato tre liste distinte: quella dei Paesi alleati (sono 18; tra questi Canada, Regno Unito, Germania e Taiwan), verso i quali non ci sono limiti all’export; quella delle nazioni (tra cui Brasile, Messico e Singapore) che possono ricevere un numero definito di chip avanzati e potranno aggirare i limiti americani solo accettando di rispettare standard di sicurezza e diritti umani imposti dagli Stati Uniti; e infine quella dei Paesi verso i quali le esportazioni sono proibite, tra cui Cina, Russia, Macau e altri già soggetti ad embargo degli Usa.
La denuncia della Cina: “Nuova guerra fredda tecnologica”
La Cina ha, infatti, immediatamente denunciato le nuove norme statunitensi sulle esportazioni di chip utilizzati per l’intelligenza artificiale come una “flagrante violazione” delle regole del commercio internazionale. Per il ministero del Commercio cinese le severe restrizioni Usa sarebbero “un nuovo esempio di generalizzazione del concetto di sicurezza nazionale e di abuso dei controlli sulle esportazioni, nonché una flagrante violazione delle regole del commercio internazionale” si legge in una nota ufficiale.
Sulla questione è intervenuto anche il ministero degli Esteri cinese, affermando che le restrizioni decretate dagli Usa “infrangono le regole del mercato e sconvolgono l’ordine economico e commerciale internazionale, influenzando la stabilità della produzione globale e delle catene di approvvigionamento e danneggiando gli interessi delle aziende in Cina, negli Stati Uniti e nel mondo”.
La Cina accusa gli Usa di voler innescare una “nuova Guerra Fredda tecnologica” e ha indicato che “adotterà misure ferme per salvaguardare i legittimi diritti e interessi delle sue aziende”.
Negli Usa timori di un effetto boomerang
Le misure annunciate dalla Casa Bianca non sono una buona notizia nemmeno per i produttori statunitensi di semiconduttori, Nvidia in primis, che nel premercato ha ceduto oltre il 3%. Ned Finkle, vicepresidente per gli affari governativi di Nvidia, ha descritto le misure come un eccesso di regolamentazione che potrebbe compromettere il vantaggio tecnologico americano e spingere i clienti verso prodotti cinesi, come quelli di Huawei. Secondo Finkle, l’innovazione e la competizione sono i veri strumenti per mantenere la supremazia tecnologica.
Anche alcuni parlamentari Usa, sia Democratici sia Repubblicani, si sono detti preoccupati dalla decisione di Biden, perché restrizioni così severe potrebbero danneggiare gravemente le esportazioni di tecnologia statunitense e favorire la concorrenza cinese.
L’Ue: “No a limitazioni ai nostri Paesi, siamo un’opportunità”
I timori dell’Ue sono stati espressi dalla vicepresidente esecutiva Henna Virkkunen e dal commissario Maroš Šefčovič: “Riteniamo che sia anche nell’interesse economico e di sicurezza degli Stati Uniti che l’Ue acquisti chip Ai avanzati dagli Stati Uniti senza limitazioni: collaboriamo strettamente, in particolare nel settore della sicurezza, e rappresentiamo un’opportunità economica per gli Stati Uniti, non un rischio per la sicurezza”.
La Commissione fa sapere di aver già condiviso le sue preoccupazioni con l’attuale amministrazione statunitense e attende di “impegnarsi in modo costruttivo con la prossima amministrazione statunitense”.
“Siamo fiduciosi di poter trovare un modo per mantenere una catena di approvvigionamento transatlantica sicura sulla tecnologia di intelligenza artificiale e sui supercomputer, a beneficio delle nostre aziende e dei cittadini su entrambe le sponde dell’Atlantico”, scrivono Virkkunen e Šefčovič.
Trump potrebbe cambiare tutto
È proprio l’insediamento della prossima amministrazione statunitense a poter cambiare lo scenario: il 20 gennaio arriverà alla Casa Bianca il nuovo Presidente Donald Trump e un passo indietro è considerato più che probabile.
Le regole di Biden prevedono un periodo di 120 giorni per raccogliere commenti e le consultazioni con l’industria e altri Paesi unite alle strategie politiche di Trump potrebbero portare a un quadro normativo diverso.