SCENARI

Intelligenza artificiale, per Ibm vale 7.800 posti di lavoro (in meno)

Secondo il ceo Arvind Krishna molte le mansioni che potrebbero essere “svolte” dall’AI e da qui a cinque anni si arriverebbe a circa il 30% delle posizioni. Ma stando a uno studio del World Economic Forum il 23% delle occupazioni cambierà entro il 2027 con la creazione di 69 milioni di posti: gestione dei dati, robotica e AI richiederanno un 30% di forza lavoro in più rispetto ad oggi

Pubblicato il 02 Mag 2023

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La domanda viene posta sempre più frequentemente: quale sarà l’impatto dell’intelligenza artificiale sul lavoro dipendente? Per Ibm l’adozione di piattaforme di AI potrebbe implicare, solo per le mansioni di back-office, un taglio di circa 7.800 collaboratori.

La stima di Arvind Krishna

L’amministratore delegato del colosso tecnologico, Arvind Krishna, ha infatti dichiarato nel corso di una intervista che l’azienda intende sospendere le assunzioni per una serie di ruoli che nel prossimo futuro verranno affidati a si sistemi basati sull’intelligenza artificiale. Secondo Krishna, le assunzioni nei cosiddetti lavori di back-office subiranno un significativo rallentamento dal prossimo anno, e poco meno di un terzo delle posizioni esistenti in Ibm in tale categoria – per l’appunto circa 7.800 su un totale di 26 mila – non verranno probabilmente rimpiazzate proprio per effetto dell’impiego dell’AI. “Posso facilmente immaginare il 30% di tali posizioni sostituite da AI e automazione nell’arco di un quinquennio“, ha detto il ceo.

E secondo il World Economic Forum si perderanno 14 milioni di posti

D’altronde, il 23 % delle occupazioni cambierà entro il 2027, proprio sulla scorta dell’adozione delle piattaforme di AI. Si tratta di una rivoluzione che comporterà la creazione di 69 milioni di posti di lavoro e nel contempo ne farà scomparire 83 milioni. A dirlo è uno studio pubblicato dal World Economic Forum di Davos, secondo cui dunque si perderanno 14 milioni di posti di lavoro, pari al 2% di quelli stimati a livello globale. L’analisi è frutto di un’elaborazione di un questionario a cui hanno risposto 800 imprese, alle quali è stato chiesto di identificare quali tipi di impiego riceveranno impulso nell’immediato futuro in base a vari fattori, tra i quali la transizione ecologica, gli standard ambientali, le catene di distribuzione, la tecnologia avanzata e la digitalizzazione.

Secondo la ricerca, i settori che genereranno maggiore occupazione saranno il commercio on line, con 2 milioni di nuovi posti, il settore della gestione di dati, la robotica e l’intelligenza artificiale che richiederanno circa il 30% di forza lavoro in più rispetto a quella attuale.

La direttrice esecutiva del Forum di Davos, Saadia Zahidi, ha sottolineato che lo sviluppo di tecnologie legate all’intelligenza artificiale aumenterà le incertezza già emerse con la pandemia e con le crisi geopolitiche. Oggi, sempre secondo lo studio, è automatizzato il 34% delle mansioni, solo l’1% in più rispetto al 2020. La maggioranza delle imprese partecipanti al questionario ha comunque assicurato di voler investire un quantità maggiore di risorse nella formazione del loro personale.

Il “padrino” dell’intelligenza artificiale lascia Google

Intanto Geoffrey Hinton, 75 anni, considerato il “padrino dell’Intelligenza artificiale” ha lasciato il suo ruolo in Google per poter parlare liberamente dei rischi della tecnologia. “Me ne sono andato per poter parlare dei suoi pericoli”, ha detto in un tweet dopo che ieri il New York Times ha dato la notizia.

Il lavoro pionieristico di Hinton sulle reti neurali ha modellato i sistemi di AI che alimentano molti dei prodotti odierni. “In questo momento, non sono più intelligenti di noi, per quanto ne so. Ma penso che presto potrebbero esserlo”, ha spiegato Hinton.

Hinton ha lavorato part-time presso Google per un decennio sullo sviluppo dell’IA ma da allora ha iniziato a nutrire preoccupazioni per la tecnologia. “Mi consolo con la solita scusa: se non l’avessi fatto io, l’avrebbe fatto qualcun altro”, ha detto Hinton al New York Times.

Lo psicologo cognitivo e scienziato informatico britannico-canadese ha dichiarato alla Bbc che il chatbot potrebbe presto superare il livello di informazioni di un cervello umano. “In questo momento, quello che stiamo vedendo è che cose come Gpt-4 oscurano una persona nella quantità di conoscenza generale che ha e la oscura di gran lunga. In termini di ragionamento, non è così buono, ma fa già un semplice ragionamento. E dato il ritmo dei progressi, ci aspettiamo che le cose migliorino abbastanza velocemente. Quindi dobbiamo preoccuparcene”, ha detto alla Bbc.

Per il commissario Ue per l’Economia, Paolo Gentiloni, “le dimissioni di Geoffrey Hinton da Google rilanciano la discussione sull’Intelligenza Artificiale”.

“La tcenologia ha grandi potenzialità, ad esempio per la salute. Ma anche rischi. L’Europa lavora per regole del gioco efficaci”, scrive in un tweet commentando il ritiro di Hinton.

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