LA VISION

Intelligenza artificiale, rivoluzione da 100 mld di $: Rometty: “La sfida sarà il lavoro”

Per la ceo di Ibm nei prossimi 10 anni non ci sarà nessuna attività che non sarà toccata dalla trasformazione 4.0: “Riqualificazione delle persone la chiave per evitare il disastro occupazionale”. Ecco come le aziende Usa si stanno preparando alla svolta

Pubblicato il 03 Apr 2019

Antonio Dini

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Il numero uno di Ibm, la presidente, chair e Ceo Ginni Rometty, non ha mezzi termini. La rivoluzione dell’intelligenza artificiale, il passaggio chiave della quarta rivoluzione industriale, sta trasformando tutti i settori industriali e quindi il mondo del lavoro così come lo conosciamo. Nei prossimi dieci anni non ci sarà più un ambito che non ne verrà toccato: siano gli analitici o l’intelligenza artificiale, il risultato è che cambieranno tutti i ruoli lavorativi in tutti i settori industriali, dice Rometty.

E la numero uno di Ibm aggiunge: la quarta rivoluzione industriale è in corso e si preannuncia come la sfida e l’opportunità più significativa della nostra vita. Secondo Rometty infatti stiamo già vedendo lavori, politiche, industrie e intere economie che si spostano mentre il mondo digitale e quello fisici si fondono.

Secondo il World Economic Forum, il valore della trasformazione digitale che opera la Quarta rivoluzione industriale è di circa 100 mila miliardi nei prossimi 10 anni, in tutti i settori, industrie e aree geografiche.
«Di conseguenza – dice Rometty –, stiamo per affrontare una profonda trasformazione della forza lavoro nell’arco dei prossimi 5-10 anni, mentre gli analitici e l’intelligenza artificiale stanno cambiando il ruolo lavorativo delle persone nelle aziende di tutti i settori».

«Prevedo – aggiunge il numero uno di Ibm – che l’AI cambi il 100% dei posti di lavoro entro i prossimi 5-10 anni».
Rometty ha tenuto il keynote principale alla conferenza At Work Talent and HR organizzata dalla CNBC a New York. A febbraio, Rometty è stato nominato membro del comitato consultivo sulla politica dei lavoratori americani di Donald Trump insieme ad altri 24 leader del mondo delle imprese.

Quale sarà la tipologia del cambiamento? Secondo Rometty anche se solo una minoranza di posti di lavoro scomparirà, la maggior parte dei ruoli che rimarrà richiederanno alle persone di lavorare con l’aiuto dell’analisi e di una qualche forma di intelligenza artificiale e ciò richiederà formazione professionale su larga scala.

L’intervento di Rometty arriva in un momento in cui il divario tra le abilità dell’AI e il futuro del lavoro diventano sempre più urgenti. Il settore tecnologico rappresenta il 10% del Pil degli Stati Uniti ed è la parte più veloce dell’economia americana, ma non ci sono abbastanza lavoratori qualificati per riempire il mezzo milione di posti di lavoro high-tech vacanti negli Usa, secondo il sondaggio sul futuro del lavoro della Consumer Technology Association.

Eppure l’industria tecnologica è preoccupata che i sistemi scolastici e le università non si siano mossi abbastanza velocemente per adeguare i loro curriculum ad approfondire la conoscenza dei dati e l’apprendimento automatico. Di conseguenza, le aziende faranno fatica a trovare candidati per i posti di lavoro nelle attività di sviluppo di software, analisi dei dati e ingegneria del software.

«Per prepararsi – dice Rometty – a questo cambiamento di paradigma, le aziende devono concentrarsi su tre cose: riqualificazione, assunzione di lavoratori che non hanno necessariamente un diploma di laurea e ripensare a come il loro bacino di forza lavoro può adattarsi a nuovi ruoli di lavoro».

Gli Stati Uniti però si stanno organizzando per affrontare al meglio questo passaggio epocale, come riportano i dati raccolti da Cnbc.  Varie aziende americane stanno anche cercando di far partire un movimento nazionale americano per colmare il divario di competenze. È la Consumer Technology Association (oltre a Ibm ci sono anche aziende come Canon, Ford, Sprint, Toyota e Walmart) che ha annunciato a gennaio il lancio della CTA, Apprenticeship Coalition, per creare migliaia di nuovi apprendistati in 20 stati americani.

L’organizzazione fornisce il modello di apprendimento per oltre 15 diversi ruoli di apprendistato in settori in rapida crescita, tra cui ingegneria del software, scienza e analisi dei dati, cybersecurity, amministrazione di sistemi mainframe, design creativo e gestione del software. I nuovi apprendistati saranno modellati in gran parte sul programma di apprendistato di IBM, lanciato nel 2017, registrato presso il Dipartimento del lavoro degli Stati Uniti e cresciuto quasi il doppio della velocità prevista.

Gli apprendistati creati da questa coalizione forniscono percorsi per le competenze necessarie ai lavori di tecnologia in tutte le parti del paese – dal Kansas al Minnesota alla Louisiana – non solo nei tradizionali centri tecnologici sulle coste. L’obiettivo è allargare l’apertura quando si tratta di assumere, concentrando l’attenzione sulle abilità piuttosto che sui titoli specifici. Dai primi anni di carriera alle transizioni a metà carriera, questi apprendistati rappresentano un nuovo percorso per le carriere lavorative del 21mo secolo, incluso il crescente numero di nuovi ruoli in cui non sempre è richiesto un diploma di laurea tradizionale. I percorsi offrono anche un’opportunità per sviluppare le competenze richieste senza farsi carico della formazione degli studenti.

In questo mercato del lavoro particolarmente difficile, dove la caccia al talento è diventata molto intensa, Rometty ha qualche consiglio per i datori di lavoro in aziende di ogni dimensione. È un cambiamento nel modo di pensare che ha già adottato anche Ibm. Dice Rometty: «Bisogna portare il consumismo nel modello delle risorse umane. Eliminare il self-service e utilizzare l’intelligenza artificiale e l’analisi dei dati per personalizzare i modi per riqualificare, promuovere e coinvolgere i dipendenti, oltre a spostarsi dai modelli basati su centri di eccellenza a quelli basati su centri di soluzioni».

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