LA PROPOSTA

Internet diritto umano, Sassoli: “L’Europa sia pioniera”

Il presidente del Parlamento Ue: “L’accesso alla rete deve diventare servizio pubblico che permetta a tutte le persone di poter agire partendo da circostanze eque e in questo modo essere parte attiva della ricostruzione post-Covid”

Pubblicato il 04 Feb 2021

sassoli

La Ue pioniera della democratizzazione del mondo digitale e garante di Internet come diritto umano. Su questo concetto si è sviluppata l’audizione del presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, daventi la commissione Diritti Umani di Strasburgo.

“L’Unione europea ha la sfida di essere pioniera e dare esempio nella democratizzazione del mondo digitale – ha sottolineato Sassoli – Per questo deve esserci una profonda riflessione, un’azione politica, legislativa, in sintonia con una transizione digitale capace di mettere al centro le persone e i loro diritti, per fare della tecnologia un’opportunità per molti e non un privilegio per pochi”.
Per Sassoli, l’Ue deve investire nella creazione di alternative proprie e nella gestione delle infrastrutture strategiche della tecnologia futura. “Questo momento in cui l’Unione europea progetta la sua ricostruzione – ha aggiunto – è il momento giusto per continuare nella direzione di difendere la neutralità della rete. Una transizione digitale democratica con le libertà fondamentale al centro e con l’accesso a internet come diritto”.

“Nell’Unione europea stiamo lavorando per una politica economica e sociale forte, basata su una idea di società ecologicamente e umanamente sostenibile. Dobbiamo affrontare in modo deciso le diseguaglianze sociali ed economiche e rispondere alle esigenze della popolazione colpita duramente dalla crisi – ha puntualizzato – La ricostruzione deve rafforzare la coesione delle comunità e la loro capacità di resilienza, creando una relazione virtuosa tra istituzioni, cittadini e territorio, affinché le persone non siano più considerate soltanto consumatori e utenti, ma cittadini consapevoli che contribuiscono attivamente alla ricostruzione.  Questa è una delle condizioni fondamentali per uscire dalla crisi”. Crisi che ha messo contribuito ad aumentare le disuaglianze tra chi può accedere a Internet e chi no: nel contesto della ricostruzione bisogna considerare il superamento di questo gap come azione prioritaria.

“Il divario digitale è un problema che ha conseguenze così gravi come lo ebbe l’analfabetismo. Infatti crea fratture tra territori, generazioni, classi e gruppi sociali che producono violazioni dei diritti fondamentali e sfociano in gravi conseguenze per il benessere di tutta la società – ha detto Sassoli – In questo senso Internet è uno strumento ma anche una fonte di ispirazione”.

Toccando il tema della neutralità delle rete, principio profondamente democratico, Sassoli ha ricordato che l’Europa deve farsi massima garante al mondo, soprattutto dopo l’abrogazione delle norme Obama a difesa di quel principio.

In questo contesto vorrei affermare che l’accesso a Internet dovrebbe essere considerato come un nuovo diritto umano – ha proposto – Credo che Internet debba diventare un servizio pubblico, accessibile a tutta la popolazione, come nel caso della energia elettrica o di altri servizi considerati essenziali. Un servizio pubblico che permetta non solo a tutte le persone di poter agire partendo da circostanze eque, e in questo modo essere anche una parte attiva della ricostruzione. E l’Italia può fare molte al riguardo”.

Ma riconoscere Internet come diritto umano significa anche democratizzare il mondo digitale.

“Per questo ci deve essere una profonda riflessione e un’azione politica in sintonia con una transizione digitale capace di mettere al centro le persone e i loro diritti, implementando protocolli e infrastrutture aperte per fare della tecnologia un’opportunità per molti e non un privilegio per pochi – ha spiegato – L’Unione europea deve investire nella creazione di alternative proprie nella gestione delle infrastrutture strategiche dell’economia futura (cloud europeo, intelligenza artificiale, supercomputing ecc.) per essere in grado di costruire una società digitale che rispetti i diritti, sia innovativa e permetta ai cittadini di avere voce in capitolo su come vengono prese le decisioni nelle infrastrutture digitali. Questo momento, in cui l’Unione europea progetta la sua ricostruzione, è il momento idoneo per continuare nella direzione già scelta con la difesa della neutralità della rete. Una transizione digitale democratica, con le libertà fondamentali al centro; con l’acceso ad Internet come un diritto”.

Il ruolo dell’Italia

Secondo Sassoli, l’Italia l’Italia tra i Paesi promotori del diritto a Internet. “E non solo questo; già ora possiamo dirigere in questa senso le nostre risorse legate al digitale. Possiamo rivedere i protocolli delle strutture nevralgiche alla luce della difesa dei diritti fondamentali, in modo che il digitale sia il cammino verso la inclusione e l’equità. Mi riferisco per esempio, a un uso dei dati sanitari rispettoso della privacy in cui siano gli stessi utenti il motore della open science a favore della ricerca e del miglioramento delle condizioni sanitarie generali – ha ricordato – A questo proposito, il Parlamento europeo ha difeso in numerose occasioni che è giunto il momento di istituire uno Spazio europeo dei dati sanitari che rispetti pienamente il quadro europeo per la protezione dei dati e che sia incentrato sul benessere dei pazienti. La crisi della COVID-19 ha messo in evidenza la necessità di conferire all’UE un ruolo molto più importante nel settore della sanità e di ricercare soluzioni digitali più innovative in tale ambito. Ciò dovrebbe tradursi in una maggiore dotazione per il programma “UE per la salute” (EU4Health) che il Parlamento chiederà con fermezza.

Un altro esempio può essere la digitalizzazione democratica dell’educazione che non significhi rinunciare ai grandi valori delle relazioni umane della scuola in presenza, ma che anzi li rafforzi con dinamiche più agili e innovative che mettano in valore le grandi capacità delle nuove generazioni e non le frenino. Una digitalizzazione della educazione che si basi sui valori democratici di apertura, libertà e opportunità per tutti e non sulle necessità di mercato di grandi attori monopolistici”.

“Come dissi in occasioni anteriori, l’uguaglianza non è un punto di partenza, è un risultato. È innanzitutto il prodotto degli sforzi delle cittadine e dei cittadini – ha concluso – L’intervento istituzionale deve essere all’altezza di questi sforzi. Tempestivamente, deve assecondarli, consolidando le conquiste di maggiore giustizia, equità e opportunità per tutti”.

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