IL CONVEGNO MISE-ICANN

Internet governance, è l’ora di una costituente italiana

Oggi a Roma il convegno Mise-Icann sul futuro della gestione del Web. Il sottosegretario Giacomelli auspica un modello multistakeholder. “Italia non crede al contrasto. Occorre promuovere dialogo fra Europa e Usa”. Il ceo dell’Icann Chehadé: “Icann deve diventare indipendente”

Pubblicato il 14 Apr 2015

Patrizia Licata

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Rilanciare l’iniziativa europea sulla governance di Internet, fare il punto sull’evoluzione di Icann e la transizione delle funzioni Iana, riflettere su un modello nazionale di governance multi-stakeholder anche in Italia, come in Brasile. Questi i temi al centro dell’evento organizzato oggi a Roma dal ministero dello Sviluppo Economico e da Icann, l’organizzazione non profit Usa che si occupa dell’assegnazione degli identificatori unici di Internet (tra cui i nomi a dominio), e della sicurezza, stabilità e interoperabilità globale della rete.

Il convegno, introdotto dal sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli e da un intervento del presidente e ceo di Icann Fadi Chehadè, si è snodato attraverso tre tavole rotonde che hanno messo a confronto i punti di vista di parlamentari italiani ed europei, rappresentanti delle aziende di Internet e delle telecomunicazioni, esponenti del mondo universitario e delle Ong.

Introducendo i lavori, il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli ha affermato che “oggi la riflessione e il confronto sull’evoluzione di Icann diventano una riflessione sul futuro della rete: Internet come lo conosciamo non è una realtà acquisita una volta per sempre”. “L’Europa per prima ha posto l’esigenza dell’evoluzione della governance di Internet, di un superamento di fase iniziale e raggiungimento di una dimensione più rispondente a quello che oggi la rete è diventata e quello che potrà essere in futuro”, ha continuato Giacomelli. “L’Italia è stata protagonista di questa fase, privilegiando l’obiettivo di raggiungere una voce sola nella dimensione europea e non far prevalere il proprio specifico protagonismo: lo abbiamo fatto nel semestre Ue e continuiamo a farlo oggi”.

Tuttavia, pur se l’Italia parla in coro con i colleghi europei, porta nel dialogo con l’Ue la sua visione, poggiata su tre pilastri: “Occorre promuovere un nuovo dialogo tra Europa e Stati Uniti, l’Italia non crede in posizioni di contrasto ma nella ricerca di confronto; poi occorre una nuova governance per Internet che preveda la transizione di Icann ma nella consapevolezza che nessuna governance può prescindere da un ruolo centrale di Icann anche nel futuro; l’Italia non crede in modelli che ipotizzano il superamento del ruolo di Icann; tre, occorre favorire l’avvento di un nuovo modello di governo della rete corresponsabile e aperto in ognuna delle realtà nazionali. L’Italia ha fatto passi significativi non solo durante il semestre di presidenza Ue, ma anche con la Commissione sui diritti e doveri di Internet promossa dalla presidenza della Camera dei deputati e l’accordo del Garante Privacy con Google che dimostra che il dialogo costante produce risultati”. L’obiettivo ora per l’Italia, ha annunciato Giacomelli, è far nascere “una costituente italiana per un modello di governance multi-stakeholder e affrontare nella nostra dimensione nazionale il tema della Internet governance dando sostanza al principio di corresponsabilità nel governo della rete che chiama in causa una molteplicità di soggetti: governo, mondo della ricerca, aziende, cittadini”.

Il presidente e ceo di Icann Fadi Chehadè ha ribadito l’importanza di un messaggio “positivo” legato a Internet, perché Internet è una terra di opportunità che ci invita a guardare al futuro, e “Italia e Europa sono parte importante di questo futuro”. “L’Italia, dove la creatività è elemento integrante della vita di tutti i giorni, non può che avere un ruolo importante nel futuro di Internet, ma occorre creare una piattaforma che aiuti tutti i soggetti ad essere coinvolti; il governo è in prima fila, ora anche il resto della società deve partecipare”. Secondo Chehadè Italia e Europa devono anche avere una posizione chiara su come Internet va gestito e l’Italia ha giocato un ruolo chiave, durante il semestre di presidenza europeo, nel portare l’Europa verso il modello multi-stakeholder, cui hanno aderito tutti i principali Paesi del mondo, Cina compresa: “L’Europa rischiava di adottare una soluzione diversa da tutti gli altri, e questo era un rischio”, ha detto Chehadè. Quando alla transizione di Icann, gli Stati Uniti hanno stabilito che “per avere una Internet governance globale l’Icann deve diventare indipendente, non più legata al ruolo degli Usa, ma gli Usa chiedono che nessun altro governo o organizzazione governativa controlli l’Icann e che il processo per decidere come gli Usa usciranno dall’Icann sia aperto e inclusivo”.

“Come presidente dell’Icann promo di continuare a lavorare sull’obiettivo che Icann diventi non solo indipendente dal governo Usa ma punto di riferimento della governance multi-stakeholder”, ha indicato ancora Chehadè. “Il comitato italiano per la Internet governance è molto importante per affrontare i problemi di internet su base stabile”. Infatti, “l’Icann è importante per la Internet governance ma non esaurisce tutti i temi del governo di Internet: privacy, cyber-security e cyber-warfare, child protection, fisco e molti altri temi vanno affrontati con un simile approccio multi-stakholder, come già sta facendo Net Mundial“.

La Tavola rotonda “Internet aperta: ruolo e accountability degli stakeholder” moderata dal direttore del CorCom Gildo Campesato è tornata sul tema chiave della governance multi-stakeholder di Internet: “Internet è un fenomeno mondiale. Prima la governance era incentrata su Usa e istituzioni Usa, oggi questo ha meno senso perché Internet ha assunto carattere di universalità, mette in relazione soggetti in tutto il mondo”, ha sottolineato Angelo Cardani, presidente Agcom.Internet per sua definizione è un’istituzione multi-stakeholder, e ciò diventa sempre più vero quanto più Internet si diffonde in più ambienti, economici, culturali, sociali, ecc. attraversando frontiere e continenti”.

Giorgia Abeltino (Google) ha ribadito che l’approccio multi-stakeholder è il migliore anche dal punto di vista del colosso di Mountain View, ricordando anche il ruolo del forum IGF, ma ha sottolineato anche l’importanza della transizione dello Iana verso una governance internazionale e multi-stakeholder e la necessità di garantire l’accountability di Icann, la garanzia cioè che le sue decisioni siano trasparenti. “Google propone una verifica indipendente e audit degli obiettivi raggiunti da Icann e di introdurre procedure di scrutinio delle decisioni di Icann“, ha dichiarato la Abeltino.

Paolo Coppola (Tavolo per l’innovazione) ha ricordato la centralità del tema della Internet governance per il governo attuale e delle opportunità create da Internet: “Se vogliamo che l’Italia partecipi con consapevolezza alla governance di Internet abbiamo il dovere di far sì che questi temi non rimangano chiusi all’ambito degli esperti ma diventino di dominio pubblico, entrino nel mondo delle imprese e nella società civile”, ha detto Coppola. “Anche il tema della governance delle piattaforme per Internet si porrà in modo sempre più pressante e occorre avviare al più presto una riflessione”.

Nel suo videomessaggio, Vint Cerf, l’informatico che è tra i padri fondatori di Internet, ha ricordato che “Internet è stato disegnato in modo scalabile e interoperabile e ci hanno lavorato ingegneri non solo degli Usa ma anche di Europa e Italia” e che l’Icann pure è stata costruita con un modello “bottom-up e collaborativo”. “Internet trae vantaggio da questo tipo di modello multi-stakeholder e ora Icann sostiene questo modello per l’evoluzione della Internet governance: il modello multi-stakeholder è fondamentale perché Internet rimanga interoperabile e uniforme, comune a tutti, unico e unito, questo è il valore e il potere di Internet“.

Il convegno di Mise e Icann prende spunto dalla transizione in atto della supervisione Usa sulle funzioni Iana, amministrate da Icann per effettuare i cambi al root zone file di Internet. Se n’è parlato nella seconda Tavola Rotonda, “Le funzioni Iana e l’Internet del futuro” con gli interventi di Domenico Laforenza (.it Registry), Giovanni Seppia (Eurid), Maurizio Goretti (Namex). Stefano Quintarelli, presidente Comitato d’indirizzo di Agid, ha sottolineato come Internet sia cambiato dalle sue origini, dal punto di vista tecnico, “e si sono creati silos; questo causa frammentazione dei servizi, problemi fiscali e fenomeni come il grande firewall cinese o i provvedimenti di Russia e Turchia per ostacolare il traffico e Iana deve risolvere oggi questioni più complesse con implicazioni geopolitiche”. “Il tipo di governance che ci siamo dati finora va migliorato”, ha concluso Quintarelli; “è ora di pensare a una riorganizzazione della governance di Internet in Italia sul modello brasiliano, mettendo insieme competenze in un apposito tavolo di coordinamento”.

Lorenzo Pupillo (Telecom Italia) ha accolto la proposta del sottosegretrio Giacomelli sulla creazione di una costituente italiana per la governance di Internet. “Un modello che ha funzionato molto bene è quello di Net Mundial cui partecipano governi, società civile, mondo della ricerca, impresa; il nostro obiettivo deve essere di fare un Internet governance forum (IGF) per l’Italia”, ha indicato Pupillo. “L’Italia ha fatto molto durante il semestre di presidenza Ue ma anche Telecom lavora per la Internet governance nei forum internazionali. Il modello incentrato sugli Usa è stato importante in passato ma ora è antistorico, occorre una visione multi-stakeholder”.

Dopo il videomessaggio di Demi Getschko (presidente di NIC.br e membro del board di CGI.br) che ha illustrato l’esperienza del Brasile nel costruire una Internet governance multi-stakeholder il convegno si è chiuso con una terza Tavola Rotonda, “Per una governance multi-stakeholder: il modello Brasile e noi”, dove hanno fatto sentire la loro voce anche l’Accademia Italiana del codice di Internet, rappresentata da Alberto Gambino, e Save the Children Italia-eNacso, con Cristina De Paoli. Luigi Dal Pino (Microsoft Italia) ha ribadito che riflettere sull’Internet governance è essenziale per garantire l’innovazione stessa dell’industria tecnologica e la sua capacità di rispondere ai bisogni dei cittadini. “La governance richiede confronto, dialogo, conciliazione ed è importante che in Italia, dove siamo abituti ad avere prima le regole e poi il confronto, si stia avviando un processo di nuovo tipo che parte non da regole imposte dall’alto ma da un dialogo. Tuttavia ci troviamo in un contesto di grande trasformazione digitale che coinvolge tutti e anche la società civile deve essere chiamata a partecipare al dibattito sulla Internet governance: i cittadini sono attori primari dell’inclusive internet“.

In merito all’esperienza del Brasile, il presidente dell’Accademia Italiana del codice di Internet Gambino ha invece charito che “Per la Internet governance il modello brasiliano può fare da punto di riferimento, ma serve una via italiana. Le peculiarità italiane, che vedono da un lato un immenso patrimonio artistico e culturale e, dall’altro, forti istanze partecipative degli utenti, richiedono una ricalibratura”. “La bozza di Dichiarazione dei diritti in Internet redatta dalla Commissione Rodotà terminava all’art. 14, correttamente, con l’invito alle istituzioni pubbliche ad adottare strumenti partecipativi per disegnare la futura governance della rete Internet; c’è ora bisogno che il governo faccia la sua parte, mantenendo intatti i principi dell’apertura e della partecipazione diffusa di tutti i soggetti interessati”, ha concluso Gambino.

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