LO STUDIO

Internet, l’Italia arranca: il 40% della popolazione non usa il Web

E’ quanto emerso dal convegno Istat-Fub. Solo il 33% degli italiani usa abitualmente la Rete. Peggio di noi solo Bulgaria e Romania. Nuove professioni digitali leva di crescita

Pubblicato il 21 Nov 2014

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Questa mattina Istat e Fub hanno presentato, in un convegno congiunto, i risultati di uno studio che, partendo dai dati raccolti mediante l’indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” (anni 2005-2013), ha tracciato il profilo degli utenti e dei non utenti della Rete Internet, visti nel loro insieme e nella loro articolazione socio-demografica e culturale.

In apertura Mario Frullone, Direttore ricerche per la Fondazione Ugo Bordoni, ha presentato lo studio, nel quale sono stati isolati quattro indicatori legati ad aspetti infrastrutturali: la velocità di trasmissione, il numero di utenti connessi, il numero di dispositivi connessi e il volume di traffico.

Per quanto attiene a quest’ultimo aspetto, Mario Frullone ha sottolineato la propensione dell’utente ad accedere spontaneamente a velocità maggiori quando ciò gli è possibile e che il legame tra domanda e offerta dipenderà presto non solo dai comportamenti dei cittadini, ma anche da una domanda determinata dai dispositivi stessi, per via del crescente sviluppo dei rapporti machine-machine e dell’Internet delle cose.

I dati presentati mostrano un’Italia che arranca e ad ora incapace di colmare il gap con gli altri paesi impegnati nello stesso progetto. La ricerca ha messo in evidenza anche l’uso da parte delle diverse tipologie di utente, basandosi su dati Istat ed Eurostat, e distinguendo tra utenti forti, che utilizzano Internet quotidianamente, utenti deboli, che lo utilizzano una volta alla settimana, utenti sporadici, ex utenti e non utenti. Gli utenti forti si fermano al 33% del campione, mentre i non utenti superano addirittura il 40%. È stata inoltre riscontrata una forte correlazione tra l’uso della Rete e certe caratteristiche dell’utente, quali soprattutto la giovane età, il possesso di un titolo di studio e la migliore condizione professionale. Un dato positivo, tuttavia, risulta dal grafico che mette a confronto l’andamento delle tipologie di utente, dove può apprezzarsi un superamento degli utenti deboli da parte della tipologia utenti forti.

Solo poco più di un italiano su due usano regolarmente il web mentre è emerso che nel 2013 solo il 56% della popolazione italiana tra i 16 e i 74 anni usava regolarmente il web, a fronte di una media Ue del 72%. Il raffronto con i principali partner è impietoso: la Francia, nello stesso anno, aveva una media del 78%, la Germania dell’80% e il Regno Unito dell’87%. Peggio del Belpaese hanno fatto solo Bulgaria (51% della popolazione) e Romania (45%).

Le differenze sono però molto meno accentuate se si prende in considerazione la fascia più giovane della popolazione (16-24 anni). Nel 2013, emerge ancora dalla ricerca, la percentuale della popolazione italiana che non ha mai usato internet – sempre nella fascia di età 16-74 anni – è stata del 34%. Tantissimo, se paragonato al 14% della Francia, al 13% della Germania, all’8% del Regno Unito e alla media Ue del 20%. Ma lo Stivale va male anche per l’accesso a internet da casa: nel 2013, le famiglie che lo avevano erano il 69%. A fronte della media Ue del 79%, dell’88% in Germania, dell’88% nel Regno Unito e dell’82% in Francia. Per non parlare dei Paesi Bassi, dove ad avere l’accesso al web erano il 95% delle famiglie.

L’anno scorso gli utenti forti di internet (cioe’ quelli che lo utilizzavano regolarmente) in Italia erano 19 milioni (33,1% della popolazione), gli utenti deboli (almeno una volta a settimana) circa 10 milioni (17%), gli utenti sporadici 1.5 milioni (2,7%), mentre gli ex utenti (coloro che avevano utilizzato il web piu’ di 3 mesi prima della rilevazione) erano circa 2.5 milioni (4,5%). Dallo studio viene inoltre confermata una notevole differenza di genere nell’uso del web, soprattutto fra gli utenti forti: 37,4% dei maschi contro il 29% delle femmine. Specularmente, fra i non utenti sono le donne che prevalgono: 46% contro 35,1% dei maschi.

“L’Italia è indietro per l’uso di internet ma c’è anche una evoluzione rapida di alcuni fattori, quindi, a mio parere, c’è la possibilità di migliorare fortemente questi numeri con delle azioni mirate”, ha detto il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, nel corso della presentazione dello studio, oggi a Roma. Alleva ha tuttavia osservato che i dati non sono positivi “anche per quanto riguarda l’uso del web da parte delle imprese”.

Il convegno si è concluso con una tavola rotonda sul tema, coordinata da Alberto Zuliani. Tra i partecipanti Mauro Bonaretti, segretario generale alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha posto la questione di Internet anche come possibile acceleratore della divergenza, come minaccia per alcune professioni in ambito privato e della PA, Roberto Moriondo, rappresentante delle regioni del comitato di indirizzo Agid, che ha sottolineato l’importanza dello studio discusso quale trasformatore del percepito in dati concreti e Antonio Nicita, commissario infrastrutture e reti Agcom, che ha speso parole sul tema della formazione, che “va fatta sia a chi perde che a chi cerca lavoro, concentrandosi sulla sostituzione con nuove forme di intermediazione e nuove professioni. Dove quindi Internet appaia sia come ambito di nuove realtà professionali che come strumento per realizzare e accelerare il processo di sostituzione culturale e professionale auspicato”.

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