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Israele laboratorio Ict per l’agricoltura del futuro

Yoram Kapulnik, direttore del Volcani Center: “Con l’online si possono risparmiare risorse e ottenere risultati migliori nel rispetto delle biodiversità”

Pubblicato il 08 Mag 2015

Antonello Salerno

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E’ la mancanza di risorse ad aver portato alla nascita dell’ingegnosità israeliana in agricoltura. La necessità di produrre tanto con pochi mezzi a disposizione: poco terreno, poca acqua, poche persone a lavorare la terra. Una sfida iniziata per la sopravvivenza, su una superficie di 22mila kmq per la maggior parte desertica, ma che ha portato oggi il Paese a esportare parte della propria produzione.


Solo per citare alcuni dati: dal 1948 la produzione agricola israeliana è aumentata di più di 12 volte, mentre nello stesso lasso di tempo l’uso di acqua si è moltiplicato soltanto per tre. Delle 300 aziende agricole del Paese, 200 sono esportatori, mentre secondo l’Israel Export & International cooperation institute il fatturato dell’agrotecnologia è ormai di circa 4 miliardi di dollari l’anno. Oggi Israele, una delle aree più aride al mondo, utilizza i metodi di irrigazione più tecnologicamente avanzati a disposizione, e conta sulla percentuale più alta di riutilizzo delle acque di scarto.


“All’expo di Milano 2015 il padiglione di Israele è accanto a quello dell’Italia – afferma Naor Gilon, ambasciatore di Israele in Italia – e mette in mostra tutti i risultati innovativi raggiunti dal nostro Paese. Per noi l’agricoltura è un business, dove coesistono la produzione insieme all’R&D, con la costante della scarsità delle risorse: la necessità, infatti, è la madre di tutte le invenzioni”.


Ad anticipare l’Expo si è svolta nei giorni scorsi a Tel Aviv la 19esima edizione di Agritech Israel, conferenza internazionale dell’agricoltura. Una vetrina anche per il Volcani Center, l’agricolural research organization israeliana nata nel 1921, prima della formazione dello Stato di Israele, e che oggi su mandato del Governo coordina tutte le attività di ricerca nel settore.


Se nel 1955, spiegano dal Volcani Center, un agricoltore era in grado di assicurare nutrimento a 15 persone, nel 2000 si è passati a 90 e nel 2015 a 400. Se si pensa poi che circa l’80% dell’acqua utilizzata in agricoltura nel Paese è acqua riciclata, questo rende chiaro quanto siano fondamentali ricerca e nuove tecnologie.


“L’Ict può mettere a disposizione i mezzi per ottenere performance migliori – afferma Yoram Kapulnik, direttore generale dell’Agricoltural research organization del ministero dell’Agricoltura israeliano – Così possiamo risparmiare le nostre risorse, e possiamo in prospettiva ottenere strumenti sempre più utili per tutelare l’ambiente e monitorare ogni attività. L’Ict ci dà la possibilità di sviluppare le tecnologie, portarle alla perfezione e rispettare l’ambiente e la biodiversità: dal satellite, e con dei sensori, ad esempio, si possono identificare nello specifico le necessità di acqua di ogni singolo appezzamento di terreno e di ogni pianta, risalendo fino alla temperatura sulle foglie. L’Ict è una sorta di cervello elettronico aggiuntivo a supporto dell’agricoltore”.


Tra gli obiettivi più importanti raggiunti negli anni grazie alla ricerca c’è il fatto di essere riusciti, con la genetica ma senza l’utilizzo di Ogm, a fare in modo che i frutti maturi resistessero più a lungo sulle piante, anche per fare fronte alla scarsità di lavoratori. O l’aver messo a punto sistemi computerizzati che consentono ai trattori di gestire anche da remoto e con grande precisione l’irrigazione e la cura delle piante, fino ad arrivare alle tecniche per la raccolta meccanica delle olive, che dopo anni di grandi difficoltà iniziano a dare i primi risultati.


“Abbiamo il sogno di poter realizzare un sistema integrato che sia in grado di mettere insieme e fornire online agli addetti ai lavori tutte informazioni utili per la loro attività – continua Kapulnik – le previsioni meteorologiche, tutte le informazioni sulle malattie delle piante, la loro diffusione e la loro incidenza, cosa c’è bisogno di fare e dove. Tutto consultabile su uno smartphone o altri dispositivi mobili. Informazioni riferite direttamente al luogo in cui ci si trova: quali le migliori specie da coltivare, quali in grado di assicurare il raccolto migliore. Un sistema con applicazioni smisurate, anche al di fuori di Israele”. Il problema del momento sembra essere però il fatto che le nuove generazioni non si avvicinino all’agricoltura: l’età media dei lavoratori e degli imprenditori di questo settore in Israele è di 61 anni: “L’innovazione – conclude Kapulnik – è il modo migliore per avvicinare i nativi digitali. A loro piace giocare con questi gadget, e sono convinto che i nuovi sistemi potranno coinvolgerli più direttamente delle storie e delle tradizioni dei nostri vecchi agricoltori”.

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