IL REPORT 2020

Istat: le aziende italiane indietro sulle tecnologie avanzate ma è boom del cloud

L’Istituto nazionale di Statistica aggiorna i dati. In aumento il ricorso all’online per promuovere prodotti e servizi. Il 97,5% delle imprese con oltre 10 addetti ha connessione in banda larga fissa o mobile e il Sud fa meglio del Nord. Cresce l’uso di big data e Iot

Pubblicato il 22 Dic 2020

copertina

Nel 2020 l’82% delle imprese con almeno 10 addetti non adotta più di 6 tecnologie tra le 12 considerate dall’indicatore europeo di digitalizzazione. E nel Mezzogiorno il dato è ancora peggiore: 87,1%. È quanto emerge dai dati aggiornati Istat su Imprese e Ict (qui il report completo). Dopo le rilevazioni sugli anni precedenti, che poco rivelavano sullo stato dell’arte, l’Istituto nazionale di Statistica presenta dunque l’andamento della situazione aggiornato all’anno della pandemia.

Più web per promuovere informazioni e servizi

Se da un lato cresce notevolmente la percentuale di imprese che utilizza il web per fornire informazioni su prodotti e servizi, il 55,5% dal 33,9% nel 2019 e balza l’adozione delle piattaforme cloud, dal 23% del 2018 al 59% del 2020, dall’altro le applicazioni digitali più evolute risultano poco utilizzate tra le Pmi: circa l’8% dichiara di avvalersi di almeno due dispositivi smart o sistemi interconnessi, di robotica e analisi di big data e solo il 4,5% utilizza stampanti 3d nei processi di produzione.

Cresce la banda larga fissa e mobile

In aumento anche l’uso delle connessioni a banda larga fissa e mobile utilizzate dal 97,5% delle imprese con almeno 10 addetti. Rimane invece sostanzialmente stabile la quota di imprese che fornisce ai propri addetti dispositivi portatili (computer portatili, smartphone, tablet, ipad) che permettono una connessione mobile a Internet per scopi aziendali/lavorativi (62,6%; era 62,4% nel 2019). Il tutto nonostante si assista ad un aumento della percentuale di addetti che utilizzano un computer connessi a Internet per svolgere il proprio lavoro (53,2%; era 49,9% nel 2019) anche e soprattutto in risposta delle imprese alla pandemia iniziata a marzo 2020. A livello settoriale, le differenze maggiori tra il 2019 e il 2020 sono state registrate tra le imprese del commercio al dettaglio (dal 48,8% al 58,0%), dell’industria dei prodotti in legno e carta, stampa (dal 39,1% al 45,5%) seguite da quelle dei settori della ristorazione (dal 21,6% al 26,7%), della metallurgia (dal 38,0% al 43,2%).

Il sud più avanti sui 100 Mbps

Tra le imprese con almeno 10 addetti connesse a Internet in banda larga fissa, la velocità massima di connessione cresce con la dimensione aziendale, senza particolari divari territoriali a livello di macro ripartizione, evidenzia l’Istat. A livello regionale si evidenzia una buona performance delle imprese del Mezzogiorno: Sicilia, Basilicata e Campania si attestano tra le prime cinque regioni per quota di imprese connesse a Internet a velocità di download pari ad almeno 100 Mbps. La quota di imprese connesse con almeno 30 Mbps è pari a circa il 76% nel Mezzogiorno e nel Nord d’Italia mentre si attesta al 73,2% nelle regioni del Centro. Infine, le Pmi (imprese con 10-249 addetti) connesse a velocità almeno pari a 30 Mbps sono il 75,0%, le grandi imprese il 90,5%.

La digitalizzazione a livello “basso” nelle piccole imprese

Il comportamento delle imprese è stato valutato rispetto a 12 caratteristiche specifiche che contribuiscono in ciascuna edizione di indagine alla definizione dell’indicatore composito di digitalizzazione denominato Digital intensity index utilizzato per identificare le aree nelle quali le imprese italiane incontrano maggiori difficoltà. Circa l’82% delle imprese con almeno 10 addetti si colloca a un livello ‘basso’ o ‘molto basso’ d’adozione dell’Ict, non essendo coinvolte in più di 6 attività tra quelle considerate; il restante 18% svolge invece almeno 7 delle 12 funzioni, posizionandosi su livelli ‘alti’ o ‘molto alti’ di digitalizzazione. Nelle varie classi di addetti il divario maggiore si registra nella presenza di specialisti in Ict tra gli addetti dell’impresa e nell’utilizzo di robotica e di servizi cloud di livello medio alto.

La dimensione aziendale e la complessità organizzativa sono in linea con il diverso grado di digitalizzazione delle imprese: tra le imprese fino a 99 addetti i modelli più utilizzati includono al più una velocità di connessione almeno pari a 30 Mbit/s, l’invio di fatture elettroniche, il sito web, la presenza di specifici servizi offerti sul sito. Il cloud di livello medio alto, l’intensità di utilizzo di computer e device mobili da parte della forza lavoro e la presenza di specialisti Ict sono più frequenti nelle imprese con almeno 100 addetti.

Cresce l’uso dei big data

Nel 2020, l’8,6% delle imprese con almeno 10 addetti dichiara di aver analizzato nell’anno precedente grandi quantità di informazioni (big data) ottenute da fonti di dati proprie o da altre fonti attraverso l’uso di tecniche, tecnologie o strumenti software. I big data vengono analizzati dalle imprese soprattutto internamente (7,4%) mentre il 2,8% esternalizza i servizi di analisi.

I dati più analizzati internamente sono generati dai social media (46,5% delle imprese), da informazioni di geolocalizzazione derivanti da dispositivi portatili (45,3%) e da dispositivi intelligenti e sensori digitali (31,1%). L’analisi di grandi quantità di dati ha riguardato circa un quarto delle grandi imprese mentre solo il 6,2% di quelle di minore dimensione (10-49 addetti) ha estratto dai dati informazioni rilevanti.

L’Iot si fa strada: boom di sensori e telecamere

L’Internet delle cose (Iot) riguarda dispositivi interconnessi che raccolgono e scambiano dati e possono essere monitorati o controllati via Internet. Nel 2020, li utilizza il 23,1% delle imprese con almeno 10 addetti. In particolare, tra le imprese che hanno fatto ricorso a dispositivi Iot, sono più frequenti quelle che usano dispositivi, sensori intelligenti, tag Rfid o telecamere controllate da Internet per migliorare il servizio clienti (35,7%) e per ottimizzare il consumo di energia nei locali delle imprese (32,5%).

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