ESCLUSIVA

Kroes e Borg: “Ecco la nostra ricetta per la sanità digitale”

In esclusiva per il Corriere delle Comunicazioni, i Commissari europei per l’Agenda digitale e alla Salute e Consumatori annunciano le nuove mosse dell’Europa per spingere la diffusione dell’e-health. “Settore sanitario restio ad accogliere la rivoluzione digitale, ma il nuovo piano d’azione abbatterà gli ostacoli”

Pubblicato il 18 Feb 2013

Neelie Kroes e Tonio Borg

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In Europa ci troviamo di fronte a un dilemma: da una parte la spesa sanitaria aumenta, dall’altra il settore pubblico è costretto a tagliare le spese. Così gli anziani si preoccupano per l’assistenza che riceveranno, mentre i giovani temono di non potersi permettere le cure mediche. In Europa l’assistenza sanitaria è ormai eccellente. Quasi tutti oggi hanno accesso a servizi sanitari di qualità, i progressi in campo medico permettono di curare malattie prima considerate incurabili, le scoperte scientifiche e le vaccinazioni programmate hanno praticamente debellato molte malattie e i cittadini europei godono di una speranza di vita più lunga.
I sistemi sanitari europei però sono stati impostati sostanzialmente su un modello di cure impartite nella fase acuta, basato su interventi di emergenza e su trattamenti chirurgici con degenza in ospedale. Oggi invece molte patologie sono a lungo termine e degenerative. Sempre più persone soffrono di una o più malattie croniche e questa tendenza è destinata ad aumentare man mano che la popolazione invecchia. Questo tipo di pazienti non necessita sempre dello stesso modello di cura e preferisce vivere in modo indipendente, a casa propria, senza doversi recare continuamente dal medico. Dobbiamo adattarci a questo cambiamento e la tecnologia digitale può esserci di aiuto. Oggi abbiamo a disposizione dispositivi di controllo a distanza per misurare e monitorare le condizioni del paziente da casa e poi inviare i risultati all’ospedale, applicazioni di telemedicina che permettono di ottenere una consulenza medica specialistica senza doversi spostare, robot che ci aiutano in casa o semplicemente applicazioni mobili che consentono di tenere sotto controllo il proprio stato di salute. Non si tratta di fantascienza, ma di soluzioni che esistono già – molte sono “made in Europe” – e permettono di assistere meglio un numero maggiore di persone e di liberare risorse umane negli ospedali. A lungo termine ciò può tradursi in prezzi più competitivi, in una maggiore efficienza dei sistemi sanitari e in un settore pronto per il futuro.

Tuttavia le cosiddette tecnologie “eHealth” (sanità elettronica) non sono ancora a disposizione della totalità dei pazienti: il settore sanitario è restio ad accogliere questa rivoluzione digitale e preferisce attenersi a metodi e modelli tradizionali, mentre i politici preferiscono non sconvolgere un sistema che si è dimostrato efficace in passato. Il nuovo piano d’azione europeo per la sanità elettronica, avviato il 6 dicembre, indica la strada per un efficace utilizzo delle tecnologie digitali al fine di fornire ai cittadini un’assistenza sanitaria migliore. La parola d’ordine è eliminare gli ostacoli allo sviluppo di servizi sanitari più intelligenti, più sicuri e incentrati sul paziente.

In concreto occorre dare ai pazienti e agli operatori del settore sanitario la fiducia e le competenze necessarie per utilizzare le nuove tecnologie; collegare i dispositivi in modo che possano comunicare tra loro, evitando sprechi e ridondanze; investire nella ricerca sulla medicina personalizzata del futuro, sensibilizzare e creare fiducia nei vantaggi del ricorso alla sanità elettronica da parte dei pazienti, dei professionisti del settore e dei sistemi sanitari, fornendo alle piccole imprese il supporto necessario per creare le innovazioni di cui abbiamo bisogno. Sono sempre più numerose le persone che utilizzano applicazioni e altri dispositivi per tenere sotto controllo le proprie informazioni sanitarie: bisogna conquistarne la fiducia liberando il campo dalle eventuali incertezze giuridiche in tema di sicurezza, qualità e trasparenza. Soprattutto, occorre dar prova di coraggio e partecipare a un cambiamento che è già in atto. Tutti gli Stati membri hanno costituito una rete eHealth, su base interamente volontaria, per elaborare degli orientamenti sull’interoperabilità di questi sistemi in modo da facilitare la diffusione dell’assistenza sanitaria elettronica a livello internazionale.

Con il partenariato europeo per l’innovazione in materia di invecchiamento attivo e in buona salute 3.000 soggetti interessati si sono impegnati per migliorare la qualità della vita delle persone, a diretto beneficio di ben 4 milioni di europei. Ottimo esempio di fruttuosa combinazione tra un approccio “dalla base” e un’azione UE: tutte le parti in causa sono consapevoli del fatto che lavorare insieme è meglio e più economico che partire da zero, e il ruolo dell’Unione europea è proprio quello di riunirle. Questa strategia dimostra che possiamo imparare e crescere rapidamente senza aspettare che si creino gruppi di paesi pronti a muoversi in blocco. Ciò che ci rende europei è in parte anche la nostra convinzione che abbiamo il dovere di offrire a tutti i cittadini la migliore assistenza sanitaria possibile. Oggi e domani questo significa lavorare insieme per costruire una vita migliore grazie alle tecnologie della sanità elettronica.

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