L’appello di Netcomm a Renzi: “Incentivare la moneta elettronica”

Il presidente del consorzio Roberto Liscia chiede al governo di spingere sulle PA e sull’e-commerce: “Così si sostiene il Made in Italy”

Pubblicato il 06 Nov 2014

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Il governo Renzi deve incentivare i pagamenti elettronici. A chiederlo è Roberto Liscia, presidente di Netcomm, il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano, contestualmente alla visita odierna del presidente del Consiglio in Alcatel-Lucent a Milano. Presente in sala, Liscia si rivolge idealmente al premier dicendo: “Non mi stancherò mai di sollecitare le nostre istituzioni, e soprattutto il governo in carica, oggi qui rappresentato dal presidente Matteo Renzi, nel continuare sulla via tracciata in tema di pagamenti elettronici, quali l’obbligo per le pubbliche amministrazioni di rendere disponibili i pagamenti con carte e home banking, così da accelerare i comportamenti digitali degli italiani”.

Liscia ricorda che la moneta elettronica, insieme all’esplosione dei pagamenti tramite smartphone (+100% nel 2014), rappresenta “la vera frontiera che permetterà alle piccole imprese di superare gli ultimi tabù per l’ingresso in questo nuovo e promettente mercato globale dell’eCommerce. Un settore – prosegue – che ormai sta raggiungendo un’età e un’esperienza ragguardevole, al punto da essere la vetrina più efficace per presentare il nostro Made in Italy in tutto il mondo. Lo dimostra la stabile crescita a doppia cifra dell’eCommerce che evidenzia come le aziende italiane stiano adottando sempre più una strategia multicanale, vero fattore chiave che può consentire all’eCommerce B2c di raggiungere in Italia valori comparabili a quelli dei mercati esteri”.

Il presidente di Netcomm, ricorda che a tutt’oggi, secondo le indagini dell’associazione più di 16 milioni di italiani in questo anno hanno fatto acquisti online per un valore complessivo stimato in oltre 13 miliardi di euro.

“Il ritardo, malgrado i fattori positivi che stiamo osservando, però – argomenta Liscia – rimane e l’Italia è ultima in quasi tutte le classifiche su tutti i fattori che condizionano lo sviluppo. Le imprese che vendono online sono solo il 4% del totale, l’accesso alla banda larga rimane carente e la copertura finanziaria per gli investimenti necessari sono ancora un interrogativo non risolto. I servizi digitali della pubblica amministrazione sono pochi, frammentati e di difficile accesso e soprattutto una fetta ancora consistente di italiani ha ancora paura ad effettuare acquisti on line. È evidente che in questo quadro la dimensione delle imprese diventa un fattore abilitante. Nonostante che in Italia le prime 200 imprese web abbiano una quota di mercato superiore al 70%, poche sono le imprese italiane che competono sul mercato internazionale online e il nostro Paese è, di fatto, assente nella competizione internazionale. Stiamo perdendo competitività a livello globale e non riusciamo a sfruttare il potenziale del Made in Italy che potrebbe trovare più facilmente sbocchi su questi mercati. Si prevede che nel 2018 le vendite cross country, nel mondo, raggiungeranno i 307 miliardi di dollari, coinvolgendo oltre 130 milioni di acquirenti. Ovvero eShopper evoluti di cui le nostre imprese dovranno saper intercettare bisogni e richieste, perché la via digitale è ormai connaturata ai nostri tempi e nel Net Retail che stiamo osservando è divenuta imprescindibile”.

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