JOB&ICT

L’Ict a caccia di giovani grazie ai contributi pubblici

Dal primo maggio è partito il programma Garanzia Giovani per il rilancio dell’occupazione. In dote 1,5 miliardi. “Iperattive” le software house. E grandi infornate di nuove leve per le società di consulenza, in pista da tempi non sospetti

Pubblicato il 12 Mag 2014

Dario Banfi

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A un anno di distanza dall’approvazione in Consiglio europeo del più imponente piano di rilancio dell’occupazione giovanile degli ultimi 30 anni, è scattato anche in Italia, nella data simbolica del 1°maggio, il programma “Garanzia Giovani” (Youth Guarantee). In prima fila ci sono il ministero del Lavoro, le Regioni e gli enti locali, in una cordata che – a partire dalle norme già introdotte dal Governo Letta, fino alle recenti leggi regionali in materia di tirocini formativi – ha l’obiettivo d’invertire la rotta sulla disoccupazione giovanile, arrivata nella fascia 15-24 anni, oltre il 40%. Con una dote di circa un miliardo e mezzo di euro, 500 milioni di fondi europei e il resto messo a disposizione dallo Stato e dalle Regioni, si punta a fornire orientamento, occasioni di stage e nuova occupazione, attraverso assunzioni agevolate, che abbattono considerevolmente i costi contributivi per le aziende. In alcune Regioni, come l’Emilia-Romagna, si arriva perfino a 12.000 euro di bonus per contratti a tempo indeterminato.

Il mondo dell’informatica, delle telecomunicazioni e dei media hanno deciso di sfruttare l’occasione, ma con modalità diverse a seconda della tipologia d’impresa e di business. A una prima ricognizione delle maggiori società italiane, sembra ci siano almeno tre “schieramenti” distinti nel settore, che in qualche modo evidenziano modelli differenti di valorizzazione del capitale umano e politiche più o meno marcate verso il rinnovamento della forza lavoro e delle competenze.

I big della telefonia, ad esempio, a partire da Vodafone e Wind, non sembrano interessati a mettere in campo iniziative straordinarie di ricerca e selezione, oltre ai tradizionali piani d’inserimento di neolaureati già collaudati da anni. Diversa la posizione di Telecom Italia, che per voce dell’amministratore delegato Marco Patuano, ha annunciato chiaramente di avere bisogno di 2.500 nuovi giovani in azienda. Non ha, però, fatto seguire alcuna comunicazione specifica, lasciando presumere comunque iniziative nei prossimi mesi.

Diversa, invece, la posizione meno attendista dei colossi del software, come Microsoft o Ibm Italia, che hanno presentato piani per neolaureati rispettivamente con il progetto Mach e il programma Jobs now in the cloud, per inserire in azienda 120 ingegneri gestionali e laureati in economia con contratto di apprendistato.

Sulla stessa linea Avanade che entro l’estate prevede circa 20 nuove assunzioni di giovani apprendisti. Al calare della dimensione d’impresa diminuiscono le previsioni di assunzioni. Secondo le previsioni del sistema Excelsior di Unioncamere i settori “Media e comunicazioni” e Servizi informatici e delle telecomunicazioni” restano comunque, tra quelli nel segmento manifatturiero, tra i più interessati a portarsi in casa giovani e che mantengono saldi positivi tra entrate e uscite.

Non è semplice, tuttavia, calcolare quante assunzioni siano realmente indotte dai bonus della Garanzia Giovani e quante già previste nei piani di sviluppo dal sistema d’impresa. La nuova ondata di benefici sui costi d’assunzione avrà effetti diluiti nel tempo, che oggi ancora non sono del tutto visibili, vista la pianificazione non ancora compiuta da parte di molte grandi imprese sugli ingressi dei prossimi anni. Prova ne è il caso di Finmeccanica, che pur avendo siglato un protocollo d’intesa con il Governo per sfruttare i benefici contributivi, ha concluso un piano di recruiting per 1.500 giovani prima dell’avvio stesso della Youth Guarantee, senza però annunciare che cosa ha in programma per quest’anno.

Nella terza fascia di imprese che hanno un diverso approccio al Piano Giovani, ci sono poi le grandi firme della consulenza, da Deloitte a Ernst & Young, da Capgemini ad Accenture. Per questi brand, al contrario, i contributi europei arrivano come manna dal cielo, visto che hanno da tempo programmato grandi informate di nuove leve, anche e soprattutto nelle divisioni interne legate alle tecnologie, aree per altro caratterizzate da elevato turnover.

Spesso si tratta di neolaureati alla prima occupazione, che dopo pochi anni abbandonano, però, la consulenza per entrare direttamente in azienda. Giovani ingegneri o laureati in area economica e scientifica possono trovare davvero buone chance. Capgemini, ad esempio, ha previsto la selezione di 350 nuove figure da inserire quest’anno all’interno delle proprie sedi in tutta Italia, in particolare a Milano, Torino, Roma, Bologna, Venezia, Napoli e La Spezia. Privilegiati gli esperti di tecnologia e ingegneria del software, consulenti in ambito Erp, Sap e Microsoft AX. Lo stesso numero di apprendisti andrà, invece, a ingrossare nei prossimi sei mesi le fila di Deloitte in Italia.

Del tutto particolare, infine, il caso di Accenture, una vera miniera di opportunità. “L’età media in Accenture è di 34 anni”, racconta Fabio Longo, direttore delle Risorse Umane della società. “Delle circa 1.400 assunzioni pianificate da settembre ad agosto di quest’anno l’80% riguarderà figure under 30, con contratto di apprendistato. I tirocini formativi previsti sono, per lo stesso periodo, circa 550”.

Alle selezioni classiche si affiancano in Accenture talent game e competizioni in area digital e non mancano occasioni e vere “Palestre delle Professioni digitali” anche per profili con formazione umanistica o lauree “più deboli” rispetto ai sempre richiesti economisti, ingegneri, fisici e matematici.

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