LA CLASSIFICA

La cassa di Apple vale quattro volte quella dell’Italia

L’azienda, con un cash di 159 miliardi di dollari, è la principale economia mondiale. Come mai tanti soldi inutilizzati? Secondo gli analisti di Us Trust il “tesoretto” servirebbe a fare fronte a un eventuale nuovo credit crunch ma anche ad evitare scalate ostili

Pubblicato il 15 Apr 2014

Antonio Dini

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Quanto è “liquida” la Apple? Moltissimo, più di tutti. In cassa ci sono 159 miliardi di dollari, 4,4 volte la riserva sulla quale può contare lo Stato italiano, per dire. Negli anni passati sono state fatte varie classifiche economiche sui grandi dell’hi-tech, paragonando il giro d’affari dell’azienda, oppure la capitalizzazione di mercato (cioè il valore dell’azione moltiplicato per il numero di azioni emesse) rispetto alle economie di interi paesi.

Adesso, uno studio di US Trust presenta un’altra tabella, per mettere a confronto le riserve di cassa (il cash accumulato) di Apple, Microsoft e gli altri grandi del business hi-tech rispetto alle economie dei paesi che più di tutti accumulano riserve strategiche. Dal punto di vista delle economie nazionali, non è solo il livello di sviluppo industriale a far crescere la riserva di cassa ma anche la presenza ad esempio di forti concentrazioni di materie prime che alimentano fondi sovrani come nel caso della Malesia, dell’Indonesia e degli Emirati Arabi Uniti.

Invece, per quanto riguarda i giganti del settore hi-tech, a fare da leva per accumulare cash sono principalmente due fattori: da un lato il timore di un nuovo credit crunch che avrebbe un impatto durissimo in settori nei quali ricerca e sviluppo ma anche costruzione di impianti per la produzione richiedono investimenti miliardari; dall’altro la paura di una scalata ostile: nella valutazione di una azienda si contano anche le riserve di cassa e questo alza l’asticella per possibili offerte nell’ottica di fusioni o acquisizioni.

Vediamo però la riserva di contante, che per quanto riguarda i paesi sovrani esclude le riserve in oro (quindi riduce in modo netto ad esempio la disponibilità del governo americano).

Apple è la prima con 159 miliardi di dollari davanti a Malesia (130 miliardi), Turchia (109), Polonia (99) e Indonesia (93). Segue in sesta posizione la Microsoft, con 84 miliardi. Davanti a Danimarca (82), Israele (80), Irak e Filippine (parimerito a 74 miliardi di dollari di cash). L’Italia è alla posizione numero 33, “dietro” a Google (numero 14, 59 miliardi), Verizon (posizione 18, 54 miliardi), Pfizer (posizione 20, 49 miliardi) e a vari altri tra cui il governo USA (posizione 21, 48 miliardi) Cisco systems (posizione 22, 47 miliardi) e Oracle (posizione 31, 37 miliardi di riserva). Può consolare il nostro paese sapere che abbiamo più riserva di cassa di Qualcomm, Johnson & Johnson, General Motors, Merck, Intel, Ford, Amgen, Coca Cola e EMC. Siamo anche davanti a Spagna, Francia e Argentina, ma dietro a Germania, Ungheria, Romania, Repubblica Ceca.

La liquidità di un paese, anche in presenza di un forte debito pubblico e di elevati interessi da pagare, è comunque giudicata più stabile dagli analisti finanziari perché legata a ciclicità e fonti di guadagno più stabili. Un fattore di destabilizzazione per i paesi emergenti, ad esempio, sono i crolli della domanda per quanto riguarda l’approvvigionamento di materie prime, che costituiscono una delle principali fonti di flusso di cassa di quelle economie, mentre le crisi e il rallentamento del PIL hanno di solito un impatto più limitato.

Invece, la riserva di cassa delle grandi aziende, in cui secondo alcuni economisti come l’italiano Luciano Gallino rileva anche la finaziarizzazione dell’industria, sta crescendo in maniera sproporzionata. La classifica di US Trust mette le singole aziende in competizione con gli stati “accumulatori” di medie dimensioni.

Ma se si guarda al totale del settore privato USA, ad esempio, la riserva di cassa della Corporate America è attorno a 1,6 migliaia di miliardi di contante a fine 2013, con crescita del 12% rispetto all’anno precedente. Un valore doppio rispetto al 2008 che sottolinea anche quanto le aziende americane abbiano investito nella riserva strategica di contante nel dopo-crisi.

Mettendo questi numeri in prospettiva, dicono gli analisti di US Trust, si vede che la riserva di cassa delle imprese americane supera il totale delle riserve del Giappone, che sulla bilancia dei pagamenti ha riserve pari a 1,2 migliaia di miliardi di dollari. Solo la Cina ha più contante in cassaforte: quasi quattromila miliardi.

Infine, i cinque più grandi accumulatori di contante negli Usa, cioè Apple, Microsoft, Google, Verizon Communications e Pfizer, hanno sommata una riserva di cassa pari a 404 miliardi di dollari, cioè più dell’Eurozona, che arriva a 221 miliardi.

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