FORUM PA 2016

La PA sposa l’economia dei dati, è la “svolta 4.0”

Aziende private e attori della Pubblica amministrazione a confronto: le tecnologie insieme a banda ultralarga, condivisione e competenze protagoniste del cambiamento della PA. Parlano Bassoli (Hp), Battiferri (Tim), Icardi (Sas), Santoni (Cisco), Cannarsa (Sogei), Ferrara (Consip)

Pubblicato il 26 Mag 2016

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La metafora del 4.0, ossia del flusso ininterrotto di informazioni e di dati e dell’automazione end to end, vale per l’industria, ma ancor più per i servizi a cominciare dalla PA: tutta l’economia deve essere, in quanto economia della conoscenza, aderente al paradigma 4.0. Per far questo ci vuole un deciso cambio di passo nell’uso delle risorse, delle piattaforme, dei dati e nella reingegnerizzazione dei processi. L’economia 4.0 si basa sull’uso condiviso delle piattaforme tecnologiche e di conoscenza: se ne è parlato oggi a Roma al Forum PA nel convegno “Lo Stato Innovatore: verso una PA 4.0 in un’economia 4.0“, che ha messo a confronto i principali protagonisti pubblici e privati di questa trasformazione.

Claudio Bassoli, Vice President Enterprise Group Italy – Hewlett-Packard. Il 4.0 è l’economia delle idee, al suo centro ha un uso nuovo degli asset aziendali per essere agili, veloci. L’economia 4.0 è anche l’economia in cui le infrastrutture It non sono più riservate alle grandi imprese, ma, grazie all’accesso digitale, alle piattaforme cloud ibride, alla standardizzazione, all’analytics, sono a disposizione di tutti, anche piccole start-up o singoli innovatori. E’ così che aziende come Uber, Blablacar o Airbnb sono diventate “grandi”: non con pesanti asset It ma con i dati e la capacità di analizzarli e correlarli in tempo reale – vero elemento disruptive, per esempio mettendo insieme chi ha bisogno di un passaggio e chi lo offre. Si sostituirà l’intelligenza umana con quella artificiale? No, ma si potenzieranno le capacità umane con una vera “intelligenza aumentata”. La PA può e deve far leva su questi stessi elementi per la sua innovazione. La data-driven economy è occasione di crescita economica e occupazionale, ma occorre attenzione alla cyber security e promuovere una cultura digitale diffusa.

Simone Battiferri, Direttore della Divisione Ict Solutions & Service Platforms – Tim. La trasformazione digitale è un mix di tre elementi: cultura, infrastrutture abilitanti e piattaforme. Le reti di telecomunicazione sono sempre più performanti, i device hanno costi sempre più accessibili e questo fa profilerare i dati. Una valanga che ci sommerge? No, un’opportunità di creare servizi il cui limite è solo la fantasia, dalle smart car alle smart grid passando per manifattura e industria 4.0, razionalizzazione della logistica e e-sanità. Questo cambia anche il modo di fare delle imprese: non si può sviluppare tutto internamente, ma si fa leva su un’intelligenza condivisa in cui un provider mette a disposizione piattaforme e strumenti e lo sviluppo dei servizi può arrivare dalla community esterna. Il digitale ha bisogno di condivisione come delle economie di scala; per la PA sarà fondamentale il dialogo centro-periferia come la presenza di standard e interoperabilità delle piattaforme.

Marco Icardi, Amministratore delegato – Sas Italia: L’economia dei dati è uno stimolo al cambiamento sia per le imprese che per la PA. Se per l’Industria 4.0 analizzare i dati permette di personalizzare i prodotti, per la PA si tratta di un’occasione preziosa per personalizzare i servizi e fare un salto di qualità, diventando più efficiente e al tempo stesso razionalizzando i costi. L’Italia ha alcune caratteristiche che le facilitano il compito di sfruttare i benefici offerti dall’economia digitale, come un’imprenditorialità diffusa e l’eccellenza nella ricerca: basti pensare alle tecnologie dell’aerospazio o al laboratorio di ricerca SoBigData di Pisa. Siamo anche primi in Europa per brevetti nella sensoristica. Come fare un ulteriore scatto in avanti? Potenziare le competenze digitali per passare dalle piattaforme nuove ai servizi nuovi, e aumentare la collaborazione su scala nazionale. Si potrebbe pensare anche a laboratori di innovazione per sviluppare le competenze in Italia e trattenere i talenti, portando valore a tutti.

Agostino Santoni, Amministratore delegato – Cisco Italia. Agilità e velocità sono il must dell’economia digitale: anche i grandi dell’industria devono imparare a pensare e agire con la rapidità di una start-up. Anche il modo di sviluppare software è cambiato: occorre scrivere o aggiornare il codice in tempi rapidi. Ce lo impone il paradigma dell’application economy, ma è anche ora dell’open innovation, ovvero dei software aperti, del rinnovamento dei processi e dell’organizzazione aziendale, della capacità di cogliere l’innovazione ovunque venga prodotta e espressa. Questo vale tanto nel pubblico quanto nel privato. L’Italia si è messa sul giusto cammino con iniziative per la modernizzazione della PA come Spid o l’Anagrafe unica ed è importante che ci sia una regia unica e centrale: la visione manageriale, nel pubblico come nel privato, è fondamentale. Formazione dei giovani, stimolo al capitale di ventura che attiva le start-up, sviluppo della manifattura e dell’industria 4.0, rinnovamento della PA sono le aree strategiche per il nostro paese.

Cristiano Cannarsa, Amministratore delegato e Presidente – Sogei. L’Italia è stata pioniere nell’automatizzare in processi della PA con il progetto Athena che ha portato per il sistema fiscale; poi è stata la volta del sistema delle Dogane e del Demanio – tutti ambiti strategici per lo Stato. Oggi una nave che entra in un porto italiano con le sue merci può effettuare già da bordo, tramite una piattaforma online, le operazioni necessarie per registrare il suo arrivo e il suo carico. Un sistema doganale veloce e sicuro è un elemento di attrattività per il nostro sistema commerciale, come accade in tutti i settori in cui sono presenti piattaforme digitali che velocizzano e facilitano le operazioni. Col paradigma del 4.0 anche Sogei fa un ulteriore passo in avanti, dall’automazione dei processi verso l’erogazione di servizi, che è il cuore dell’economia 4.0. Oggi la PA è questo: erogazione di servizi, in trasparenza e sicurezza. Il cambiamento è già avviato, con Spid, 730 precompilato e Fascicolo sanitario elettronico. La disponibilità di una connettività ultra-veloce ovunque, anche nelle aree a fallimento di mercato, sarà la base per portare a compimento questa evoluzione.

Luigi Ferrara, Presidente, Consip. Evoluzione in chiave 4.0 anche per Consip, da 20 anni la centrale di committenza per gli acquisti della PA: ha centralizzato gli acquisti per rendere più efficiente il processo di approvvigionamento della pubblica amministrazione e garantire il prezzo più basso, ma ora conta anche garantire l’acquisto più adeguato, ovvero “comprare meglio” e “in ottica 4.0“. Il lavoro di Consip consiste adesso anche nell’aggregare la spesa dei vari soggetti che acquistano per la PA, integrando banche dati, conoscenze e competenze, secondo i paradigmi della sharing economy applicati agli acquisti pubblici. Consip segue da vicino tutte le necessità specifiche degli acquisti di tecnologie della PA, collaborando con Agid per la definizione di linee guida strategiche e per la messa a punto di un programma di razionalizzazione degli acquisti Ict.

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