La patente? Sì, ma di internet

Inizia l’era delle automobili connesse. Ed è già guerra fra i giganti del web. Saper guidare bene significherà anche destreggiarsi fra i mille tool che ci accompagneranno nell’auto del futuro prossimo

Pubblicato il 17 Mar 2014

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Entra nel vivo la battaglia per il controllo digitale delle auto tra Google, Apple e Microsoft. Alla vigilia del Consumer Electronic Show di Las Vegas, Google ha annunciato in via ufficiale la Open Automotive Alliance (Oaa): una nuova alleanza che raggruppa tutte le case automobilistiche interessate a portare la tecnologia Android all’interno delle proprie vetture.


Quella di Google, di fatto, è già una risposta: sei mesi prima infatti, il 10 giugno 2013, il vicepresidente della Apple Eddy Cue annunciava dal palco della Worldwide Developers Conference in California il lancio di “iOS in the car”, volta a portare la tecnologia iOS all’interno delle auto e ad ampliare “l’ecosistema Apple”. Annuncio concretizzato a marzo con la presentazione, al Salone dell’auto di Ginevra, di Apple Carplay. Si tratta di una “estensione” del sistema operativo dei cellulari del marchio Apple direttamente sul cruscotto. Grazie a CarPlay, gli utenti iPhone potranno effettuare chiamate, utilizzare Mappe, ascoltare musica e accedere ai messaggi con un tocco sullo schermo o con la parola, controllandone le funzionalità direttamente dall’interfaccia della macchina o semplicemente schiacciando e tenendo premuto il pulsante di controllo vocale sul volante attivando Siri, il software basato sul riconoscimento vocale integrato da Apple negli iPhone.


Il vantaggio di Carplay è soprattutto nella possibilità di ridurre al minimo le distrazioni non rinunciando all’esperienza dell’iPhone all’interno dell’auto, grazie soprattutto a Siri. Il cruscotto sarà quasi completamente sincronizzabile, comprese app popolari come Spotify. Insomma, dimenticare l’iPhone a casa non pregiudicherà più la giornata: sullo schermo del cruscotto ci sarà un suo “clone”.


Per Apple si tratta di una svolta. E’ la prima volta che l’azienda di Cupertino incorpora il suo software iOs in dispositivi che non fanno parte dei suoi prodotti, e la prima scelta è ricaduta su brand come Ferrari, Volvo e Mercedes. Puntando a una clientela di fascia alta: “Il 90% dei nostri clienti possiede un iPhone” ha affermato il direttore tecnico della Ferrari Roberto Fedeli durante l’inaugurazione di Carplay sulla Ferrari FF. “E noi cerchiamo l’altro 10%” ha aggiunto il vicepresidente della Apple Greg Joswiak.


Secondo l’analista di Gartner Thilo Koslowski, Carplay di Apple non sarà mai un componente di serie ma rimarrà opzionale, perché vuole controllare in blocco l’esperienza digitale del cliente senza delegare le case automobilistiche. In quest’ottica, sostiene Koslowski, “il rischio per queste ultime è diventare semplici ‘produttori di dispositivi’, garantendo ad Apple l’accesso ai loro veicoli e lasciandogli controllare l’esperienza digitale nella macchina”. Non è forse un caso se a margine dell’inaugurazione di Carplay su Volvo al Salone dell’auto di Ginevra, il vice presidente della casa automobilistica svedese Lex Kerssemakers ha precisato: “Apple ci ha dato il linguaggio per tradurre il loro sistema sulle nostre tecnologie ma ci teniamo a sottolineare che sotto c’è Sensus Connect, il nostro sistema onboard di infotainment”. Non basta: in ballo per Apple potrebbe esserci anche una partnership con la Tesla Motors, produttrice di automobili elettriche di alta gamma, per lo sviluppo congiunto di nuove batterie al litio.


Si apre la strada per una nuova era, quella delle connected car. Rupert Sandler, presidente di Audi, al Consumer Electronic Forum di gennaio ha dato il benvenuto a questa nuova epoca, che vedrà le automobili diventare “il più grande dispositivo mobile social a disposizione del consumatore”. I grandi gruppi come Apple, Google e Microsoft si contendono il tempo che spendiamo alla guida. D’altra parte le case automobilistiche vogliono offrire al cliente una ulteriore opzione per rimanere connessi in auto mantenendo un grado di sicurezza via via sempre maggiore. Si tratta di un mercato promettente: le stime di Research&Markets prevedono che il totale degli ordini di connected car crescerà a un tasso aggregato del 41,2% fino al 2018. Una cifra che costituirà circa il 50% del totale di macchine vendute globalmente. Apple e Google: ma anche gli altri non stanno a guardare. Microsoft, da parte sua, sviluppa tecnologia in-car sin dal 1998, quando fu rilasciata sul mercato AutoPC, un progetto congiunto tra l’azienda fondata da Bill Gates e la Clarion. Si trattava di fatto di un personal computer da installare sull’auto, dotato di scheda madre, processore, memorie, disco rigido e monitor.


Una tecnologia sviluppata quando gli smartphone ancora non esistevano. Nel 2007 arriva il sistema di infotainment Sync per i modelli Focus e Fiesta della Ford, sistema che evolve fino al Sync 2 presentato all’ultimo Mobile World Congress di Barcellona: l’auto connessa 2.0 secondo Ford si dota di una tecnologia vocale più intelligente, che permetterà anche di controllare l’impianto audio e i dispositivi collegati tramite Usb e Bluetooth (smartphone compreso), attivare il navigatore e il climatizzatore o selezionare la musica preferita archiviata sul lettore audio.

Insomma, le case automobilistiche si mettono in fila: alcune sceglieranno di essere compatibili con i sistemi iOs, altre con Android. Carplay di Apple è stato già presentato sulla Ferrari FF, sulla Mercedes classe C e sulla Volvo XC90 Suv. All’iniziativa Open Automotive Alliance hanno invece già aderito Audi, General Motors, Honda, Hyundai e NVIDIA. Ma non si tratta di posizioni rigide.

Alcune case automobilistiche mantengono i piedi in entrambe le staffe. Ford, ad esempio, utilizza come detto la piattaforma Sync di Microsoft ma ha anche annunciato che integrerà Carplay. General Motors ha aderito all’iniziativa Oaa di Google ma anche all’alleanza Genivi Alliance (costituita tra gli altri da Bmw, Intel, General Motors, Volvo, Nissan, Honda, Hyundai, Jaguar, Renault che mira all’adozione congiunta di piattaforme open source in-car), e lo stesso hanno fatto Honda e Hyundai. Con questa prospettiva, il consumatore potrà scegliere il sistema operativo oltre al modello della macchina.

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